ALBERTO MASO GILLI: nel complesso San Filippo

Pubblicità

Opere raccolte nella saletta A. M. Gilli

In questa saletta sono conservati quattro quadri del Gilli (quattro vedute di Chieri) acquistate nel 2017 da un gruppo di Chieresi e qui conservate con l’intenzione di farne il nucleo iniziale di una futura pinacoteca comunale. In occasione della mostra organizzata nel 2017 per presentare le quattro opere alla città, alla futura pinacoteca un discendente del Sindaco chierese Luigi Collo donò l’ovale con il ritratto della sorella di lui, opera di Alberto Maso Gilli. Altri donarono delle stampe. Altri ancora lasciarono in deposito stampe di loro proprietà.

Il Duomo di Chieri. (Olio su lastra di metallo di cm 23 x 30)

Nella raffigurazione eseguita da Alberto Maso Gilli, il Duomo di Chieri presenta le stese caratteristiche riscontrabili in stampe e fotografie coeve, anteriori ai restauri generali dell’edificio avvenuti negli anni 1874-1880. Il sagrato, cioè, leggermente soprelevato, è delimitato da un discontinuo muretto di cinta. Sulla facciata, al posto dei rosoni voluti da Edoardo Arborio Mella ci sono ancora rozze aperture rettangolari; e rozze sono anche le porte laterali, che in sede di restauro sono poi state dotate di eleganti cornici goticheggianti  in pietra.

Il grande tempio presenta un aspetto veramente decadente, che giustificò i radicali restauri di fine Ottocento. Non manca nemmeno la vegetazione spontanea in cima ad ogni pilastro della facciata.

Ma la piazza è ravvivata dalla presenza umana, rappresentata, in primo piano, da una matrona dall’ampia gonna; da due ecclesiastici dalle tonache di diverso colore, e quindi appartenenti ad ordini religiosi diversi; dal mendicante appoggiato all’ingresso; e dai muratori intenti a restaurare le case che circondavano la piazza (e che sarebbero state demolite nel 1959-1960 per consentire l’ampliamento dell’ospedale).

Sulla sinistra si notano: la chiesa di San Giorgio nello sfondo;  la cappella della Madonna delle Grazie, che sporge in seguito all’ampliamento eseguito da Bernardo Vittone  nella seconda metà del Settecento; il fianco della chiesetta di Santa Lucia, al quale è ancora addossato il corpo della sacrestia e dell’antisacrestia che sarebbe stato demolito nel 1963.

In basso a sinistra, come negli altri tre quadri,  la caratteristica firma (Gilli) dell’autore.

Porta Torino a Chieri. (Olio su lastra di metallo di cm 30 x 23)

Sullo sfondo, attraverso il fornice della porta, si nota la cupola della chiesa di San Bernardino e, sulla destra, la parte culminante del campanile del Duomo che spunta dai tetti.

Il colore dominante è il rossiccio del cotto,  il materiale edilizio più comune a Chieri come negli altri centri di provincia piemontesi. Poche, ma vivaci, le macchie di verde della scarsa vegetazione che fa capolino fra il rossiccio della maggior parte degli edifici e il bianco di alcuni di essi.

Anche qui,  molto significativa è la presenza umana (il signore con cappello, bastone e pittoresca pipa; le due religiose dai grandi cappelli, forse suore di San Vincenzo; l’uomo con il fascio di legna sulle spalle; umanità varia in lontananza) o di oggetti che richiamano le attività dell’uomo (i carretti sulla destra, subito dopo la porta).

Non deve meravigliare l’utilizzo, per questo come per gli altri due quadri delle stesse dimensioni, della lastra metallica come supporto. Gilli, infatti, era soprattutto un incisore, perciò nel suo studio le lastre di rame o di altri metalli abbondavano. Probabilmente ha ritenuto che per quadri di dimensioni così modeste esse erano da preferirsi alle tele.

Scorcio di Chieri con la chiesa di San Giorgio. (Olio su tela di cm 79 x 100)

Il punto di vista scelto dall’artista per dipingere questo quadro non è certamente quello che consente la vista migliore della città e della stessa chiesa, che infatti vi appare come una massa abbastanza amorfa e per niente pittoresca. Ma probabilmente all’autore interessava mostrarne la parte gotica,  più antica e meno visibile, visto che il suo aspetto più presente nell’immaginario collettivo era (ed è) quello barocco del fantasioso campanile e quello della facciata, ricostruita nel Settecento su disegno dell’architetto Bernardo Vittone. Non si può escludere che Gilli abbia scelto questo punto di vista perché da esso poteva vedere in lontananza, e dipingere, la cerchia delle Alpi Occidentali.

Anche in questo quadro, anzi, soprattutto in questo quadro, il colore predominante è il rossiccio, che lo appesantisce nonostante la cornice di verde. Ma ciò era inevitabile, vista la scelta di Gilli di documentare uno degli angoli più caratteristici della Chieri medioevale. Se avesse dipinto qualsiasi tratto di via Vittorio il colore dominante sarebbe stato il bianco degli intonaci che fra il Seicento e l’Ottocento hanno ricoperto totalmente le facciate gotiche degli edifici.

Scorcio di Chieri con le chiese di S. Bernardino e S. Giorgio. (Olio su lastra di metallo di cm 23 x 30)

Dei quattro quadri di Gilli recentemente riportati a Chieri è quello dal soggetto più complesso e spettacolare. Il punto di osservazione è la parte iniziale di vicolo Robbio. Il muro di destra è quello che cingeva l’orto del convento di Sant’Antonio dei Gesuiti. Di fronte spicca il bel barocco della chiesa di San Bernardino, con la slanciata cupola del Vittone, la facciata di Quarini e la scenografica scalinata; sulla sinistra della facciata emerge la parte culminante del palazzo Balbiano di Colvacagno; sullo sfondo, domina la chiesa di San Giorgio.

Anche qui numerose e varie sono le figure umane, con la sottolineatura delle loro attività lavorative: carri trainati da cavalli in Piazza d’Armi; un uomo che scende dal vicolo con un fascio di legna o di erba sulle spalle; sulla destra una ruota da “cordaio” (la presenza in Chieri di fabbricatori di corde è nota. Uno di essi era, Sona, originario di Carmagnola: abitava ai margini dell’odierna piazza Dante e intrecciava le corde lungo queste stradine);  due guardie che, tricorno in testa e fucile in spalla, scortano un prigioniero ammanettato.

Ritratto di Margherita Collo (Olio su tela, cm 45 x 35)

Margherita Collo era la sorella di Luigi Collo, sindaco di Chieri dal 1875 al 1878. Il quadro è stato donato all’incipiente pinacoteca da Guido Collo, loro discendente, che studia la storia della famiglia ed è in possesso anche di un ritratto di Luigi, dipinto da Alberto Maso Gilli.

Animali – 1875 (Acquaforte, mm 220 x 288) Proprietà Caterina e Maurizio Sicchiero

Il rimorso. (Acquaforte, mm. 305 x 240) Proprietà Compagnia della Chiocciola

Un rimprovero (Acquaforte, mm. 187 x 225) Proprietà Compagnia della Chiocciola

Esecuzione senza processo sotto i re mori di Granada (Acquaforte, mm 270 x 128) Proprietà Luca e Filippo Morgantini

© Tutti i diritti riservati ©
Vietata la riproduzione, anche parziale, senza autorizzazione scritta