CURIOSITA’ NOVARESI 36. LA CANONICA, “IL RILIEVO DELLA NAVE” E LE TROTTATOIE

Canonica, scorcio con sarcofagi

Uno dei complessi monumentali novaresi di maggior interesse storico, culturale ed artistico è certamente quello della Canonica, cioè quel complesso, caratterizzato da quadriportico, adiacente alla Cattedrale, dove avevano la loro abitazione appunto i canonici della Cattedrale, complesso che era ed è tuttora attiguo al Palazzo del Vescovo.

La Canonica, che si affaccia sull’omonimo vicolo (con relativo portone di accesso al numero 9), con uno dei suoi lati, ha un’altra entrata appunto dal cortile del Palazzo del Vescovo. La sua esistenza è documentata almeno sin dal 1007. In seguito il vescovo Litifredo nel secolo XII fece sistemare il quadriportico, al fine di consentire e sviluppare i rapporti fra i canonici. La Canonica fu benedetta il 17 aprile 1132 da Papa Innocenzo II, chiamato per la consacrazione da Litifredo. Nel XV secolo ebbe una trasformazione e furono costruiti gli attuali portici con il piano superiore. Il complesso subì poi molte manomissioni, così da adattare le abitazioni dei canonici alle esigenze del tempo. Dal 1801 al 1807, nel periodo napoleonico, i portici servirono alla Città come mercato delle granaglie. Nel 1813 fu sistemato nel quadriportico il Museo Lapidario, con le antiche lapidi, rinvenute a Novara e in provincia, murate nelle arcate a piano terra.

Il Rilievo della Nave (copia nel chiostro)

Il Museo Lapidario è stato istituito da Francesco Frasconi (1754-1836). Si trattava di lastre iscritte, di are, cioè di altari per le offerte alle divinità, e di sarcofagi a cassa in pietra. I monumenti, con iscrizioni di età romana, sono ora presenti con copie in vetroresina, in quanto gli originali sono conservati nel Museo Lapidario al primo piano della manica di Nord del quadriportico. Nel chiostro restano tuttora i sarcofagi delle sepolture ad inumazione (nella foto). Nel 1969 ci fu un restauro per ridare ai portici e al complesso dela Canonica le sue linee originarie, restauro che continuò fino al 1976 e quindi fino agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, con le sostituzioni in vetroresina. La Canonica è ora sede dei Musei della Canonica del Duomo di Novara, costituiti da due collezioni: il Museo Lapidario, di cui si è detto, intitolato a Carlo Francesco Frasconi, inaugurato il 3 novembre 1999, con cippi, are ed epigrafi, databili dal II secolo a.C. e il Museo del Tesoro del Duomo, che, dedicato ad Angelo Luigi Stoppa, giornalista e storico, è stato inaugurato il 14 giugno 2009, nel 50° anniversario di ordinazione sacerdotale del vescovo Renato Corti.

Ecco cosa scriveva della Canonica Pina Ballario nella sua “Novara, terra senza pace” del 1959: “…Come istituzione esisteva fin dal secolo V. Lì, sulla medesima area, accanto alla chiesa madre o matrice e all’abitazione del vescovo, nel secolo V, sorgeva un edificio in gran parte di legno, come tutte o quasi le abitazioni del tempo e serviva a difendere il clero cittadino e i cristiani, durante le invasioni dei barbari…”.

Tra i pochi rilievi figurati di età romana presenti nella Canonica, emerge certamente, per qualità esecutiva, “Il rilievo della nave”, che forse faceva parte di un sarcofago cristiano. L’originale si trova ora nel Museo Lapidario, collocato, come si è detto, al primo piano del lato settentrionale del quadriportico, a metà circa del percorso, mentre la copia in vetroresina è collocata nel chiostro, nell’antica collocazione dell’originale (nella foto la copia in vetroresina).

Canonica, entrata dal vicolo omonimo

“Il rilievo della nave” è un bassorilievo in marmo e rappresenta una nave nella tempesta, senza remi e munita di un solo albero. La struttura ricorda quella dei bastimenti da carico di epoca romana, probabilmente una nave da cabotaggio, considerato l’esiguo numero di marinai. A destra in alto si intravvede una figura alata, sempre in alto, ma a sinistra, un pescatore sullo scoglio.

Il bassorilievo si trovava nell’antica basilica di San Gaudenzio (quella fuori le mura, abbattuta, su disposizione degli Spagnoli, nel 1553), ma doveva già essere appartenuto ad un’area cimiteriale. Numerose e spesso molto diverse le interpretazioni date sull’importante reperto. Definito alla fine del Settecento come una rappresentazione pagana, con Castore e Polluce, divinità che proteggevano i navigatori, in seguito, verso il 1930, fu invece letto come una rappresentazione cristiana dallo storico e archeologo novarese Scarzello, con una datazione tra il XII e il XIV secolo. Intorno al 1960 l’opera fu invece collocata cronologicamente tra il III e il V secolo e in seguito attribuita al III secolo.

Al bassorilievo fu assegnato un significato religioso (la nave nella tempesta doveva essere una allegoria dell’esistenza umana che va alla ricerca di Dio, in mezzo alle burrasche) e nel 1970 il già citato, noto ed esperto storico novarese, Stoppa identificò il pescatore con la figura di Gesù Cristo, pescatore di anime. Così come per il mosaico del “Cristo-Sole” della Cattedrale paleocristiana vi sono alcuni elementi figurativi, come, in questo caso, la tempesta, la nave, il pescatore, che si prestano a differenti interpretazioni nella tradizione pagano-romana e in quella appena successiva cristiana, anche in relazione alla necessità di diffusione della nuova religione, dopo il l’editto di Costantino del 313. La collocazione storica appare quindi ormai abbastanza definita; diverso il problema del suo significato.

Il vicolo, che conduce all’entrata della Canonica, è ad acciottolato (come si può notare nella foto che ritrae l’entrata) e questo fatto mi stimola ad affrontare un tema, che non è mai stato tenuto in grande considerazione, ma che, ritengo, possa avere un suo interesse, anche dal punto di vista storico, seppure, certamente, neppure lontanamente confrontabile con l’importanza da attribuire alle varie testimonianze monumentali della Novara storica. Mi riferisco al tema dell’arredo urbano di alcune vie e vicoli del centro storico: acciottolato, trottatoie e pavimentazione in porfido.

Trottatoie con marciapiedi, via Gaudenzio Ferrari

Anzitutto cosa erano le trottatoie? Le trottatoie erano le due strisce di granito, oggi quasi del tutto scomparse, che, specialmente in alcune città dell’Italia settentrionale, erano poste, come guida, nelle strade acciottolate, perché le ruote dei veicoli potessero percorrerle più facilmente. A Novara le trottatoie fortunatamente non sono del tutto scomparse. Le antiche vie, realizzate in acciottolato di sassi di fiume, quando erano larghe, trovavano il loro completamento in due liste centrali di granito grigio, così da creare una corsia per le ruote dei veicoli. Sui lati, a volte, possiamo vedere una lista analoga che ha la funzione di marciapiede. Questa pavimentazione, diffusa nel centro cittadino, gli dà un tocco di Ottocento (nella foto la via Gaudenzio Ferrari, con trottatoie, marciapiedi e vista della Cupola antonelliana e del Campanile alfieriano). Lo dimostrano i film ed episodi televisivi, con ambientazione ottocentesca, che sono stati girati a Novara, in strade di questo genere. Nella maggior parte delle pavimentazioni del centro storico sono invece presenti i cubetti di porfido, detti anche sampietrini o bolognini, spesso collocati a ventaglio, che bene si accordano con gli antichi edifici. Purtroppo questa pavimentazione a cubetti (a volte anche quella ad acciottolato) è spesso oggetto di atti vandalici. Persone sconsiderate approfittano probabilmente delle ore notturne, in cui le strade sono deserte, per strappare porzioni di cubetti dalla loro sede, abbandonandoli poi spesso nei dintorni, a ulteriore testimonianza del riprovevole gesto.

Terminiamo questa nota con l’auspicio che il fondamentale complesso della Canonica continui ad avere in Città il rilievo storico e culturale che tuttora ancora riveste e che le vie del centro storico: acciottolati, trottatoie e pavimentazione a porfido, possano godere sempre della giusta attenzione da parte dell’Amministrazione comunale. Quanto ai vandali ogni giudizio ed auspicio è ovvio e scontato.

Enzo De Paoli