Chieri antica, il cantiere di Piazza Cavour e le contraddizioni

Il professor Guido Vanetti

Il professor Guido Vanetti, studioso di antichità chieresi: “Le mura antiche sono più in basso. Sbagliato preoccuparsi per un cantiere che potrebbe dare benefici futuri

Il muro venuto alla luce dopo secoli al fondo di Piazza Cavour a Chieri fa discutere. Diversi i punti di vista, perché una scoperta archeologica rilevante (come sembra essere questa) dovrebbe accendere la fantasia di chi vuole una città di richiamo turistico, ma intanto alimenta le paure dei politici, cittadini e soprattutto operatori economici alle prese da mesi con un cantiere ‘scomodo’ (e da molti non voluto per nulla), che in seguito alla scoperta potrebbe protrarsi ancora. Il professor Guido Vanetti, già ispettore onorario della Soprintendenza per il Chierese, studioso per decenni della Chieri antica alla quale ha dedicato ricerche e pubblicazioni di rilievo, prima di dare vita a Marentino a quello straordinario scrigno di arte, storia e natura che è Casa Zuccala, interpellato dalla redazione di 100torri, interviene con la consueta competenza e misura. “Escluderei l’origine romana o medievale del muro affiorato (anche per il livello al quale si trova rispetto al piano attuale della strada: in quella zona Roma è tre metri più in basso). Dire di che cosa si tratti è difficile e scorretto prima dei rilievi che, mi pare, siano in corso. Certo si è che, in quella posizione c’era la medievale Porta di S. Antonio, che fu apparentemente demolita dopo l’ampliamento della città e la costruzione della nuova Porta di Torino (all’attuale incrocio di via Vittorio con viale Fasano). La corrispondente porta di San Domenico sopravvisse per alcuni secoli, perché compare ancora nel Theatrum Sabaudiae, mentre di quella di S. Antonio non si hanno più notizie dopo il medioevo (per quanto ne so). Nel Theatrum (della seconda metà del XVIII secolo) pare che al suo posto o utilizzando parte delle sue murature, sia sorta una casa. Se ciò fosse vero si sarebbe creata una strettoia in via Vittorio prima di S. Antonio (e il Theatrum sembra confermarlo). Nella mappa francese del 1809 la situazione topografica dell’area pare corrispondere all’attuale, ma un triangolo di difficile interpretazione  adiacente la casa ove oggi c’è il Bar Nazionale, potrebbe essere il segno di una da poco avvenuta demolizione con arretramento dell’edificio per favorire la viabilità. In effetti ancor oggi il tracciato di via Vittorio, dall’ingresso in Piazza Cavour al vicolo S. Antonio, è sinuoso e inconsueto. Quindi quel muro che è emerso potrebbe essere quello di una casa, già prima dell’Ottocento fatta arretrare. E’ bene ricordare, tuttavia, che questi sono discorsi di un pensionato che curiosa dietro le recinzioni di un cantiere e trova così il modo per passare il tempo e rinvangare un lontano passato quando frequentava quei cantieri. I moderni esperti perdonino le mie congetture.” Ma Vanetti non si sottrae ad una valutazione sul secondo aspetto della vicenda: la preoccupazione per la durata del cantiere. “Ho sorriso a quanto dice in merito il Consigliere chierese che si augura che l’interruzione dei lavori non duri a lungo perché porterebbe disagi per la cittadinanza e i commercianti. Chieri (e la sua municipalità per prima) si vanta di essere una città d’interesse storico-artistico e, per questo motivo, degna di essere visitata dai turisti, ma quando deve affrontare gli impegni per salvare e recuperare un possibile tassello della sua storia, subito si preoccupa del possibile danno imminente e non del beneficio futuro. Forse qualcuno si rammarica che il Barbarossa fece troppo pochi danni quando volle distruggere la città. Peccato.”  (G.G.)

Una risposta

  1. Vincenzo Tedesco ha detto:

    Ben vengano le osservazioni del professore a restituire equilibrio e prudenza alle valutazioni. ben venga anche la garbata reprimenenda a chi oggi si preoccupa di poche settimane di ritardo: il nostro sguardo deve sempre essere prospettico, non richiuso sulla breve contingenza. Quali danni potrà mai fare un minicancantiere, che non toglie nulla? Io chiuderei ancora un tratto di via Vittorio Emanuele da via Balbo alla piazza, il che gioverebbe a tutti: più pedoni, più biciclette, più sguardi sulle vetrine, più clienti negli esercizi!