CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA – 1457: il coro ligneo del Duomo ha un (probabile) anno di nascita

1457: il coro ligneo del Duomo ha un (probabile) anno di nascita

 

Non è che si abbiano tantissime notizie sul quattrocentesco coro ligneo del Duomo di Chieri (parliamo, evidentemente, di notizie certe).  Sì, lo sappiamo opera quattrocentesca degli intagliatori pavesi Baldino e Urbanino da Surso, ma qual è l’anno esatto di esecuzione? Mistero! Il canonico Antonio Carboni all’inizio del Cinquecento scrive che fu donato al Duomo da Caterina Robbio, ma nemmeno di questa donazione  si conosce la data esatta.  Antonio Bosio si limita a darne una superficiale descrizione:  “di un sodo disegno gotico molto antico, con fiori, frutti ecc. … Ivi si vede scolpita l’entrata degli animali nell’arca di Noè ”. Bartolomeo Valimberti fa solo notare che “   il monogramma di San Bernardino da Siena (IHS) scolpito ripetutamente su  vari dossali, suggerisce di collocare l’esecuzione “dopo il 1443, anno della venuta a Chieri del Santo     ”: ma, oltre al fatto che si tratta di una semplice ipotesi, quanto alla data  siamo ancora nel vago. Risulta molto importante, perciò, quanto emerge da un occasionale esame delle foto che vennero scattate sette anni, a coro completamente smontato, in vista del suo restauro: foto conservate negli uffici della Parrocchia, e che chi scrive ha potuto visionare per gentile concessione del parroco don Marco. Una di esse riproduce una tavola, abitualmente non in vista, che fa sobbalzare, perché vi si vede chiaramente incisa una data:  1457. Si può essere certi  che si tratti della data di esecuzione dell’opera: cos’altro potrebbe indicare, infatti?  Una scoperta che, finalmente, getta un fascio di luce su un mistero che, come abbiamo visto, avvolgeva le origini di questo grande capolavoro medievale. Ma da quelle foto è emerso un altro particolare curioso. Sapevamo, perché ne parla ampiamente il Valimberti, che in occasione del restauro generale del Duomo di fine Ottocento, allorché il conte Edoardo Arborio Mella decise di trasferire il coro dalle pareti laterali del presbiterio all’abside, l’operazione di adattamento venne eseguita dallo stipettaio chierese Tommaso Camandona. Ora scopriamo che, in realtà, si trattò di un lavoro che coinvolse più soggetti, probabilmente coordinati dal Camandona. Su una seconda tavola venuta alla luce durante lo smontaggio, infatti, si legge (scritto a matita):  “  Ristaurati  gli stalli nell’anno 1881, nei mesi di luglio, agosto e settembre, Curato della parrocchia don Andrea Oddenino. Ristorati da Gallo Carlo, nato a Boves, d’anni 34, ebanista, lavorante di Pellegrino Giuseppe ”.  Il quale Carlo Gallo probabilmente ebbe a sua volta dei collaboratori, come lui non chieresi, che nel periodo di permanenza a Chieri risiedettero nell’Albergo del Teatro, gestito, così sembra, dalle sorelle Scalero. Su una terza tavola, infatti, sempre scritto a matita e con la stessa calligrafia, si legge un resoconto di spese: “Conto dei soci Scaffone e Gallo. Dare alle sorelle Scalero, Albergo del Teatro, settembre (Giorno) 16: 3,90 (lire); (giorno) 17: 3,60 (lire); 18: 2,10; 19: 4,20; 20: 3,60; 21: 3,60; 22: 3,90; 23: 3,60; 24: 3,60”.     ​(A. Mignoz.)