CURIOSITA’ NOVARESI 33. ALCUNI ANGOLI CARATTERISTICI, LA FERROVIA BOTTACCHI E SILVIO PELLICO

Continuiamo il nostro itinerario attraverso gli angoli caratteristici del Centro Storico di Novara. Cominciamo con il corso Italia dei nostri giorni, che era anticamente il tratto occidentale del Decumano romano. Questo tratto nei secoli venne chiamato via Major, via Maestra, contrada dei Gorrici, quindi corso Grande, di Porta Torino e Corso Umberto I fino al 1943. Terminava e termina tuttora con i due edifici gemelli, dedicati al re Carlo Alberto e detti Barriera Albertina. I due edifici furono costruiti in seguito alla demolizione nel 1835-1836 della vecchia Porta Torino, costruita nel periodo della dominazione spagnola.

Continuando in linea retta da corso Italia verso Ovest incontriamo viale XX Settembre, che è caratterizzata da alcuni antichi palazzi. Nella parte finale, tra via Dante e viale XX Settembre,

Palazzo Fiorentini

troviamo Palazzo Fiorentini, poi Pramaggiore, voluto dal signor Fiorentini, ricco imprenditore locale, che era proprietario delle cave di Alzo. E’ un edificio Liberty, dove lo stile si nota in particolare nelle decorazioni. Il soggetto decorativo più ricorrente è l’ireos, disposto a cespugli nei capitelli e a bouquets nelle arcate e a correre nelle cornici delle porte. L’edificio è stato costruito tra il 1907 e il 1910 dall’ingegner Giuseppe Passerini. La facciata angolare è caratterizzata dalla grande arcata posta su colonne binate, sormontata da balconate ai primi due piani e all’ultimo da un piccolissimo balcone (nella foto).

Più avanti nella via, tornando verso la Barriera Albertina, si ricordano Palazzo Bottacchi, quindi Casa Prolo e Casa Ravasio. Anche Casa Bottacchi, che è

Palazzo Bottacchi

collocata subito dopo Casa Fiorentini, è in stile Liberty ed è un classico esempio di quello stile architettonico, che era particolarmente diffuso a Novara nel primo Novecento. L’edificio, che è stato realizzato nello stesso periodo di Casa Fiorentini, egualmente su progetto dell’ingegner Giuseppe Passerini, è sicuramente caratterizzato dalle sue numerose decorazioni in cotto, decorazioni che incorniciano le finestre e alcuni elementi delle colonne del porticato (nella foto). L’effetto finale ricorda, per certi aspetti, alcuni palazzi di epoca tardo rinascimentale. Il cotto proveniva dalle omonime fornaci Bottacchi, che fornivano i loro prodotti anche a numerosi cantieri novaresi oltre a numerosi edifici di prestigio come il Collegio Gallarini. Considerata la loro importanza, in quell’epoca, è il caso di soffermarci su quelle fornaci. Sorgevano a sud della cinta muraria cittadina. Le caratteristiche di questa zona: grande disponibilità di spazio, terreno argilloso e presenza di corsi d’acqua avevano favorito l’insediamento di diverse fornaci per mattoni e tra le altre le Bottacchi ebbero una particolare fortuna, arrivando a costituire durante il XIX secolo un sistema di edifici molto strutturato. Le fornaci avevano una loro ferrovia; infatti dal loro ampio e articolato complesso uscivano su rotaie grandi quantità di laterizi prodotti. A metà del secolo successivo però le fornaci si trovarono ad essere circondate da residenze private e alla fine degli anni Settanta di quel secolo furono demolite. Solo le strutture più antiche e significative evitarono la demolizione e sono ora tutelate dalla Soprintendenza dei Beni Architettonici e Paesaggistici del Piemonte. Si è detto che i laterizi uscivano anche su rotaie. Il percorso della ferrovia collegava le fornaci alla Stazione delle Ferrovie del Ticino e la stazione era dove sorge ora il mercato coperto. I laterizi proseguivano poi sui binari della Ferrovia del Ticino per tutte le destinazioni toccate dalla stessa. I convogli non potevano superare la velocità di 18 km all’ora ed era possibile anche il collegamento con tutta la rete nazionale. Altre ferrovie infine collegavano le fornaci con i terreni a sud.

Palazzo Bellomi e la Cunetta

Di fronte a Palazzo Fiorentini vi è il cosiddetto Palazzo Bellomi, che è collocato tra via XX Settembre e corso Torino. E’ un grande palazzo costruito dai fratelli Bellomi nel 1927. Ne fu progettista il geometra Viganotti, che progettò anche il Palazzo delle Statue di piazza Cavour. L’edificio è porticato solo nella facciata verso via XX Settembre. Le decorazioni sono dello scultore Reali di Milano. In fotografie della prima parte del XX secolo (come in quella riprodotta) è visibile il canale, denominato Cunetta, non ancora coperto, nel terreno appena avanti Palazzo Bellomi, a lato di corso Torino, oltre ai Giardini Vittorio Veneto, che furono Prato della Fiera dal 1871 fino a quando non fu sistemato il Parco del Valentino, a ridosso del vecchio Stadio. A proposito della Cunetta ecco cosa scriveva Dante Ticozzi in “A Novara si dice così” del 1977: “La Cunetta era un fossato che fino a circa un secolo fa correva, tutt’all’intorno, ai piedi di quella collinetta sulla quale era stata costruita la nostra città, cioè l’attuale centro storico. Questo fossato, con il suo corso d’acqua rinforzato da mura erettovi all’interno, per quello che allora era un semplice villaggio posto su d’un rialzo del terreno, era già sufficiente difesa alle insidie ferine ed umane allora tutt’altro che insolite”. E’ il caso di ricordare che il nome Cunetta arriva dal latino “cuniculum”, canale ed è stato attribuito al canale che è stato realizzato nel XVII/XVIII secolo attorno alla Novara di quell’epoca. Il progetto è del 1667 e i lavori terminarono nel 1738, con i Savoia. Carlo Emanuele III (1701-1773) salito al trone nel 1730, dopo l’abdicazione del padre Vittorio Amedeo II, conquistò Novara nel gennaio 1734, dopo un breve assedio, e quindi terminò la realizzazione del canale di scolo detto “Cunetta”. Il canale serviva a convogliare l’acqua piovana e quella dei vari rigagnoli che raccoglievano i rifiuti. Grazie alla Cunetta le acque che formavano zone paludose sotto i bastioni, con una rapida pendenza, furono portate nel canale o roggia Cunetta e anche l’aria fu più salutare, con una conseguente diminuzione delle epidemie.

Palazzo Marzoni, Ex Caserma Carabinieri

Tornando alla Barriera Albertina, da lì possiamo prendere, andando verso Nord, verso piazza Cavour, il baluardo Quintino Sella. Lungo il baluardo troviamo l’edificio della Ex Caserma dei Reali Carabinieri e Casa Bossi. La Caserma dei Reali Carabinieri rimase sul baluardo fino al 1913, quando fu trasferita nell’attuale sede di Baluardo Lamarmora. In questa caserma fu tenuto Silvio Pellico, per alcuni giorni, dopo la prigionia dello Spielberg. Nel 1913 quindi l’edificio fu acquistato dall’ingegner Marzoni, che lo ristrutturò, sopraelevandolo di due piani (nella foto l’aspetto attuale). Casa Bossi invece è un edificio privato particolarmente bello e funzionale, progettato e realizzato dal famoso architetto Antonelli. La facciata del palazzo risulta svincolata dal tracciato del baluardo, rispetto al quale si presenta in diagonale.

Dal baluardo addentrandoci verso il centro storico, in direzione della Basilica di San Gaudenzio, troviamo via Gaudenzio Ferrari, che è vicinissima alla Basilica stessa e da lì cupola antonelliana e campanile alfieriano si possono vedere magnificamente. Il campanile fu progettato da Benedetto Alfieri nel 1753 e nello stesso anno iniziò la sua costruzione, che portò alla realizzazione di questo insigne esempio di barocco settecentesco, che fu ultimato nel 1773. Si ricorda che la cupola di Alessandro Antonelli, che fu realizzata nel 1888, è posta in zona dominante della Città e si eleva per 121 metri, mentre la guglia del Duomo di Milano, ad esempio, è alta 109 metri. Via Gaudenzio Ferrari anticamente era una piccola strada, che si sviluppava lungo le mura. Con la costruzione del campanile di Alfieri fu chiamata contrada della Torre di San Gaudenzio. Lungo la via si trova il Palazzo Faraggiana, di proprietà del Comune, che è attualmente sede del Museo Faraggiana.

Enzo De Paoli