ALLEGRO MOLTO  a cura di Edoardo Ferrati

Asti: OMAGGIO A PUCCINI –

 

Giacomo era la quinta generazione dei Puccini, famiglia di musicisti  che dal primo Settecento  aveva dato alla città di Lucca organisti, compositori e docenti. All’inizio l’orizzonte di Puccini rimaneva la musica sacra com’era scritto nel destino della sua stirpe. La Messa fu la prima rivelazione del talento di Giacomo. Essa in realtà non era del tutto inedita perché aveva ripreso il Credo e, scritto due anni prima (1876), ma il resto sì. Il successo fu lusinghiero per notevole originalità dello stile, qualità melodica, magistero delle sezioni contrappuntistiche.

Puccini non pubblicò mai il manoscritto completo della Messa che non venne più eseguita fino al 1952.  E di cui trasporterà  alcuni temi musicali come nel caso dell’Agnus Dei della futura ’opera Manon Lescaut (atto II° con il madrigale “Sulla vetta tu del monte”) (l’ intermezzo completa in modo opportuno la serata). Alla fine della seconda guerra mondiale il sacerdote Dante Del Fiorentino, che si accingeva a scrivere una biografia su Giacomo, acquistò una vecchia copia della Messa dalla famiglia Vandini di Lucca, convinto che fosse la partitura originale, Quest’ultima in realtà era in possesso della famiglia Puccini .donata da sua nuora, a Casa Ricordii, editore del compositore. Nacque così una controversia legale che si risolse con la divisione dei diritti d’autore tra la Ricordi e  la Mills Music , la casa editrice dell’edizione   in possesso di Del Fiorentino.

La musica sacra al tempo di Puccini era un ginepraio di contraddizioni tra il tempio e il teatro che diedero origine al cosiddetto Movimento Ceciliano che auspicava, tra l’altro, l’abbandono dell’uso disinvolto di melodie legate al melodramma. . Il cuore di Puccini era ormai volto verso il teatro, specie dopo aver assistito a Pisa a una rappresentazione di Aida. L’influenza di Verdi, per esempio, è già palese dalle prime note del Kyrie, mentre la scrittura vocale s’ispira allo stile imitativo della polifonia classica di Palestrina, modello di studio nei Conservatori italiani dell’Ottocento. La libertà melodica si manifesta subito nell’incipit del Gloria con un tema forse un po’ troppo leggero. Il primo autentico esempio della scrittura pucciniana è il successivo Gratiam agimus tibi. Ancora l’ombra di Verdi nel Qui tollis che è una bella pagina della sensibilità di Puccini. Cum Sancto Spiritu  è davvero un esercizio bachiano di alta scuola. Nella fuga finale Puccini si getta in una massiccia dose di retorica sonora. Il vecchio Credo sembra essere un passo indietro, ma con un tocco originale come l’elegiaca marcia funebre. Si torna al nuovo con le due brevi pagine finali Sanctus e Agnus Dei: il Benedictus è costruito su una fresca armonia da lasciar intravedere la futura Manon Lescaut, così come è leggero  nell’Agnus Dei punteggiato dal coro Miserere nobis che cala il sipario sulla Messa con un ritmo gentile di valzer, accompagnato dai fiati e dal pizzicato degli archi, un tocco discreto per congedarsi dalla tradizione di famiglia.

La messa a quattro voci per tenore, baritono, coro a quattro voci e orchestra (Messa di Gloria è un titolo apocrifo) viene proposta in occasione del centenario della morte di Puccini e della nascita  mezzo secolo fa della Corale della Collegiata di San Secondo. Pregevole la qualità affidata alle forza della Melos Filarmonica di Torino e del coro Officina Vocis diretti da Mario Dallapiana. Noti i due solisti Massimiliano Pisapia  (baritono) e Marco Camastra (tenore) che vantano una eccellente carriera internazionale.,

 

Asti, Collegiata di San Secondo, sabato 25 maggio, ore21, ingresso libero

Puccini, Messa di Gloria e Intermezzo dall’opera “Manon Lescaut”