WEB TAX COVID, IL PIEMONTE PROPONE UNA LEGGE PER TASSARE LE GRANDI PIATTAFORME ONLINE A SOSTEGNO DEL COMMERCIO DI VICINATO COLPITO DALLA PANDEMIA

IL PRESIDENTE CIRIO: “UNA QUESTIONE DI GIUSTIZIA ECONOMICA E DI RISPETTO DELLA CONCORRENZA”. L’ASSESSORE AL COMMERCIO POGGIO: “DAL 1 DICEMBRE CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE PER ACQUISTARE NEI NEGOZI”

 

Aumentare l’aliquota dal 3% al 15% sui fatturati delle grandi piattaforme di e-commerce e raddoppiarla fino al 30% per quelli maturati durante l’emergenza Covid-19, ma anche prevedere un risarcimento dell’80% del fatturato del 2019 per i negozi sottoposti alle limitazioni dell’attività a causa dell’emergenza sanitaria. Questa in sintesi la proposta della Regione Piemonte che chiede di modificare la normativa nazionale in materia di Web Tax, “per garantire condizioni di parità commerciale tra i colossi delle vendite on line e i negozi penalizzati durante la pandemia”. Il Piemonte propone anche la creazione di un fondo presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, nel quale far confluire il gettito delle maggiori entrate da destinare interamente alle attività commerciali di prossimità attraverso le Regioni. “La ratio è semplice, ovvero far partire tutti dallo stesso punto, in uno scenario in cui l’e-commerce nei primi mesi di quest’anno ha fatto registrare +31% anche grazie al fatto che i negozi erano chiusi a causa del Covid” ha spiegato il presidente della Regione Alberto Cirio, in una conferenza stampa con gli assessori al Commercio, Vittoria Poggio, ai Rapporti col Consiglio e agli Affari Legali, Maurizio Marrone e il vicepresidente, Fabio Carosso. “Si è creata una distorsione della libertà di concorrenza e dell’equilibrio del mercato – ha aggiunto il presidente Cirio -. Mentre con la legge che propone il Piemonte entrerebbero nelle casse dello Stato 2,5 miliardi di euro, contro i circa 700 milioni previsti con l’aliquota attuale al 3%.

Alberto Cirio

Chiediamo che i ricavi della Web Tax Covid siano destinati interamente alle piccole attività commerciali, le botteghe artigiane, i nostri negozi di vicinato, colpiti duramente dalle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria. È una questione di giustizia economica e di rispetto della concorrenza”. La legge proposta dal Piemonte ha come obiettivo le grandi piattaforme online con ricavi pari o superiori a 750 milioni di euro. In questo modo la Regione punta a garantire un sostegno alle attività commerciali colpite dalle chiusure, ma anche a chi è rimasto aperto danneggiato, però, dalla contrazione del mercato. La Giunta ha annunciato anche l’avvio dal 1 dicembre fino a marzo 2021 di una campagna di comunicazione – attraverso spot tv e radio, redazionali e affissioni – per invogliare i consumatori a fare acquisti nei negozi tradizionali, in collaborazione con Ascom, Confcommercio, Uncem, Unioncamere Piemonte e Sistema Camerale, Confesercenti e Visitpiemonte. “Vogliamo tenere le luci accese di tante attività – ha detto l’assessore al Commercio, Vittoria Poggiovogliamo tenere vivo il nostro tessuto produttivo che ha un valore attrattivo anche per il turismo. Una luce accesa è anche sinonimo di sicurezza nelle nostre città. Utilizzeremo dei testimonial per sensibilizzare i consumatori a fare acquisiti nei negozi tradizionali dove troviamo rapporti umani e di relazione che fanno bene alle persone”. “Non sappiamo quando arriveranno le ricadute del Recovery Plan – ha aggiunto l’assessore ai Rapporti col Consiglio e agli Affari Legali, Maurizio Marronema siamo sicuri che il nostro obiettivo deve essere quello di arrivare vivi a quel momento e con le serrande alzate. Inizieremo presto con tutti i gruppi consiliari l’approfondimento necessario per arrivare a una approvazione che ci confermi prima Regione in Italia a presentare questo stimolo al Parlamento nazionale. Basta vantaggi per i giganti del web a discapito del nostro interesse nazionale e territoriale”. “Questa proposta vuole dare un segnale forte di attenzione ai nostri negozi che più di altri stanno pagando per il lockdown – aggiunge il vicepresidente Fabio Carosso -. I centri storici e i piccoli comuni restano vivi con la presenza delle attività commerciali che sono la linfa delle nostre comunità e che spesso sono riconosciute come eccellenze della Regione”.

LO SCENARIO ECONOMICO LOCALE

Un’indagine della Camera di Commercio di Torino sui consumi delle famiglie segnala nel primo semestre 2020 una contrazione ai livelli del 2015, con cali generalizzati soprattutto nei generi non alimentari (-7,8% rispetto al I semestre 2019) accanto a una contrazione del 5,3% della frequentazione di negozi di vicinato (dal 26,8% al 21,5%).

LO SCENARIO ECONOMICO DELL’E-COMMERCE

Nel periodo pandemico (considerando i primi 9 mesi del 2020) il comparto dell’e-commerce ha registrato a livello mondiale +31,3% di fatturato. Secondo i dati dell’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano, il commercio elettronico in Italia vale circa 31 miliardi. Nel 2019, infine, circa la metà dell’utile ante imposte delle multinazionali di settore è tassato in Paesi a fiscalità agevolata: ciò ha permesso un risparmio fiscale cumulato, nel periodo 2015/2019, di oltre 46 miliardi a livello planetario.

 

PROPOSTA DI LEGGE AL PARLAMENTO DI INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE

(Interventi di sostegno finanziario a favore di operatori  economici per contrastare l’emergenza da Covid 19)

RELAZIONE

L’impatto della pandemia da covid-19 ha imposto alle Autorità governative e regionali di adottare provvedimenti e misure restrittive che hanno comportato – soprattutto per gli esercenti delle botteghe artigiane, delle micro/piccole e medie imprese operanti in contesto di commercio di vicinato, i titolari delle attività di ristorazione – un notevole detrimento del fatturato e, in alcuni casi, la chiusura degli esercizi stessi. Se la tutela della sanità pubblica è stata, e continua ad essere, la priorità per il Governo e per le Regioni, risulta essere improcrastinabile un intervento diretto e concreto a supporto di tutte quelle attività artigiane e commerciali che rischiano di scomparire e che subiscono la concorrenza  dei grandi colossi dell’e-commerce presenti sul web. Nel periodo pandemico (considerando i primi 9 mesi del 2020) il comparto dell’e-commerce ha registrato a livello mondiale il +31,3 % di fatturato. Secondo i dati dell’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano, il commercio elettronico in Italia vale circa 31 miliardi. Nel 2019, infine, circa la metà dell’utile ante imposte delle multinazionali di settore è tassato in Paesi a fiscalità agevolata: ciò ha permesso un risparmio fiscale cumulato, nel periodo 2015/2019, di oltre € 46 mld a livello planetario. In Europa sono stati esperiti diversi tentativi di applicazione di web tax, in particolare in Francia e in Italia con la digital tax (Digital Service Tax o DST). È evidente, a questo proposito, come occorra integrare e uniformare i sistemi fiscali degli Stati europei, limitando gli incentivi e la concorrenza fiscale in particolare in Irlanda, Lussemburgo e Olanda. La DST in Italia è applicata a tutte le società che operano in rete – con un fatturato globale non inferiore a € 750 milioni e un ammontare di ricavi derivanti dalla prestazione di servizi digitali sul mercato italiano non inferiore a 5,5 milioni di euro – mediante un’aliquota pari al 3% del fatturato sulle transazioni digitali: a queste condizioni, il Governo aveva stimato per il 2020 entrate pari a € 708 milioni a regime. L’intervento dovrebbe contribuire ad eliminare la disparità di trattamento fiscale tra le aziende tradizionali e quelle digitali, adeguando la disciplina e il conseguente sistema di prelievo alle caratteristiche intrinseche di queste nuove forme di impresa digitale. Occorre, quindi, mettere in campo diverse azioni: da un lato, continuare a collaborare con  l’OCSE nell’ambito dell’Action Plan on Base Erosion and Profit Shifting e con gli Stati dell’Unione Europea  per raggiungere un accordo globale sulla tassazione dell’economia digitale. In tal modo da conseguire l’obiettivo di creare un nuovo sistema che assicuri che le multinazionali del digitale siano sottoposte ad una quota minima di imposte per proteggere gli Stati dal fenomeno definito Base Erosion and Profit Shifting (BEPS), ossia l’insieme delle strategie fiscali perseguite dal alcune imprese per sottrarsi alle imposte del fisco. Dall’ altro lato, introdurre alcune modifiche alla L.145/2018 ( Legge di bilancio 2019) che possano essere utili a ristorare le attività prima richiamate, cioè quelle che hanno maggiormente subito l’impatto della pandemia. In questo senso, la tassazione della digital economy potrebbe essere un canale aggiuntivo attraverso cui reperire risorse in grado di finanziare le  politiche di sostegno al reddito ed alle imprese. In questo contesto, infine, l’introduzione di un aumento della prevista tassazione – da applicare esclusivamente alle transazioni tassabili realizzati durante il periodo di emergenza – è utile per evitare la distorsione del mercato causata dall’introduzione delle misure restrittive, quali la chiusura degli esercizi o la riduzione del loro orario di apertura.

Art. 1

(Interventi di sostegno finanziario a favore di operatori  economici per contrastare l’emergenza da Covid 19)

  1. Al fine di sostenere gli esercenti delle botteghe artigiane, delle micro, piccole e medie imprese operanti nel commercio di vicinato che, in conseguenza dei provvedimenti adottati dal Governo e dalle Amministrazioni regionali, siano stati penalizzati dalle misure restrittive, è riconosciuto un contributo a fondo perduto, ulteriore rispetto a quelli già previsti dal contesto emergenziale, pari all’80 per cento del fatturato maturato nel corso dell’anno tributario 2019.
  2. Agli oneri derivanti dal comma 1, si provvede mediante le maggiori entrate conseguenti all’attuazione del comma 3.

3.All’articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, sono apportate le seguenti modificazioni:

  1. a) al comma 36, lettera a), dopo la parola “ricavi” sono aggiunte le seguenti “derivanti da servizi digitali”;
  2. b) al comma 41, le parole “3 per cento” sono sostituite dalle seguenti “15 per cento”;
  3. c) al comma 41, vengono aggiunte le seguenti parole: “i ricavi derivanti da tutte le transazioni commerciali realizzati durante il periodo di emergenza a causa dell’eccezionale distorsione del corretto regime di concorrenza commerciale dovuta alle misure di contrasto disposte dal Governo a fronte dell’emergenza da COVID-19 sono sottoposti ad una aliquota straordinaria del 30%”
  4. Le risorse derivanti dall’attuazione del comma 3 affluiscono in un apposito Fondo istituito presso il Ministero dell’economia e delle finanze.
  5. Le risorse del fondo sono trasferite alle Regioni sulla base di un’intesa da assumere nella Conferenza Stato-Regioni.

NOTA TECNICA

 L’impianto per cui si propone la modifica è quello della Legge 145/2018 (Legge di Bilancio 2019) istitutiva della c.d. digital tax al 3%. Tale imposta si applica ai soggetti che prestano servizi digitali e che hanno un ammontare complessivo di ricavi pari o superiore a 750 milioni di euro, di cui almeno 5,5 milioni realizzati nel territorio italiano. L’articolato della proposta emendativa è formato da 5 commi suddivisi nel modo seguente:

– al primo comma vengono individuati i soggetti cui è rivolto il sostegno che è garantito dall’incremento della tassazione. Viene, altresì, individuato il criterio di tale sostegno;

– al secondo comma si rubricano le misure previste al seguente comma;

– al terzo comma vengono elencate le modifiche al testo della L. 145/2018 e, in particolare:

  1. a) la modifica alla lettera a) del comma 36, attraverso la quale si identifica meglio l’imponibile, allineandolo al disposto già presente nel successivo comma
  2. b) la modifica al comma 41, attraverso la quale viene introdotto l’aumento dell’aliquota
  3. c) l’introduzione di un nuovo passaggio al comma 41, utile per istituire un’aliquota straordinaria e applicabile solo nei periodi di emergenza.

– al quarto comma viene prevista, presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, l’istituzione di un Fondo nel quale affluiscono i maggiori introiti di cui ai commi precedenti;

– al quinto comma si definisce, infine, la metodologia di trasferimento alle Regioni della somma che costituisce tale Fondo, delegandola ad un’intesa da assumere nella Conferenza Stato-Regioni.

Il Disegno di Legge, quindi, prevede un innalzamento dell’attuale aliquota della digital tax, che passerebbe dal 3 al 15% e l’istituzione di un’aliquota straordinaria, da applicare esclusivamente nel periodo emergenziale, pari al doppio dell’aliquota strutturale, vale a dire pari al 30%. Prevede l’istituzione di un Fondo, da redistribuire alle Regioni, le quali sono obbligate ad utilizzarlo per ristorare esclusivamente le botteghe artigiane,  le micro, piccole e medie imprese operanti in contesto di commercio di vicinato e i titolari delle attività di ristorazione, cioè le attività che sono maggiormente colpite dalle misure restrittive adottate per fronteggiare la diffusione del contagio. Tale Fondo è alimentato, oltre alle entrate strutturali, da ulteriori entrate che vengono generate dall’innalzamento dell’aliquota al 30%, che opera esclusivamente durante il periodo epidemico (lockdown)

Alla Conferenza Stato-Regioni è demandata l’intesa attraverso la quale distribuire le risorse così incamerate.

NOTA ECONOMICO-FINANZIARIA

 La stima del gettito atteso dalla norma in vigore è stata preventivata, nelle note tecniche del Governo, in € 708 milioni dal 2020 in poi. Il presente Disegno di Legge, se approvato nella sua formulazione, potrebbe portare ad un maggiore introito, con l’aliquota al 15%, di circa € 2,5 miliardi. L’applicazione, infine, del raddoppio di tale aliquota, a valere esclusivamente nel periodo pandemico, potrebbe portare ad ulteriori introiti nelle casse statali stimati in 1,2 miliardi per un periodo di  6 mesi. Risulta evidente, al fine di una più dettagliata formulazione della nota economico-finanziaria, che il calcolo di tali introiti debba essere demandato all’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB) ed alla Ragioneria Generale dello Stato (RGS).