LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di Edoardo Ferrati

Vittorio Prato

Francesco Paolo Tosti (1846-1916),  Songs from away (20 canzoni in lingua inglese)

Vittorio Prato (baritono), Vincenzo Scalera (pianoforte); etichetta discografica Illiria (CD + fascicolo); reg. 2020

 

Quinto dei cinque figli sopravvissuti di Giuseppe, commerciante di Ortona (Chieti), studiò con Saverio Mercadante al Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli dove, ventenne, conseguì il diploma in violino e composizione. Iniziò a lavorare  organizzando spettacoli e dirigendo opere per le maestranze della ferrovia adriatica. Si trasferì a Roma dove, grazie a una buona voce di tenore, prese dimestichezza con gli ambienti mondani della capitale. Assunto come maestro di canto di Margherita di Savoia, la futura sovrana d’Italia. All’inizio del 1870 si trasferì in Inghilterra dove nell’80 entrò alla corte della regina Vittoria come maestro di canto. Insignito del titolo di grand’ufficiale del Reale Ordine Vittoriano, seppur riluttante accettò la cittadinanza britannica  (1906) che non gli impedì di ritornare più volte in Italia dove rientrò in modo definitivo nel 1916, stabilendosi a Roma dove spirò presso l’hotel Excelsior il 2 dicembre 1916.

Autore di oltre 500 romanze per voce e  pianoforte i cui testi vennero scritti, tra l’altro, da Antonio Fogazzaro e Gabriele D’Annunzio, sono stati interpretati dalle voci di Caruso, Gigli, Schipa, Di Stefano, Kraus, Bjorling, Pavarotti, Carreras, Bruson, Bocelli e Mina. Tra i brani più celebri si rammentano: L’alba separa la luce dall’ombra, Malia, Vorrei morire, Non t’amo più, L’ultima canzone, Ideale, ‘A vucchella, Marechiare (queste ultime due sono diventati classici della canzone napoletana).

Seppure musicista atipico, Tosti, uno dei maggiori maestri di canto dell’epoca, seppe, alla pari di D’Annunzio, costruirsi molta pubblicità in ambito internazionale. Ebbe rapporti con Verdi, Puccini e Mascagni. Frequentò con regolarità il circolo d’intellettuali presso l’ex convento di Francavilla al Mare, nato su iniziativa del noto pittore Francesco Paolo Michetti. Oggi la città di Ortona ospita a Palazzo Civico l’Istituo Nazionale Tostiano che ne custodisce molti manoscritti e dove una sala ospita la ricostruzione della dimora londinese con arredi originali. Inoltre, vanta il Teatro Vittoria, edificato nel 1929 in stile neoclassico-liberty, oggi intitolato a Tosti. Per il lettore che volesse approfondire la figura del musicista abruzzese, i due volumi di Francesco Sanvitale: F.P.Tosti vita e opere e Il canto di una vita F.P.Tosti (quest’ultimo in collaborazione con Andreina Manzo) usciti per i tipi di EDT/Allemandi, Torino nel 1991 e ’97, fondamentali per comprenderne la figura.

Non sono mai stato un ammiratore di Tosti, ritenuto grondante di mielosa retorica, forse imputabile a certe scelte interpretative, Ebbene, il presente disco smentisce il mio atteggiamento di riserva grazie a uno dei recitals più riusciti di questi ultimi anni che  ha per protagonista il baritono Vittorio Prato (foto). Carriera in forte ascesa internazionale, presenze in teatri e festival prestigiosi, considerato un belcantista con un repertorio che spazia dal Monteverdi al Novecento, con particolare attenzione a Mozart, Rossini e Donizetti, senza trascurare la musica barocca che un ruolo significativo nei suoi interessi.

La casa discografica Illiria è una etichetta che con raffinate proposte non cede alle lusinghe del mercato, realizzando prodotti editoriali di pregio. Venti Songs scritti nel periodo del soggiorno londinese dove spopolavano nei salotti dell’era vittoriana. Studio tecnico e saggezza di scelte sono gli assi nella manica di Prato; bene non solo la voce, ma anche la testa. L’attitudine a cantare sulla parola diventa naturalezza grazie all’appoggio del fiato e alla proiezione che sostiene la voce, ossia accentuare e colorire, non un semplice esecutore, ma un’artista. Al disco è accluso un  nutrito fascicolo a firma dello stesso Prato: scritto in un bell’italiano, non cade nella trappola dell’esegeta retorico o nel frustrato atteggiamento del cantante “votato a una missione”. Sono riflessioni su cosa significhi essere cantante oggi e viverlo ogni giorno, senza dimenticare il forte rapporto che lo lega alla sua terra natale di Puglia. Sensibilità ed esperienza emergono dall’accompagnamento pianistico di Vincenzo Scalera, noto specialista del genere, che instaura con Prato un garbato dialogo privo di scontata leziosità. Un disco che mi ha convertito sulla via di Damasco e consentito di scoprire la qualità migliore della musica di Tosti che si regge su una semplicità apparente e in grado di testimoniare la presenza di una melodia discorsiva ben articolata nel ritmo poetico anche in lingua inglese. E alla fine di demondée non c’è proprio nulla.