Novara: “Lungo la via della seta”, mostra fotografica al Museo Faraggiana Ferrandi

Inaugurata lo scorso 7 settembre, continua fino al prossimo 3 novembre, presso il Museo di Storia Naturale Faraggiana Ferrandi di Novara (Via G. Ferrari 13), la mostra “Lungo la Via della Seta: genti e luoghi dell’Uzbekistan” con fotografie di Ilaria Presti e Giovanni Balossini (martedì-venerdì 9-12,30, sabato 9-12,30/14-19, domenica 14-19). La rassegna, che si sviluppa a piano terra e al primo piano del Museo, è articolata attraverso alcune serie di foto di diverse regioni e città dell’Uzbekistan: Samarcanda e il lago d’Aral a piano terra e Bukhara e Khiva al primo piano. Sono foto di architetture, mercati, gente, popolo, campagna, monumenti, maioliche… Come ricordano anche i pannelli esplicativi presenti nell’esposizione, l’Uzbekistan è un crocevia della storia dell’umanità. Attraverso i suoi deserti e lungo i suoi fiumi sono passati i Persiani e gli arabi, i Mongoli e i Russi. Personaggi come Alessandro Magno, Gengis-Khan e Tamerlano hanno lasciato impronte indelebili in luoghi diventati mitici nell’immaginario collettivo. Un viaggio in questo paese è una continua scoperta: il deserto e il lago scomparso d’Aral, le mitiche città della Via della Seta, Khiva, Bukhara e Samarcanda. La Via della Seta comprendeva un reticolo di itinerari commerciali che, fin dai tempi della Roma antica, collegavano la Cina e il Mediterraneo, attraverso le steppe dell’Asia centrale. Giulio Cesare, di ritorno dall’Anatolia, avrebbe portato a Roma alcune bandiere nemiche di uno sfavillante tessuto sconosciuto, la seta, che suscitò uno straordinario interesse. La seta fu sempre più richiesta dai Romani facoltosi e i traffici commerciali con l’Oriente si intensificarono. Oltre alla seta, altre merci altrettanto preziose viaggiavano in entrambi i sensi, e insieme alle merci viaggiavano grandi idee, religioni, nozioni fondamentali di matematica, geometria e astronomia. Le città fortificate dell’Uzbekistan, situate a metà percorso, divennero inevitabilmente fiorenti luoghi di scambio di merci e di idee. Samarcanda, leggendaria al pari di Babilonia e Roma, è una delle più antiche città del mondo. Il clima mite e la posizione centrale la resero la città prediletta da Tamerlano, che la elevò a capitale del suo vasto impero. Bukhara “la Santa” fiorì come cuore culturale e religioso dell’Asia. Si costruirono centinaia di moschee e di madrasse, istituti di studi superiori incentrati sulla teologia e sul diritto islamici. Sempre a Bukhara aveva sede la più grande biblioteca del mondo islamico. Teologi, filosofi, scienziati e poeti, su tutti il famoso medico medievale Avicenna, svilupparono qui il loro sapere.

Fondata, secondo la leggenda, da Sem, il maggiore dei figli di Noè, Khiva era un’oasi carovaniera di importanza inferiore rispetto a Samarcanda e a Bukhara, ed era nota per il suo commercio di schiavi. Il centro storico, circondato da possenti mura, è ancora oggi meravigliosamente conservato e passeggiare per le sue strade porta alla mente immagini da Mille e una Notte.

Il lago d’Aral era il quarto mare interno più grande del mondo, una grande oasi in mezzo alle steppe dell’Asia centrale.  Negli anni ’60 del secolo scorso il regime socialista totalitario dell’URSS decise di dedicare queste regioni alla produzione di cotone. I pianificatori sovietici realizzarono un vasto sistema di canalizzazione delle acque dei due immissari del lago, l’Amu Daria e Sir Daria, accompagnato da meccanizzazione pesante e dall’uso intensivo di fertilizzanti e antiparassitari chimici. L’alimentazione del lago da parte dei due fiumi si ridusse progressivamente: nel 1990 affluiva appena il 13 % delle acque che vi arrivavano nel 1959. Attualmente, le acque residue hanno una salinità del 50%. Il vecchio letto del lago è ormai un infinito deserto di sabbia ricoperto di sale. Il clima è continentale, torrido d’estate, gelato e senza nevi in inverno. Il patrimonio di biodiversità della regione è praticamente scomparso.

E.D.P.