PIEMONTE ARTE: CHIERI TESSILE, CAMBIANO, NOVARA, RINASCIMENTO ACCORSI, SAN GAUDENZIO CONTEMPORANEO, PORRU, FONTANE DI TORINO, TENNIS…

Coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo

CHIERI. ALLA  PORTA DEL TESSILE FOTO E VIDEO DI ROSSANO MANISCALCHI

La Fondazione Chierese per il Tessile e per il Museo del Tessile hanno inaugurato il 2023 con la mostra “Fotografando il tessile”,  immagini e film d’autore di Rossano B. Maniscalchi, pluripremiato fotografo e film maker di fama internazionale. Per gentile concessione della Angelo Vasino S.p.A., dal 14 al 28 gennaio alla Sala della “Porta del Tessile” di Chieri (via Santa Chiara 10/A), diversi filmati proiettati in loop fanno da contrappunto ai 15 scatti fotografici che restituiscono ciò che l’occhio dell’artista ha saputo catturare nella prestigiosa manifattura tessile chierese, che gli ha commissionato un progetto ad hoc.  A Maniscalchi è stato conferito, in memoria del fondatore della Angelo Vasino, il Premio “Navetta Arcobaleno” del Museo del Tessile, riservato ad artisti distintisi nel coniugare linguaggi multimediali con le arti tessili.(Nella foto di Luciano Berruto: Renato Vasino, Rossano Maniscalchi, Melanie Zefferino e il sindaco di Chieri Alessandro Sicchiero)

Sala della “Porta del Tessile”, via Santa Chiara 10/A, Chieri, 14-28 gennaio 2023. Visitabile al sabato pomeriggio negli orari di apertura del Museo del Tessile (14-18). Biglietto unico: 3 euro    Gradita la prenotazione: prenotazioni@fmtessilchieri.org 

 

CAMBIANO: MOSTRA DI GUGLIELMO CIELO

 

 

CHIERI. MOSTRA FOTOGRAFICA A PALAZZO OPESSO: I PREMIATI

L’Unione Artisti del Chierese, partecipando al rilancio del teatro di strada a Chieri da parte del Comune di Chieri, ha organizzato una mostra fotografica a tema “teatro di strada” per le feste natalizie presso la Galleria Palazzo Opesso a Chieri. La mostra è stata chiusa il 15 gennaio con la premiazione delle tre opere risultate vincitrici in base al voto dei visitatori: al primo posto Marina Rosso (Con i piedi per aria), al secondo Francesco Varacalli (Senza titolo), al terzo Patrizia Forte (Senza Titolo). Nelle foto il gruppo dei partecipanti e due delle opere vincitrici

 

NOVARA. “MILANO. DA ROMANTICA A SCAPIGLIATA” – CONTINUA CON SUCCESSO LA GRANDE MOSTRA AL CASTELLO

Imelda de Lambertazzi di Francesco Hayez

Continua con successo la mostra “Milano da Romantica a Scapigliata” presso il Castello Visconteo Sforzesco di Novara, che, aperta lo scorso 22 ottobre, continuerà fino al prossimo 12 marzo 2023. Si tratta di una rassegna di particolare rilievo, curata da Elisabetta Chiodini, promossa e prodotta da: Comune di Novara, Fondazione Castello di Novara e METS Percorsi d’Arte, con catalogo METS Percorsi d’Arte (orari: martedì–domenica 10,00-19,00, con biglietteria chiusa alle 18,00; apertura straordinaria domenica 22 gennaio, in occasione della festa patronale di San Gaudenzio. Con questa rassegna sono tornate le grandi mostre al Castello Visconteo Sforzesco di Novara. Si tratta infatti del quarto appuntamento, dopo una serie di esposizioni che hanno riscosso, nonostante il difficile periodo di pandemia, un importante successo. Dalla mostra sull’Ottocento a quella sul Divisionismo, dall’evento dedicato a Venezia dello scorso anno a quella allestita appunto in questi mesi. “Milano da Romantica a Scapigliata” racconta attraverso i dipinti dei grandi artisti dell’epoca, la storia di una città, una “capitale” per molti aspetti, che è stata capace di far fronte ai grandi cambiamenti dell’epoca, trasformandosi e rinnovandosi. Si tratta quindi, come ha detto e scritto il sindaco di Novara Alessandro Canelli, di “un’altra grande mostra che contribuisce ad una ulteriore valorizzazione della Città, in un processo di arricchimento di un sistema culturale più ampio, che sta già dando risultati importanti con queste mostre, con le salite alla guglia della Cupola di San Gaudenzio e con i numerosi, importanti eventi che vengono via via promossi in Città”.

Sala II Protagonisti

 

L’atmosfera che si percepisce in questa rassegna è stata espressa molto bene da Paolo Tacchini, Presidente METS Percorsi d’arte, nella sua presentazione: “…Una mostra ambiziosa e originale che potrà muovere l’anima di chi la comprenderà fino in fondo ed entrerà nel suo spirito. Fatevi avvolgere dal clima sognante del più autentico Romanticismo. Viaggiate per i vicoli, le piazze o lungo i navigli della vecchia Milano. Scoprite luoghi che frequentate ancora o che purtroppo sono scomparsi per sempre. Cogliete gli sguardi dei protagonisti di allora resi immortali da chi li ha ritratti. Fatevi trasportare dall’ardore di coloro che hanno dato la vita per un ideale. Seguite l’evoluzione della pittura verso la modernità e alla fine vi troverete avvolti da una vaporosa e struggente atmosfera. Da essa emergeranno figure evanescenti che vi trasmetteranno sentimenti e sensazioni uniche e indescrivibili”.

L’esposizione, che è articolata in otto sezioni, si apre con un “Prologo” d’eccezione, dedicato a “La nuova sensibilità romantica: opere letterarie”. Si tratta del grande dipinto “Imelda de Lambertazzi”, eseguito da Francesco Hayez (1791-1882) nel 1853 per il collezionista monzese Giovanni Masciaga (nella foto l’opera con i visitatori della mostra). Il lavoro illustra una storia di amore e morte, ambientata nella Bologna delle lotte tra Guelfi e Ghibellini, con la tragica vicenda di Imelda e Bonifacio, ed è ispirato da un’opera narrativa di grande successo popolare: “I Lambertazzi e i Geremei” di Defendente Sacchi (1796-1840).

La sezione I dedicata a “Pittura urbana” nella Milano romantica illustra l’evoluzione del paesaggio urbano in epoca romantica, accompagnando il visitatore in un itinerario tra le vie, le piazze e lungo i Navigli, luoghi che tutti noi oggi conosciamo, pur con le trasformazioni avvenute nel tempo. L’itinerario si sviluppa anzitutto con dipinti di Migliara (1785-1837), considerato il maestro del nuovo genere di veduta prospettica, dipinti come la “Veduta di Piazza del Duomo di Milano” (1828) e la “Veduta dell’interno del I.R. Palazzo del Governo” (1834). Si continua quindi con le opere di Giuseppe Elena (1801-1867) come “Veduta di piazza della Vetra in Milano” (1833), di Luigi Premazzi (1814-1891) e di Luigi Bisi (1814-1886). Nella stessa sezione sono anche esposte opere di Giuseppe Canella (1788-1847), che rappresentano una alternativa definita “di avanguardia” alla citata pittura rigorosamente prospettica di Migliara, opere quindi come “Veduta del canale Naviglio presa sul ponte di San Marco” (1834), oltre ad opere di Angelo Inganni (1807-1880), come la “Veduta di piazza del Duomo con il coperto dei Figini” (1839) e “La colonna di San Martiniano al Verziere con neve cadente” (1845).

La sezione II, dal titolo “I protagonisti” (nella foto) intende presentare gli “attori protagonisti” della storia milanese di quegli anni: personaggi ma anche persone. Si tratta di “ritratti ambientati” e scene di genere eseguiti da Giuseppe Molteni (1800-1867), con il “Ritratto di Alessandro Manzoni”, ma anche da Francesco Hayez, che peraltro aveva già aperto la rassegna con una sua opera, vero rinnovatore non solo del genere storico, ma anche del ritratto. Hayez è presente nella sezione con “Ritratto della contessa Teresa Zumali Marsili con il figlio Giuseppe” Sono poi esposti lavori di Carlo Arienti (1801-1873), con “Ritratto del conte Carlo Alfonso Schiaffinati in abito da cacciatore” (1834) e di Giovanni Carnovali, detto il Piccio (1804-1874), autore tra l’altro impegnato dalla prima metà degli anni Quaranta in una ricerca sulle potenzialità del colore nella pittura, con “Ragazzo con berretto rosso” (1836/1838). Sempre presenti nella sezione anche i fratelli Domenico (1815-1878) e Gerolamo Induno (1825-1890), che raccontano il loro tempo per lo più attraverso la “storia degli umili”, con le opere “L’offerta” (1846) per il primo e “Scioperatella” (1851) per il secondo.

La terza sezione “Milano, da austriaca a liberata” è interamente dedicata alle “Cinque giornate di Milano”. Vediamo quindi opere di Carlo Bossoli (1815-1884), grande vedutista, che si era stabilito a Milano nel 1843 e che divenne famoso proprio attraverso i suoi dipinti dedicati alle guerre d’indipendenza, come il dipinto esposto “Carlo Alberto al balcone di Palazzo Greppi”. Presenti nella sezione anche Carlo Canella (1800-1879), fratello di Giuseppe, con “Porta Tosa in Milano il 22 marzo 1848” (1848/1850) e Baldassare Verazzi (1819-1886) con “Episodio delle cinque giornate, Combattimento presso Palazzo Litta”.

La quarta sezione “La storia narrata dalla parte del popolo” è invece dedicata alle opere dei fratelli milanesi Domenico e Gerolamo Induno, già incontrati nella seconda sezione. Questi due pittori sono tra i protagonisti della scena figurativa di quei decenni, apprezzatissimi per la raffinatezza della loro pittura, con la quale riprendevano magistralmente ogni dettaglio della vita reale. Le loro opere raffigurano gli interni domestici della gente comune della Milano di quell’epoca e ne raccontano la storia e il loro vivere quotidiano. Tra i dipinti esposti si ricorda in particolare “Pane e lacrime” di Domenico Induno, esposto nel 1854.

La sezione V, dal titolo “Verso il rinnovamento del linguaggio: dal disegno al colore”, propone le opere di autori “fondamentali” nel rinnovamento del linguaggio pittorico: Eleuterio Pagliano (1826-1903), con “Il libro di preghiere” (1857/1858), Giuseppe Bertini (1825-1898), grande valorizzatore del “colore”, con “Ofelia” (1860/1870), il Piccio (già incontrato nella sezione II), con il “Ritratto di Gina Caccia” (1862), Federico Faruffini (1833-1869), con “Toletta antica” (1865 c.a.). I lavori di Pagliano e Faruffini sono aggiornati rispetto alle avanzate ricerche sul colore e sulla luce della Scuola napoletana. Faruffini ha infatti, tra l’altro, frequentato, grazie a un lungo soggiorno romano alla metà degli anni Cinquanta, Domenico Morelli (1823-1901), Bernardo Celentano (1835-1863) e Saverio Altamura (1822-1897). La sezione quinta è completata infine dalla presenza dell’opera di Filippo Carcano (1840-1914), autore alla ricerca, fino dagli anni Sessanta, di un nuovo linguaggio idoneo a comunicare in una maniera nuova e moderna il “vero”, come avviene nel dipinto “Giardino con effetto di sole” (1867/1868 c.a.).

La sezione VI “Il sistema di Filippo Carcano. La pittura scombiccherata e impiastricciata” è dedicata agli artisti che presero le mosse con entusiasmo dalla ricerca del già citato Filippo Carcano, che invece era incompreso e osteggiato dalla critica di quei tempi, che definiva la sua pittura “una pittura filacciosa, senza contorni di sorta, quasi senza piani e senza prospettiva”, certamente in aperta rottura con la tradizione accademica del disegno. Le immagini di Carcano erano infatti costruite attraverso il solo uso del colore. A proposito di questi artisti nella sezione sono presentati i lavori di Giuseppe Barbaglia (1841-1910), Vespasiano Bignami (1841-1929), con “Le balie o Nei vecchi giardini” (1877) e Mosè Bianchi (1840-1904) con tre scene di vita quotidiana.

Nella sezione VII “Verso la Scapigliatura” sono esposte opere realizzate da Tranquillo Cremona (1837-1878) e Daniele Ranzoni (1843-1889) nel corso dei secondi anni Sessanta, prima della loro acquisizione del linguaggio scapigliato caratterizzante i dipinti della loro maturità artistica. Di Tranquillo Cremona possiamo vedere: “Amaro calice” (1865), “Ritratto di Alberto Pisani Dossi” (1867) e “Ritratto di Nicola Massa Gazzino” (1867/1869 c.a.), di Daniele Ranzoni invece: “Ritratto della sorella Virginia” (o “Ritratto di giovane donna”, 1863/1864 c.a., tra l’altro appartenente alla Galleria d’Arte Moderna Giannoni di Novara) e “Ritratto di donna Maria Padulli in Greppi” (1869 c.a.).

La sezione VIII, l’ultima sezione della mostra, dal titolo “L’affermazione e il trionfo del linguaggio scapigliato”, presenta alcuni importanti dipinti “scapigliati”, realizzati dalla metà degli anni Settanta ai primi anni Ottanta, in cui emerge con forza la rinuncia all’uso dei contorni, con l’utilizzo eccezionale delle sfumature di colore. Tra gli altri si ricordano, di Cremona: “Melodia” e “In ascolto” (tele eseguite tra il 1874 e il 1878) e “Visita al collegio” (1877/1878), di Ranzoni invece i seguenti ritratti: “Ritratto della signora Luigia Pisani Dossi” (esposto a Brera nel 1880), “Giovinetta inglese” (1880 c.a., che vediamo nella foto) e “Ritratto di Antonietta Tzikos di Saint Leger” (presentato nel 1886). Nella stessa sezione sono anche esposte due sculture in bronzo e gesso di Giuseppe Grandi, in cui si nota come l’autore spezzi magistralmente la classica forma chiusa: “La Pleureuse” (1875/1878) e “Beethoven giovinetto (1874).

La rassegna è quindi un affascinante viaggio nella Milano dell’Ottocento, tra Romanticismo e Scapigliatura, attraverso le opere di alcuni artisti decisamente famosi e di altri meno noti, ma di grande qualità. Una visita alla mostra rappresenta anche l’occasione di visitare l’importante storico spazio in cui è ospitata. La manica del Castello in cui è allestita la rassegna fa infatti parte del nucleo originario del Castello stesso, che risale all’epoca della dominazione della casata milanese dei Visconti e si trova su un’area dove già sorgeva precedentemente un castello o comunque una fortificazione duecentesca. Un importante impulso al complesso venne poi dato durante la signoria di Galeazzo Maria Sforza (1466-1476), con importanti interventi comprese le fondamenta del possente muro di rafforzamento. Galeazzo Maria Sforza venne assassinato nel 1476 e, in ricordo del Duca, la moglie Bona fece apporre lo stemma ducale, scolpito in marmo di Carrara, che ancora oggi è visibile all’ingresso del complesso. Durante l’epoca sforzesca il Castello divenne una piazzaforte strategica, qui il 10 aprile 1500 fu imprigionato Ludovico il Moro, dopo la sconfitta contro i Francesi. Il Castello nell’Ottocento venne trasformato in carcere e questa sua destinazione resterà fino al 1973, anche se, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu anche utilizzato come rifugio antiaereo. Nel Castello/Carcere furono anche “ospitati” Claretta Petacci e il poeta Dino Campana. Il complesso, di cui è ora proprietario il Comune di Novara, è stato per anni oggetto di importanti interventi di restauro, fino alla sua piena riapertura del 2017, apertura che, come abbiamo visto, ha consentito e consente tuttora l’organizzazione in loco di grandi e prestigiose mostre.

Enzo De Paoli

 

MUSEO ACCORSI OMETTO. RINASCIMENTO PRIVATO PROROGATO AL 26 FEBBRAIO

Visto il grande successo di pubblico (oltre 23.000 visitatori dall’apertura) la mostra sarà prorogata fino al 26 febbraio 2023. Pochi giorni ancora, invece, fino al 22 gennaio, per vedere il San Giovanni Battista di Defendente Ferrari, acquistato recentemente dal gallerista torinese d’arte contemporanea Gian Enzo Sperone. L’opera è temporaneamente esposta in mostra, con l’intento di ricomporre parte del monumentale polittico, realizzato da Defendente Ferrari tra il 1525 e il 1535 e nel tempo smembrato in diversi pannelli.  Dopo il 22 gennaio il pannello tornerà a far parte della collezione privata di Sperone. Giovanni Martino Spanzotti, Giovanni Canavesio, Gandolfino da Roreto, Gerolamo Giovenone, Bernardino Lanino e Defendente Ferrari sono solo alcuni dei protagonisti della mostra curata da Serena d’Italia, Luca Mana e Vittorio Natale. Il titolo dell’esposizione si ispira a quello di Rinascimento privato, sontuoso romanzo di Maria Bellonci, Premio Strega 1986, e sintetizza bene l’obiettivo della mostra: raccontare l’evoluzione della pittura piemontese tra la metà del Quattrocento e la metà del Cinquecento, con una trentina di opere provenienti da collezioni private. L’esposizione è suddivisa in sei sezioni – I PRECURSORI, I COMMITTENTI, I GRANDI POLITTICI TRA SCOMPOSIZIONE E RICOSTRUZIONE, ARREDARE DECORANDO, IMMAGINARE LA SANTITÀ e DEFENDENTE FERRARI E LA PITTURA RINASCIMENTALE IN PIEMONTE TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE – attraverso le quali si intende, così, indagare i vari aspetti della storia artistica rinascimentale piemontese.

VISITA GUIDATA ALLA MOSTRA: giovedì ore 18.30; sabato, domenica e festivi ore 11.30 e ore 17.30

COSTO: € 4,00 oltre al biglietto d’ingresso

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA: 011 837 688 int. 3

ORARI

Martedì, mercoledì e venerdì 10.00-18.00 │ Giovedì 10.00-20.00 │ Sabato, domenica e festivi 10.00-19.00 │ La biglietteria chiude mezz’ora prima.

Lunedì chiuso

 

ASSOCIAZIONE LUCANA. MOSTRA DI STEFANO LEVI DELLA TORRE

Dal 19 gennaio al 28 febbraio 2023 a Torino presso la Sala Mostre dell’Associazione Lucana Carlo Levi e della Fondazione Giorgio Amendola.

La Fondazione Giorgio Amendola presenta una mostra dedicata a Stefano Levi Della Torre. Stefano Levi Della Torre (Torino 1942) è laureato in architettura e già docente al Politecnico di Milano, città dove vive. È pittore e scrittore di saggi e libri di argomento ebraico, storico- politico, e di critica d’arte.

Scrive di sé l’artista: “Ogni età è un’esperienza nuova, e questa mostra è nuova per me a ottant’anni. Non l’ho impaginata per date, ma a seconda di come i quadri si parlano e si richiamano l’un l’altro. Ora ascolto la conversazione tra loro e tra le mie diverse età. La pittura, che è un impegno serio e insieme un gioco, comporta di mantenere vive le proprie età diverse, e soprattutto l’infanzia, il tempo in cui l’ignoranza delle cose è massimamente feconda di curiosità e di stupore, moventi di ogni immaginazione poetica. (…) La pittura è per me come un gioco in cui piace vincere e dispiace perdere. Perdere significa che l’impulso e l’immaginazione che ci aveva spinto ai pennelli la ritroviamo poi sulla tela afflosciata, una buccia svuotata; vincere significa che quel che risulta sulla tela ci sorprende, ci dice qualcosa che non sapevamo, o che non sapevamo disapere. Talvolta questo risultato lo rifiutiamo perché non corrisponde al nostro progetto, ci sembra un errore,un’anomalia deforme che ci rinfaccia una nostra incapacità; e magari col tempo, quando rovistiamo nel cumulo dei quadri accantonati, qualcuno ci pare invece ricco di sensi inattesi, come se intanto i colori e le loro forme e materie avessero lavorato in silenzio, nella chimica del dipinto e dentro di noi. E quel che ci aveva feriti perché c’era sembrato fuori controllo, proprio per questo ci appare una più o meno grande rivelazione di ciò che non sapevamo di sapere, o che abbiamo imparato nel frattempo. (…)”

Inaugurazione giovedì 19 gennaio alle ore 18

 

 

MOSTRA “SAN GAUDENZIO CONTEMPORANEO” AL PALAZZO DEL BROLETTO DI NOVARA

Dipinto di Alfredo Caldiron

Dipinto di Emilio Mera

Sabato 14 gennaio ’23, presso il Palazzo del Broletto di Novara, si è tenuto il Vernissage della mostra “San Gaudenzio Contemporaneo”, a cura di Vincenzo Scardigno, con la presentazione critica di Giovanni Cordero. L’iniziativa di arte contemporanea, in occasione della festa patronale di San Gaudenzio del 22 gennaio, si inserisce nel calendario delle attività novaresi a celebrazione del Santo, allo scopo di creare un coinvolgimento pubblico sentito e spontaneo, nell’ambito socio-culturale novarese.

Siamo ormai alla decima edizione di questa rassegna, in collaborazione con il Comune di Novara e, nella presente edizione, anche in collaborazione con il Rotary Club San Gaudenzio. La mostra, così come gli eventi collegati, offre agli artisti una occasione per conoscersi e confrontarsi attraverso diversi, molteplici linguaggi espressivi, che fanno riferimento a varie tendenze artistiche, dall’Iperrealismo all’Astrattismo, fino al cosiddetto Sperimentalismo contemporaneo, mantenendo tuttavia una loro forte caratterizzazione personale.

Prevalgono le opere a parete di carattere astratto-informale (ricordiamo, a titolo d’esempio, i dipinti di Emilio Mera e Alfredo Caldiron, qui riprodotti in foto), ma non mancano i lavori figurativi o neofigurativi (come quelli di Cesare Pinotti e Marinella Debbia), così come i dipinti che accompagnano l’astratto con qualche inserto segnico e figurativo, oppure iperreale (come nelle opere di Domenico Minniti e Luigi Sergi, che vediamo in foto); non mancano infine le sculture e le installazioni, come il “Totem di luce” di Claus Joans. Le opere, quasi tutte di grandi dimensioni, sono dimostrazione di una capacità tecnica esecutiva e di una sensibilità espressiva di ottimo livello.

Dipinto di Domenico Minniti

Significativa la presenza di validi artisti novaresi, così come l’importante partecipazione di maestri di altre regioni, anche di carattere internazionale. Gli artisti espositori sono: G. Elia Atanasio, Grazia Barbieri, Alfredo Caldiron, Marinella Debbia, M. Grazia De Grandis, Raffaele Dragani, Sergio Floriani, Francesco Ingignoli, Jean Jeanfilip, Claus Joans, Paolo Lo Giudice, Enzo Mainini, Emilio Mera, Domenico Minniti, Santo Nania, Elio Nolli, Stefano Parodi, Cesare Pinotti, Liala Polato, Domenico Pompa, Miriam Pracchi, Stefano Rabozzi, Paolo Repetto, Virgilio Rovani, Maria Savino, Luigi Sergi, Mario Vitale.

La rassegna, presso la Sala Accademia (Sala Barbara) del Broletto, si concluderà domenica 29 gennaio, quando, mentre alle ore 17,00 si terrà una lotteria abbinata all’opera dell’artista Sergio Floriani, con l’estrazione del biglietto vincente (Il Rotary Club Novara San Gaudenzio cura la lotteria per la raccolta fondi a favore del costituendo “Centro Novarese di Aiuto per l’Infanzia”), subito dopo, alle ore 17,30, si terrà il Finissage della mostra, a cura di Vincenzo Scardigno, con l’assegnazione del “San Gaudenzio Contemporaneo 2023”. Complimenti agli organizzatori e arrivederci all’edizione 2024.

Enzo De Paoli

 

 

IL CANTO DEL CAPRO. INSTALLAZIONE DI GIANMARCO PORRU PER T-SPACE X MAO

Inaugurazione aperta al pubblico

Venerdì 20 gennaio ore 18

21 gennaio – 26 febbraio 2023

MAO Museo d’Arte Orientale, Torino

Il Canto del capro è un’opera installativa inedita concepita da GianMarco Porru per gli spazi di t-space X MAO. L’opera prolunga una serie di tematiche presenti nella ricerca dell’artista ed espande una mitologia mediterranea che riflette su un sincretismo religioso diffuso in diverse aree geografiche e culturali, alcune delle quali rappresentate nelle collezioni del Museo.

Il Canto del capro è la ricostruzione fantastica e la visualizzazione tridimensionale di una narrazione ipotetica che si innesta nel processo di interpretatio religiosa. GianMarco Porru si concentra su un tempo sospeso precedente all’adesione del culto monoteista e presenta una narrazione dell’Acqua in prima persona, attenta alle ritualità destinate a propiziarsi le divinità responsabili dei temporali. Conosciuto in Sardegna come Maimone, secondo alcune versioni del mito Dioniso è venerato sotto forma di bambino e di divinità degli inferi come Crono e/o Pluvio, nomi differenti per le manifestazioni della stessa divinità. Nei diversi rituali antichi, in apertura dell’anno agricolo, si pone l’accento non tanto sull’aspetto orgiastico della religione dionisiaca quanto piuttosto su quello pluviale, la cui propiziazione è indispensabile per ottenere piogge abbondanti. Questo avviene attraverso la rappresentazione della passione e la morte di una vittima destinata a rappresentare la morte e la passione del dio stesso. Per GianMarco Porru la Sardegna è un territorio speculativo in cui rivisitare l’idea di autentico e arcaico, problematizzando i meccanismi di riproduzione e rappresentazione dei patrimoni culturali nazionali. La rilettura della cultura materiale intesa come un percorso che attraversa e interroga le stratificazioni estetiche e iconografiche – in ambito archeologico ed etnografico – mira a riposizionare e fabulare inedite narrazioni mitologiche in possibili territori d’origine, ricalibrando così la narrazione egemonica.

Ingresso libero.

 

FONTANE DI TORINO

Alle fontane di Torino è dedicato l’ultimo volume bilingue italiano-piemontese pubblicato da Monginevro Cultura in collaborazione con l’Associazione Nazionale della Sanità Militare Italiana.    A cura di Sergio Donna, i 31 capitoli che compongono l’opera sono firmati da storici, scrittori e giornalisti (Piero Abrate, Francesco Alfano, Luigia Casati, Stefano Gargaro, Achille Maria Giachino, Milo Julini e Anna Perini), arricchiti dalle fotografie di Carla Colombo, Vittorio Greco, Beppe Lachello e integrati dagli spartiti di tre canzoni del cantautore Giuseppe Novajra.    L’elegante volume di 172 pagine a tiratura limitata e interamente a colori è un compendio di episodi storici, aneddoti, curiosità e spigolature legate alle innumerevoli fontane presenti nel centro e nella periferia della città e si aggiunge ai quattro testi pubblicati negli anni precedenti nella collana “Bellezze di Torino” (Giardini di Torino; Chiese, campanili e campane di Torino; Portoni di palazzi torinesi; Torèt, le fontanelle verdi di Torino).    Un libro che svela la storia delle fontane di Torino e mette in luce la ricchezza e l’unicità degli innumerevoli capolavori artistici in esse contenuti, una guida preziosa per i torinesi e per i turisti.

 

 

PALAZZINA DI CACCIA DI STUPINIGI. VISITA TEMATICA ALLA MOSTRA TENEZ! TENNIS

Pallina in pergamena imbottita in crine, epoca tardo Rinascimentale – Provenienza Club delle Balette Jesi

In occasione della proroga della mostra TENEZ! TENNIS fino al 26 febbraio, è in programma alla Palazzina di Caccia di Stupinigi una visita guidata tematica all’esposizione, domenica 22 gennaio alle 15.45.

TENEZ! TENNIS, inaugurata in occasione delle ATP Finals Torino 2022, è una mostra per immagini volta a valorizzare il percorso di visita dell’appartamento di levante sottolineandone i riferimenti ludici. In particolare, la presenza del ritratto di Francesco Giacinto e di Carlo Emanuele di Savoia (1636 – 1637) con racchetta e pallina in primo piano è stimolo alla conoscenza del trincotto, denominazione piemontese dell’antico gioco noto altrove in Italia come “della racchetta” o pallacorda, in Francia come jeu de paume, nei paesi di lingua anglosassone Tenys, in Spagna juego de la pelota.

TENEZ! è il grido di avvertimento di inizio gioco che una cronaca fiorentina del Trecento attribuisce a nobili cavalieri di lingua francese accampati fuori le mura di Firenze in difesa della fazione guelfa in guerra con quella ghibellina. TENNIS conduce alla contemporaneità. La storia del gioco, la sua funzione educativa per il corpo e lo spirito, gli spazi e l’attrezzatura vengono narrati mediante pannelli che presentano accattivanti immagini d’epoca e brevi commenti esplicativi. Tra i rari e preziosi oggetti d’epoca esposti spicca la baletta (pallina) tardo rinascimentale. L’importante reperto è concesso in prestito dal Club delle Balette (Jesi), associazione ideata e voluta da Gianni Clerici, il grande giornalista e scrittore di tennis recentemente deceduto che con l’imprescindibile 500anni di tennis ha aperto la strada alla ricerca delle immagini e dei modi antichi di giocare. Una racchetta di fine Ottocento proveniente dalla collezione Thonet e una attualmente impiegata al Cercle du Jeu de Paume di Fontainebleau conducono alla contemporaneità.

Il dialogo con i tempi odierni avviene anche con la presenza di opere d’arte. I volatili di Nicola Bolla sono proposti in riferimento ai giochi da tavolo che anticamente, insieme al biliardo, venivano praticati nei locali pubblici di jeu de paume, consentendo l’accesso ad un pubblico diversificato.  Il percorso della mostra si conclude con l’allestimento di Mappamondi di Ezio Gribaudo, poetico riferimento alle nazioni ed ai continenti in cui il jeu de paume e il real o court tennis continuano a vivere, attirando crescente attenzione presso i giovani.

INFO

Domenica 22 gennaio 2023, ore 15.45

Visita guidata tematica alla mostra Tenez! Tennis

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

www.ordinemauriziano.it

Costo visita guidata: 5 euro + prezzo del biglietto

Biglietti: intero 12 euro; ridotto 8 euro

Gratuito: minori di 6 anni e possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Royal Card

Giorni e orario di apertura: da martedì a venerdì 10-17,30 (ultimo ingresso ore 17); sabato, domenica e festivi 10-18,30 (ultimo ingresso ore 18).

Info e prenotazioni: 011.6200634 biglietteria.stupinigi@ordinemauriziano.it

 

ASTI. MARIO BIONDA, RIGORE E SPERIMENTAZIONE

Sabato 21 gennaio 2023 alle ore 17 in Asti, presso la Fondazione Eugenio Guglielminetti (Palazzo Alfieri, corso Alfieri 375) sarà inaugurata la mostra “Mario Bionda (1913- 1985). Donazione  Edwige Schumacher e Marco Bionda”, promossa dalla Fondazione Eugenio Guglielminetti, in collaborazione con Fondazione Asti Musei, Comune di Asti, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e  Reale Mutua Assicurazioni Agenzia di Asti. Le venti opere (dipinti, tecniche miste, disegni), eseguite dal 1959 al 1982, appartengono al “Fondo Mario Bionda” donato dalla consorte Edwige Schumacher  e dal nipote Marco Bionda alla Fondazione Eugenio Guglielminetti, offrendo un’interessante rivalutazione delle stagioni creative del Maestro, dalla figurazione, coltivata negli anni Trenta alle lezioni accademiche di Felice Casorati, alla ricerca materica degli anni Cinquanta alle rarefazioni di forma e spazio, in autonome soluzioni informali. Nell’allestimento, il polimaterico su tela “Sabbia e colore n.2”, datato 1959, presenta la natura ancora definita nel rigore spaziale casoratiano, ma stratificata nell’impronta organica delle materie porose, sabbia, gesso e argilla di fiume. Rivoli di acque sotterranee paiono emergere dalle atmosfere nebbiose e liquide delle brughiere padane: i dipinti di quegli anni scaturiscono dalla solitaria percezione della natura, racchiusa nella struttura post cubista e liricamente evocata da freddi toni azzurri ed ocra. I cicli polimaterici di quel “ misurato monologo lirico” ( Guido Ballo, presentazione Galleria “Pater”, Milano 1958) vengono esposti alla Galleria milanese “Il Milione”, accanto agli sperimentatori di Brera, guidati da Ennio Morlotti e Luciano Peverelli, attivi con gli astrattisti piemontesi, lombardi e veneti. Con i cicli “Erosioni”, l’impostazione cubista e neoplastica si accende di improvvise luci, commentate dal critico Franco Russoli ( 1958) “come la lucida e vigile coscienza” di fronte al mistero cosmico. La realtà si trasfigura sulla tela in graffiti cromatici: in “Immagine gialla”, polimaterico eseguito nel 1962, le superfici si compongono in armoniose rifrazioni tonali appena percepite come scorze dell’esistenza. La sensibilità di Bionda ricerca nella materia l’autenticità di un nuovo linguaggio espressivo, in cui immergere contemplazione ed immaginario, natura ed emozione. Alla sua giovane ispiratrice Edwige dedica l’intenso ritratto “ La mia musa” a tecnica mista su tela. In “Luminosità del mare”, polimaterico su tela del 1972, lo spazio si dilata, recuperando frammenti di figura e brandelli di vita in grumi timbrici striati e filanti, sospesi tra la pura ricerca astratta e la consapevole lucidità della realtà, suggerita dai soggiorni marini a Riomaggiore. Con le nuove sequenze di “ interni” e “sogni” anche la tecnica a collage, a frottage (carboncino ed acquarello su carta) si fa più complessa, come guizzi luminosi di ocra, marrone, blu e celeste.  Da “ Senza titolo” (frottage, 1972) a “ Sogno” ( tecnica mista, 1973) a “Immagine bianca” ( frottage, 1978) si snoda “un fosco tormento” (Mario Monteverdi, “Eco d’Arte” 1974) che accompagna l’artista a ricercare “un’unica immagine-emblema” ( Elda Fezzi, 1974) nel labirinto interiore, tra visioni e inquietudini. “Grande ovale” (tecnica mista, 1981), “ Lo specchio n.4” e “Figura nell’ovale” (1982), disegni acquerellati e a tecnica mista documentano l’insistita ricerca linguistica dell’ultima stagione pittorica, tra disillusione e sofferenza fisica: lo spazio sempre più scabro e vuoto accoglie fuggevoli profili femminili, larve di memoria e calchi dell’esperienza. “L’arte è la libertà del creatore per lui, nient’altro che per lui e spesso contro gli altri..” scrive Bionda al gallerista Enzo Pagani ( Milano 1980). Nell’estate 1983 alcune sue opere sono selezionate a cura di Renato Barilli, Pier Giovanni Castagnoli e Franco Solmi per la rassegna “L’Informale in Italia. Mostra dedicata alla memoria di Francesco Arcangeli”, ordinata alla GAM di Bologna. Dopo le recenti mostre postume ordinate in omaggio al Maestro nel 2010 (Comune di Asti- Fondazione Eugenio Guglielminetti, Battistero di S. Pietro, Asti 2009- 2010) e nel 2015 ( in occasione del  trentennale della scomparsa “Mario Bionda. Dipinti e disegni”, Fondazione Eugenio Guglielminetti 2015) e l’allestimento patrocinato dal Comune di Milano  “Mario Bionda. Immagini, erosioni, spazi (1950- 1964)” presso Casa Museo Boschi di Stefano nell’autunno 2021, l’attuale omaggio offre ulteriore occasione di conoscenza dell’intensa e complessa poetica del Maestro.

La mostra, a cura di Marida Faussone ed allestimento di Giuseppe Orlandi, sarà visitabile fino al 19 marzo 2023 con il seguente orario: martedì-domenica 10-19.

Info: www.comune.asti.it; www.museidiasti.com

 

 

CENTRO STUDI PIEMONTESI. GLI APPUNTAMENTI DI GENNAIO

E’ ripresa la normale attività del Centro Studi Piemontesi. definite tre iniziative in programma fuori sede:

Mercoledì 18 gennaio, alle ore 17.30  a Moncalieri, Biblioteca Civica A. Arduino (Via Cavour 31)

conferenza di Elena Gianasso, Politecnico di Torino, Tra corte, città e architettura. Il Monastero delle Carmelitane Scalze

Giovedì 19 gennaio, ore 18

Gallerie d’Italia- Torino, Piazza San Carlo, 156

Presentazione del volume di Alessandra Necci La regina e l’imperatrice. Maria Antonietta e Maria Teresa – Marsilio Editori. Dopo i saluti di Michele Coppola, Direttore Gallerie d’Italia, intervengono Lodovico Passerin d’Entrèves, Presidente Centro Studi Piemontesi; Guido Curto, Direttore Generale Consorzio Residenze Sabaude; Luca Mana, Direttore Museo Accorsi-Ometto; Giorgio Marsiaj, Presidente  della Consulta Torino. Modera Domenico Quirico

Venerdì 20 gennaio, ore 20.30, Cinema Massimo – Sala Tre – Via G. Verdi 18, Torino

Presentazione del libro Arrigo Frusta. Ricordi di uno della pellicola, A cura di Silvio Alovisio, Claudia Gianetto, Albina Malerba. Edizioni Centro Studi Piemontesi. Seguirà proiezione del film I Promessi Sposi (1913) di Eleuterio Rodolfi

 

PATTO PER LE MEDAGLIE DEI GIOCHI MONDIALI UNIVERSITARI INVERNALI: PER TORINO 2025 LE DISEGNERANNO I TALENTI DELL’ACCADEMIA ALBERTINA 

Torino 2025 prende forma e così le sue medaglie. Il Comitato Organizzatore dei Giochi Mondiali Universitari di Torino, in programma tra due anni (13-23 gennaio 2025) in cinque località piemontesi (Torino, Torre Pellice, Pinerolo, Bardonecchia e Pragelato), ha iniziato una significativa collaborazione con l’Accademia Albertina di Belle Arti per la creazione delle sue medaglie d’oro, d’argento e di bronzo che andranno al collo dei migliori studenti atleti della neve e del ghiaccio in arrivo da ogni angolo del pianeta. Questa mattina c’è stata la conferenza di presentazione nel cuore del capoluogo piemontese, con Paola Gribaudo (presidente dell’Accademia Albertina di Belle Arti) ed Edoardo Di Mauro (direttore dell’Accademia Albertina di Belle Arti) a fare gli onori di casa. Nella conferenza, moderata da Paolo Verri (responsabile del programma culturale di Torino 2025) e tradotta LIS (Lingua dei Segni Italiana) grazie alla collaborazione di Michela Ferraro, sono intervenuti Fabrizio Ricca (assessore allo Sport della Regione Piemonte e presidente del Comitato d’onore di Torino 2025), Alessandro Ciro Sciretti (presidente dei Giochi di Torino 2025 e dell’Edisu Piemonte), Riccardo D’Elicio (presidente del CUS Torino e vicepresidente vicario di Torino 2025), Stefano Geuna (Rettore dell’Università di Torino) e Bartolomeo Biolatti (Rettore dell’Università Scienze Gastronomiche di Pollenzo). Con l’obiettivo di respirare da subito l’energia dei Giochi Mondiali Universitari invernali (la rassegna ideata nel 1959 dal presidente del Cus Torino Primo Nebiolo), il meglio dei Giochi del 2023, che prenderanno forma dal 12 gennaio a Lake Placid negli Stati Uniti, verrà proiettato sulla facciata esterna Rotonda del Talucchi, nel cortile interno dell’Accademia Albertina. L’ingresso potrà avvenire dai numeri civici 6 o 8 di via Accademia Albertina a Torino e le proiezioni delle gare di Lake Placid, per la durata di un’ora, saranno in programma dal 12 al 22 gennaio 2023 alle ore 17 italiane. Le competizioni vedranno in gara 1443 atleti (832 uomini, 611 donne), in rappresentanza di 43 Paesi di tutto il mondo e la bellezza di 595 università sparse per il globo. La delegazione azzurra scelta dalla FederCUSI sarà composta da 34 atleti (qui la news completa: https://www.cusi.it/ufficializzata-la-delegazione-cusi-per-lake-placid-2023/).   Domenica 22 gennaio, nella Cerimonia di chiusura di Lake Placid, in cui ci sarà il passaggio della bandiera FISU dalle mani di Art Devlin (sindaco della località americana) a quelle di Stefano Lo Russo (primo cittadino di Torino), alla presenza delle massime autorità della Regione Piemonte con il presidente Alberto Cirio e l’assessore allo sport, Fabrizio Ricca, oltre all’assessore comunale allo sport, Domenica Carretta. Proprio quel giorno, all’Accademia Albertina, alle ore 16, è previsto inoltre il laboratorio artistico Le medaglie degli dei, che permetterà ai bambini, con le loro famiglie, di mettersi alla prova nella realizzazione di splendide medaglie d’oro, dopo aver visto nelle sale della Pinacoteca Albertina, nell’ambito della mostra Neoclassicismi a Torino, quelle realizzate dalla nostra Accademia di Belle Arti tra il Settecento e l’Ottocento. Qui tutti i dettagli e le modalità di prenotazione: http://www.pinacotecalbertina.it/le-medaglie-degli-dei/.

 

ARMANACH PIEMONTEIS 2023

A cura di Monginevro Cultura, in collaborazione con A.N.S.M.I. (Associazione Nazionale della Sanità Militare Italiana) e Piemonte Cultura, è uscito l’Armanach Piemontèis 2023 quest’anno dedicato alle “Fontan-e ‘d Turin” Fontane di Torino.    L’elegante almanacco da collezione bilingue (italiano-piemontese) contiene 365 proverbi in lingua piemontese, 50 suggestive fotografie, e lo spartito di una canzone del cantautore Giuseppe  Novajra.    L’opera è arricchita dal contributo di un gruppo di scrittori, storici e giornalisti che hanno firmato nove racconti bilingui dedicati alle fontane della città, con curiosità, aneddoti e approfondimenti storici. I testi curati da Sergio Donna, Piero Abrate, Francesco Albano, Luigia Casati, Stefano Garzaro, Achille Maria Giachino, Milo Julini, Anna Perrini sono integrati dalle  fotografie di Carla Colombo, Vittorio Greco e Beppe Lachello, mentre le versioni degli articoli in lingua piemontese sono di Giuseppe Novajra.    L’Almanacco, a tiratura limitata, è completamente illustrato a colori, stampato su carta patinata e molto curato dal punto di vista tipografico, con una grafica elegante e raffinata.    Si tratta di una pubblicazione da conservare nel tempo per i suoi contenuti storici e culturali, dedicata a tutti coloro che amano le bellezze e il patrimonio artistico della città.

segreteria@monginevrocultura.net

 

 

BENE VAGIENNA. APPUNTAMENTI DI ARTE E CULTURA

Cella della Torre Campanaria della Parrocchiale

“Realismo arcano”

Rassegna di opere di Mirko Andreoli

Inaugurazione ore 10,00 del 22 gennaio

Dal 22 gennaio Casa Ravera al 26 marzo *

“Utilità e prestigio”

Bastoni da passeggio di una collezione privata

Inaugurazione ore 10,30 del 22 gennaio

Dal 22 gennaio al 26 marzo *

Palazzo Lucerna di Rorà già Oreglia di Novello

“Interlocuzioni di arte contemporanea”

Mostra internazionale di pittura, scultura, fotografia,

digital art e installazione

a cura di Roberto Borra e Alberto Bongini

Direzione artistica di Karina Lukasik

Organizzazione: associazione culturale Fly Art

Inaugurazione ore 11,15 del 22 gennaio

22 gennaio

Corteo storico Contessa di Bene

ore 14,00 – sfilata nel centro storico

Rievocazione storica – presso le mura del Castello – dei momenti

salienti della vita della Beata Paola, tra i quali il Miracolo delle Rose

(in caso di maltempo la rappresentazione avverrà nella parrocchiale di Bene)

22 gennaio

Palazzo Lucerna di Rorà già Oreglia di Novello – ore 16,30

Presentazione dell’Armanac Piemontèis 2023

Proverbi, modi di dire e poesie in lingua piemontese

e del libro Fontan-e ëd Turin

a cura di Sergio Donna

in collaborazione con l’associazione “Monginevro Cultura” di Torino

Presentazione della pubblicazione

“La chiesa di San Francesco in Bene”

a cura di Bruno Cavallero

fino al 29 gennaio •

Chiesa di San Bernardino dei Disciplinanti Bianchi

Presepe artistico con antiche statue lignee policrome

29 gennaio ore 8,00

apertura 135ª Edizione di Augusta Antiquaria

Dal 12 febbraio al 26 marzo •

Chiesa di San Bernardino dei Disciplinanti Bianchi

Edoardo Calleri di Sala

Storia di un piemontese

Mostra a cura di Giuseppe Novero

Inaugurazione ore 10,30 del 12 febbraio

 

“LA DAMA ANGELICA”, L’ULTIMO NOIR DI IVANO BARBIERO

Da alcuni giorni è stato pubblicato disponibile il romanzo noir, La Dama Angelica, il terzo libro di Ivano Barbiero, ambientato tra Torino, Parigi e la Costa Brava e con un nuovo personaggio, il commissario Giancarlo De Salvo. Il libro si può trovare, sia in formato cartaceo che in formato e-book, sul portale Amazon dove è anche possibile. scaricare e leggere i primi quattro capitoli. E la trama si sviluppa a partire dalla mattina del primo gennaio 1969 quando un’anziana signora viene trovata annegata e congelata a Torino in una delle vasche della Fontana Angelica di piazza Solferino. La sconosciuta non ha documenti addosso, solo due biglietti da visita e un cartoncino verde plastificato con impresso l’immagine di un labirinto e sul retro una misteriosa macchia rossa. Il luogo ove viene rinvenuto il cadavere, un monumento con numerosi simboli astrologici e massonici, fa persino ipotizzare un omicidio rituale. Ancor più quando si scoprirà che la vittima, una truffatrice seriale, si faceva chiamare Angelica. È l’inizio di una nuova indagine per il timido e metodico commissario Giancarlo De Salvo, tormentato da ricordi e inquietudini che aveva anche pensato di lasciare il suo incarico e vivere in solitudine. Per tutt’altri motivi, dal capoluogo piemontese, erano fuggiti a Parigi, il gigante Franco Spoto e la cinica e taciturna Chiara Priolo, coppia stramba legata da un atroce patto di sangue. Assalito dai soliti mille dubbi, anche Sauro Viale, ladro-omicida, era scappato in uno sperduto centro balneare della Costa Brava, portandosi appresso una bambola di stoffa senza un occhio con cui continuava a parlare e fantasticare del suo futuro. Torino, come un immenso buco nero, risucchierà inesorabilmente questi personaggi, divertendosi a incrociare le loro vite. Gli sviluppi clamorosi dell’inchiesta metteranno a nudo una rete di affari e un sottobosco di altre figure sorprendenti, magistralmente orchestrate dall’enigmatica quanto diabolica Dama Angelica.

 

 

IVREA. MOSTRA “VATE, VANITAS, VITTORIA”

In occasione del centenario della donazione del Vittoriale allo Stato italiano,

Ivrea Capitale italiana del libro propone la mostra di opere di Nicola Bolla e Andrea Chisesi, curata da Costanza Casali, e ispirata alla figura di Gabriele D’Annunzio.

Inaugurazione sabato 21 gennaio 2023

Ore 17 Lectio magistralis di Giordano Bruno Guerri

Ore 18,30 inaugurazione della mostra

Sabato 21 gennaio 2023 Ivrea Capitale italiana del libro inaugura la seconda parte del suo anno da Capitale con la mostra Vate, Vanitas, Vittoria, ispirata alla figura di Gabriele D’Annunzio e realizzata in occasione del centenario della donazione del Vittoriale allo Stato italiano. La mostra, curata da Costanza Casali, propone opere di Nicola Bolla e Andrea Chisesi, e sarà introdotta da una lectio magistralis di Giordano Bruno Guerri, storico e Presidente della Fondazione Il Vittoriale degli italiani. Interviene Angelo Piero Cappello, studioso di D’Annunzio e Direttore del Cepell – Centro per il libro e la lettura del Ministero della Cultura.

L’esposizione è ispirata a Gabriele D’Annunzio, la cui personalità e spirito sono rappresentati dal titolo di questa mostra, che legge la figura del Vate con gli occhi dell’arte.

A Palazzo Giusiana, “casa” di Ivrea Capitale del libro, saranno espositi i lavori di Andrea Chisesi, che ha creato una serie di opere tutte dedicate al Vate, che sono state esposte al Vittoriale a Villa Mirabella, e di Nicola Bolla, noto per le sue Vanitas, realizzate in Swarovski e carte da gioco, il cui tema ben si accosta al personaggio di Gabriele D’Annunzio.

A sottolineare il rilievo di questa inaugurazione sarà la lectio magistralis di Giordano Bruno Guerri (ore 17, Teatro Giacosa, Piazza Teatro 1 a Ivrea) a cui seguirà l’inaugurazione dell’esposizione (ore 18,30, Palazzo Giusiana, Via dei Patrioti 20 a Ivrea).

 

FRANCESCO BONAMI ALLA SANDRETTO CON IL LIBRO “BELLO, SEMBRA UN QUADRO. CONTROSTORIA DELL’ARTE”

Francesco Bonami

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il 25 gennaio, alle 18.30, presenta il libro “Bello, sembra un quadro. Controstoria dell’arte” (Feltrinelli) di Francesco Bonami. L’autore dialogherà con il critico d’arte Luca Beatrice. Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Si consiglia la prenotazione mandando una mail a rsvp@fsrr.org.

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Via Modane 16, Torino

Perché stimati professionisti, cantanti famosi in tutto il mondo, attori considerati simili a dèi, designer di moda, musicisti che riempiono sale di concerto, politici che hanno in mano le sorti di intere nazioni, perché decidono di prendere in mano un pennello nel tentativo, molto spesso fallimentare, di diventare pittori? Perché anche lo street artist più famoso del mondo, Banksy, alla fine non resiste a rimanere per strada e si mette davanti a una tela come qualsiasi artista convenzionale? Perché anche un videoartista come Bill Viola che fa fare la fila ogni volta che c’è una sua mostra alla fine vorrebbe essere un pittore? Questo libro è un viaggio dentro l’irresistibile desiderio di fare un quadro e l’insostituibile spazio che è un quadro. Cosa c’è di tanto rassicurante in pochi centimetri di tela bianca e cosa c’è di così magnetico da attrarre milioni di individui a sbizzarrirsi nel creare inguardabili schifezze e, raramente, incredibili capolavori? Con i nuovi universi virtuali, digitali e immaginari che ormai fanno parte della realtà, oggi l’ansia non ce la dà più il tramonto alle spalle del Ponte Vecchio a Firenze ma il video manipolato su YouTube o su Instagram. E da questo abisso inimmaginabile di artificialità ci proteggiamo rifugiandoci nell’artificialità conosciuta e classica della pittura, che a confronto con le creazioni digitali è familiare come la minestra della nonna o il salotto con i centrini sulle poltrone delle vecchie zie. Così, davanti a immagini che non riusciamo a domare e incasellare dentro la nostra testa, l’unica esclamazione che ci può salvare è: “Bello, sembra un quadro”.

 

OLTRE LE CENERI. BEVERLEY-JANE STEWART

a cura di Ermanno Tedeschi e Vera Pilpoul

 INAUGURAZIONE 19 GENNAIO ORE 18.30

Sala 900 – Palazzo San Daniele

Via del Carmine, 14 – Torino

Dal 20 gennaio al 19 febbraio 2023 –  Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà

Si intitola “OLTRE LE CENERI – BEYOND THE ASHES” la mostra che inaugurerà il 19 gennaio 2023 alle ore 18.30 e che rimarrà allestita fino al 19 febbraio 2023 presso Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà – Fondazione Polo del ‘900 a Torino organizzata dall’Associazione Culturale Acribia, con il patrocinio dell’Ufficio Culturale dell’Ambasciata di Israele in Italia, del Consolato di Romania di Torino e della Comunità Ebraica di Torino e con il sostegno della Fondazione De Levy. OLTRE LE CENERI è curata da Ermanno Tedeschi e Vera Pilpoul – che avevano già lavorato insieme per altri progetti internazionali, come il progetto Israel Landscape. In occasione dell’inaugurazione Barbara Altissimo e Chiara Castellazzi presenteranno con una performance dal vivo il loro video FRAMMENTI DI VITA PASSATA, creato a partire dal concept del progetto di Beverley-Jane Stewart. La mostra intende raccontare l’Olocausto attraverso lo svuotamento delle sinagoghe e il loro graduale abbandono. Le opere di Beverley-Jane Stewart trattano il tema dell’eredità ebraica, riconoscendo la diversità e l’inclusività in una società multiculturale e apprezzando al contempo il contributo che gli immigrati di volta in volta hanno dato ai Paesi che li ospitano. Nella serie di incisioni, presentate qui per la prima volta in Italia, si potranno ammirare i dettagli intimi e le memorie storiche e spirituali impresse in ogni sinagoga ed edificio. Sarà anche l’occasione per vedere attraverso un video dell’artista stessa tutte le fasi del suo lavoro incisorio. Influenzata dalla recente visita in Romania, sua terra di origine, per una ricerca sulla tradizione ebraica, l’artista si è resa conto che le sinagoghe erano completamente in disuso, mentre le comunità si stavano pian piano estinguendo. Ha ampliato la sua ricerca esplorando altre sinagoghe dell’Europa orientale che erano degradate a causa dell’incuria o della distruzione. Queste incisioni sono state create da lastre di zinco lucide, la cui bellezza è stata fisicamente distrutta dalla corrosione dei metalli con gli acidi: le immagini ottenute hanno dato vita a una nuova storia, formando nuovi messaggi con linee, texture e ombre. Questo danno fisico sul metallo ha delle analogie con l’Olocausto e la morte, dove la distruzione ha dato forma a una nuova vita diversa dal passato.

BEYOND THE ASHES – POLO del ‘900 Palazzo San Daniele – Via del Carmine, 14 | TORINO

INAUGURAZIONE: giovedì 19 gennaio 2023 ore 18.30

DURATA: 20 gennaio – 19 febbraio 2023

ORARI: lunedì – venerdì: 9.00 – 21.00 | sabato – domenica: 9.00 – 20.00

INGRESSO: libero