CURIOSITA’ NOVARESI 15 – BARBARA, LA NOVARESE AEROPITTRICE FUTURISTA, AVIATRICE E CANDIDATA AL PREMIO NOBEL PER LA PACE

Barbara – foto del 1939

Forse pochi Novaresi sanno che la loro città ha avuto una concittadina pittrice futurista, aeropittrice, aviatrice e infine candidata al premio Nobel per la pace.

Barbara (Olga Biglieri Scurto) nasce il 15 marzo 1915 a Mortara, nel cuore della Lomellina, in provincia di Pavia, da famiglia benestante. A Novara, dove la famiglia si trasferisce nell’estate del 1926, prende le prime lezioni di disegno (all’età di 11 anni) dal pittore Rinaldo Lampugnani. Quindi si iscrive all’Accademia di Brera a Milano, frequentandone i corsi per qualche tempo.

L’aeroplano diventa presto la sua passione: all’aeroclub di Cameri (Novara), all’inizio degli anni Trenta del Novecento, prende prima il brevetto di pilota e, dopo, il brevetto per gli aerei a motore. Il Futurismo teorizza nel manifesto dell’aeropittura (1929) la poetica del volo, così Barbara ha l’occasione di collegare la sua passione di aviatrice con l’interesse per la pittura. Nel 1935 entra in contatto con l’ambiente futurista animato da molti pittori e poeti e, tra gli altri, da quel poeta Ignazio Scurto, che diventerà suo marito nel 1939 (dal matrimonio nacquero due figlie e la nuova famiglia andò ad abitare per alcuni anni nella nota, antonelliana Casa Bossi di Novara) (nella foto Barbara nel 1939).

Dal 1936 assume il nome d’arte di Barbara, legalizzando la sua volontà con un atto notorio. Il 30 marzo 1938 inaugura la sua prima

Aeropittura di città – 1939

personale al Broletto di Novara e viene scoperta per caso dal fondatore del movimento futurista Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), che aveva visto un suo quadro, destinato appunto alla sua prima personale, nella vetrina di un corniciaio milanese. L’aveva voluta quindi conoscere e aveva molto apprezzato le sue opere, anche perché aveva trovato nella stessa persona l’aeropittrice futurista e l’aviatrice. Così scrisse Marinetti di Barbara nel 1938: “Sono lieto di dichiarare che la signorina Barbara è una aeropittrice geniale e che con quadri importanti ha partecipato all’ultima Biennale veneziana. Barbara presenterà le sue nuove opere nelle sale della Quadriennale. Ho molta fiducia nel suo ingegno pittorico”. Nel 1938 è infatti invitata alla XXI Biennale di Venezia, dove espone “L’aeroporto abbranca l’aeroplano”, firmando “Barbara aviatrice futurista”. E’ presente alla III Quadriennale di Roma del 1939 (nella foto il dipinto “Aeropittura di città” esposto nella rassegna) e quindi alle Biennali del 1940 e del 1942, oltre che alla Mostra d’Oltremare di Napoli del 1940. I suoi quadri sono assolutamente in linea con gli orientamenti del Futurismo, ma non crede nella “guerra sola igiene del mondo” e ritiene il movimento troppo “maschilista e dittatoriale”. La sua esperienza futurista termina nel 1942, anche se espone ancora come futurista alla Quadriennale di Roma nel 1943; negli stessi anni abbandona anche il volo.

Il suo antibellicismo aumenterà con il coinvolgimento del giovane marito nella seconda guerra mondiale, inviato prima in Francia e poi in Russia. Dalla Russia tornerà minato nel fisico e nello spirito, morendo nel 1954 a Milano, dove aveva trovato lavoro come giornalista a “La Notte”. Barbara restata così nuovamente sola, con due bambine, si rifugia in montagna, in Val d’Ossola. Nel dopoguerra sospende per diversi anni la sua attività di pittrice, svolgendo invece quella di scrittrice (scrivendo anche novelle “rosa” per puro sostentamento) e quella di giornalista, specializzandosi nel mondo della moda e con collaborazioni alla Radio (conduzione di “Stella Polare”, una trasmissione quotidiana di moda) e alla Televisione, realizzando inoltre inchieste sul costume e sui problemi della donna. Nel 1959 acquista una casa a Roma e vi si trasferisce, allargando i suoi orizzonti alle filosofie orientali.

Quando riprende a dipingere, dopo la metà degli anni Sessanta, si dedica all’acquarello. Negli anni Settanta si accosta alla pittura di strada e realizza murales. A seguito poi di un impegno sociale e politico, realizza opere di critica e denuncia della società consumistica. Dalla fine degli anni Settanta inizia a viaggiare: Cuba, Unione Sovietica, Canada, Giappone. L’interesse per la creatività dei bambini la porta a partecipare al Festival Internazionale dei Bambini a Yalta (1978) e al Festival Mondiale della Gioventù a Cuba (1979). Nel 1980 organizza a Roma, all’interno del Festival Nazionale della Donna, una mostra-dibattito, alla quale partecipa anche come artista, mostra che sarà quindi portata a Napoli e a Bologna.

Targa del Largo Barbara

Nel 1982 è tra le promotrici del Coordinamento Nazionale Donne Arte Cultura, che si distingue subito per una azione artistica in favore della pace. Vi partecipa con l’opera “L’albero della pace” (m. 10 x 1,80), un rotolo di tela sul quale sono riportate le impronte delle mani di centinaia di persone: artisti, scrittori, politici (come Sandro Pertini e Enrico Berlinguer), premi Nobel (tra i quali Rita Levi Montalcini) e persone comuni, bambini, operai, monaci, malati, perfino alcuni superstiti della bomba atomica su Hiroshima del 1945. Tutte queste impronte formano un grande albero, la cui chioma appare illuminata. Per questo straordinario lavoro Barbara sarà candidata nel 2000 (anche se non vincerà) al premio Nobel per la Pace da diverse istituzioni italiane e giapponesi. “L’albero della pace” è stato donato il 15 agosto 1986 al Museo Commemorativo di Hiroshima. Nel 1998 pubblica “Barbara dei colori”, una autobiografia in cui rievoca anche la sua presenza alla Biennale del 1938, scrivendo: “Non mi sfiorò neppure l’idea che Marinetti, in quel momento, stava ‘catturando’ un caso nuovo nel Futurismo, un caso che poteva far notizia: un’aviatrice, diceva lui; l’unica donna aviatrice del movimento futurista. Non capii che solo quello gli importava, e non come sapevo dipingere”.

Nel 2001 viene allestita a Roma una sua grande mostra antologica presso il Tempio di Adriano. Morirà nella capitale il 10 gennaio del 2002 a 86 anni e fino alla sua morte ha continuato a dipingere. La grande tela “L’albero della pace” è tornata in Italia nell’ottobre 2002, poco dopo la sua morte, nell’ambito dell’iniziativa “CentoEventigiorni – Città della Pace”, ideata per il XXVesimo anniversario del pontificato di Giovanni Paolo II.

Importante figura futurista, Barbara era quindi approdata al movimento pacifista e al femminismo, senza peraltro sconfessare il suo passato (nel 1995 intervenne alle celebrazioni in onore di Marinetti, parlando delle donne futuriste e nel 1998 partecipò al seminario sulle aeropittrici futuriste).

A Novara, lungo il Baluardo Quintino Sella, il Largo dietro la statua di Costantino Perazzi, è stato dedicato a questa nostra famosa concittadina. Nella relativa targa (nella foto) possiamo infatti leggere: “Largo Olga Biglieri Scurto detta Barbara, aeropittrice (1915-2002)”. A Barbara è stato inoltre intitolato il salone per esposizioni al piano terra del palazzo del Broletto. Anche Roma non l’ha però dimenticata e le ha dedicato una via nel quartiere Torrino-Mezzocammino.

Enzo De Paoli