“Maestra, mamma, amica”: ricordo di Olga Carli Savio

Una 5^elementare degli Anni Sessanta con la maestra Savio

Olga Carli Savio, storica insegnate elementare alla Silvio Pellico dagli anni ’60 agli ’80, aveva cominciato come supplente negli anni ’50 ad Airali, Pessione (tutti i giorni sempre in bicicletta, anche con il maltempo e ricordava che “proprio nell’inverno ‘53/’54 destinata a Baldissero, in cima alla collina, piovve tutti i giorni”), aveva la dedizione per l’insegnamento e l’amore per i bambini che non permetteva di comprendere appieno dove finisse il ruolo della maestra e cominciasse quello della mamma. Erano tempi difficili, 46 alunni, un’unica maestra, dal primo ottobre, al 20 giugno (senza mai assentarsi, la mattina a scuola, il pomeriggio la correzione dei compiti.

Foto di gruppo con ex allievi

Pochi mezzi e per ginnastica nella stessa aula dove insegnava la storia e geografia, faceva sgranchire i piccoli con giochi tipo “Sacchi Pieni, Sacchi vuoti”. Non faceva distinzioni fra i figli dei ricchi industriali tessili chieresi, il figlio del benzinaio o del contadino e i bimbi appena immigrati dal veneto e dal poverissimo meridione. L’analfabeta era il suo allievo ideale, anche se adulto, anche se il primo giorno di scuola sapeva solo scrivere la lettera L, perché la sua fidanzata si chiamava Luciana (quando insegnò ai Capannoni Militari di Chieri). Quando era nella frazione di Maddalene di Giaveno, una bimba rischiava di perdere la vista; scrisse al Direttore dell’Ospedale Oftalmico che la visitò e operò gratis. L’integrazione, lei la sapeva fare benissimo, perché all’insegnamento dell’ABC e del far di conto “svelto” sapeva inculcare l’amore per il prossimo, il compagno di banco ed ha così ben lavorato che la nostra classe, corso 1962/67 non si è mai più lasciata, festeggiandola molte volte, almeno ogni dieci anni, fino al compimento del suo 90° compleanno, nel 2014. I suoi allievi sono diventati docenti universitari di lingua araba e maestri di tennis, agenti immobiliari in centro america e giardinieri, farmacisti e bancari, impiegati comunali e agenti turistici, e qualcuna ha seguito le sue orme divenendo maestra elementare.

Chi ora vive ad Antigua o a Roma, a Pordenone o a Genova o a Cervo o a Forlì, ma con E-mail e telefonate, tutt’insieme sempre in un momento anche in quello triste del funerale “La porteremo a spalle!” Era un suo sogno: i suoi bambini al suo funerale.

Maestra, mamma, amica, ma con grande rispetto da parte degli allievi e anche negli ultimi anni qualcuno, ormai sessantenne, non ha mai “osato” conferirle del Tu. Per sempre: la “Signora Maestra”.

Cosa ci lascia? L’amore per il prossimo, il fare compagnia, aggregare in amicizia, rendersi disponibile, insegnare quello che sai, perché è sempre importante, tramandare.

Grazie, per sempre!

 

Paolo Savio