PIEMONTE ARTE: DE WAN, SALAMON, CHRISTO E JEANNE-CLAUDE, REVIGLIO, FUKUSHI ITO, MAQUIAMELO, CASTANO, LANINO, CARMELITANI, AYMONOD…

Coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo

“CROMATICHE APPARENZE”. MOSTRA PERSONALE DI ROBERTO DE WAN

Domenica 9 ottobre si apre al pubblico alle ore 11.00, nella sala mostre Juvarra della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino in piazza Carlo Alberto 3, la mostra personale di Roberto De Wan “Cromatiche apparenze”, esposizione a cura di Angelo Mistrangelo. Il 7 ottobre l’inaugurazione della mostra alle ore 17.30 è riservata ai giornalisti, ai critici d’arte e alle autorità istituzionali ed imprenditoriali. Ospitata all’interno del programma culturale della Biblioteca Nazionale Universitaria, con la collaborazione dell’Associazione Amici della Biblioteca Nazionale Universitaria e il patrocinio della Regione Piemonte e della Città di Torino, la personale di Roberto De Wan si sviluppa nella sala espositiva secondo una disposizione lineare che unisce diversi soggetti, figure, paesaggi fortemente espressivi e visioni astratte, in una narrazione composta da 50 opere, tra le quali “La dame rouge” del 2021, un autoritratto di Roberto De Wan con la moglie Roberta, sullo sfondo di Porta Nuova a Milano. Un particolare del dipinto è l’immagine guida dell’esposizione. Le scansioni della stagione pittorica di Roberto De Wan appartengono a un tempo di personali e appartate ricerche, a una dimensione dove segno e vibrazioni cromatiche stabiliscono determinate connessioni con l’immagine evocata, con una narrazione che sottolinea l’energia di una concreta, dirompente, netta figurazione. Vi è nell’artista la volontà di trasmettere una misura espressiva senza condizionamenti e ripensamenti, senza limiti nel consegnare e consegnarci il senso profondo della lettura e interpretazione delle quotidiane percezioni. Nulla è affidato al caso o a un’armoniosa piacevolezza o, ancora, a un discorso di maniera, ma si coglie, pagina dopo pagina, la ricerca e l’adesione a una linea essenziale, alle singolari silhouettes delle figure femminili viste e risolte con un’impostazione realista nella definizione del segno – colore – simbolo che unisce impegno appassionato, spiritualità, espressione dal forte temperamento. Un’interiorità che si identifica con la sequenza delle opere esposte alla Biblioteca Nazionale Universitaria, che travalica sogni e ricordi, incontri e sperimentazioni per trasmettere al fluire dei giorni un racconto che tende alla purezza, mentre la coscienza del pittore appare quale risultato della sua conoscenza, tra una personalità sottilmente inquieta e gli accordi dei rossi e la profondità assoluta dei neri, in una sorta di dialogo continuo e inesausto.

“[…] Un dialogo e un’emozione riconoscibili, in particolare, attraverso la luce che accende un volto, esprime un’ispirazione sensibile e affettiva che documenta lo spirito del tempo e, in sintesi, restituisce il clima di un’intima e intera esistenza.

Le infinitesimali e complesse pulsioni emotive trasformano i sentimenti in colori estremamente vitali con pennellate violente, aspre e figure distorte, che sembrano ispirate dall’arte primitiva, con motivi grotteschi e fantastici, che si possono ascrivere alla corrente sperimentale del collettivo COBRA da Karel Appel a Constant e Asger Jorn.”

Angelo Mistrangelo

 

I PRIMI VENT’ANNI DELLA ‘ELENA SALAMON ARTE MODERNA’

Festa: giovedì 29 settembre dalle ore 18 – via Torquato Tasso, 11 (piazza IV marzo)

La Galleria Elena Salamon Arte Moderna (piazza IV Marzo) quest’anno festeggia 20 anni di  attività. L’avvicinarsi del compleanno permette alla gallerista di ripercorrere le tappe che hanno scandito la crescita della galleria dal 2002 a oggi. Nipote e figlia d’arte, Elena Salamon è cresciuta respirando opere, fiere, mostre e artisti. A partire dagli anni Cinquanta i nonni aprono la prima  galleria di stampe, negli anni a seguire allestiscono mostre di Mantegna, Dürer, Hokusai, Toulouse Lautrec e molti altri maestri. Nei primi anni Settanta i figli Gian Alvise, Silverio e Harry aprono tre    gallerie  indipendenti. L’odore della carta lo respira fin da piccola nello spazio espositivo della nonna dove impara a fare i passepartout. È grazie a lei, una signora dai  modi gentili e garbati, che impara l’amore per le “piccole cose belle”. Al contempo è per merito del padre, durante i suoi ultimi anni di vita, che ‘impara a comprare’ le opere, ricono-scerne la veridicità e a stimarne il valore. Nel 2002, dopo la morte del padre, Salamon decide di aprire una piccola galleria. Le è presto chiaro che il colore dovrà essere l’essenza del suo spazio creativo. I lavori che tutt’oggi espone, infatti, trasmettono sentimenti positivi di leggerezza e joie de vivre, oltre a essere originali e di qualità. Si specializza in stampe originali del Nove-cento e in stampe giapponesi del periodo Ukiyo-e e Shin Hanga, con qualche escursione nell’arte antica. In questi vent’anni Elena Salamon allestisce diverse mostre monografiche sia su ar-tisti del Novecento quali Matisse, Mirò, Chagall, Warhol, Calder, Picasso,      Braque,  Delaunay sia su maestri giapponesi come Hokusai, Hiroshige, Utamaro, Hasui, oltre a qualche rassegna collettiva a tema sugli Impressionisti e sull’Arte astratta.

La festa per celebrare l’anniversario della Galleria si terrà giovedì 29 settembre dalle ore 18.00.

Orari di apertura galleria: Martedì, mercoledì e venerdì dalle ore 15 alle ore 19 Giovedì e sabato dalle ore 10.30 alle ore 19 (orario continuato)

 

CHRISTO E JEANNE-CLAUDE.PROJECTS

Castello di Miradolo, 15 ottobre 2022 –16 aprile 2023

Un anno dopo la scomparsa di Christo Vladimirov Javacheff, il Castello di Miradolo dedica a Christo e Jeanne-Claude, la coppia che ha rivoluzionato il concetto di opera d’arte e il suo processo di realizzazione, la mostra Christo e Jeanne-Claude. Projects,che espone tecniche miste, collages, fotografie e video delle loro opere più famose, insieme ad altri lavori di alcuni artisti che hanno influenzato la loro produzione artistica e il loro pensiero. Curata da Francesco Poli, Paolo Repetto e Roberto Galimberti, con il coordinamento generale di Paola Eynard, la mostra, realizzata grazie alla collaborazione con la Fondazione Christo e Jeanne-Claude di New York, presenterà circa sessanta opere, tra tecniche miste e collages, accompagnate da un’ampia sezione fotografica e dalla proiezione dei video che documentano la realizzazione delle monumentali installazioni artistiche.Da5.600CubicmeteresPackagedi DocumentaI Va Kassel (1968), una struttura gonfiabile in polietilene alta circa 85 metri, a The London Mastaba (2018), l’opera monumentale sul Serpentine Lake di Hyde Park formata da 7.506 barili dipinti ed impilati uno sull’altro a formare un tronco di piramide galleggiante. Da Valley Curtain(1972) il telo di 380 metri che ha colorato di arancione la vallata di Rifle in Colorado, a The Floating Piers(2016),la passerella di 3chilometri che nel 2016 ha fatto camminare oltre unmilione di persone sulle acque dellago d’Iseo. E poi ancora Surrounded Island(1983), che ha circondato undici isole della baia di Biscayne a Miami con una cintura di polipropilene fucsia, Over The River(1992-2017, non realizzata), The Umbrellas (1991), The Gates(2005), il percorso di 30 chilometri di “portici” che ha attraversato il Central Park di New York, Running Fence(1976), The Pont NeufWrapped(1985), l’imballaggio del più antico ponte di Parigi, e l’impacchettamento del Reichstag di Berlino(1995) con tessuto argentato. A questo nucleo centrale, si affiancano due ampie sezioni, che intendono creare un ideale confronto tra le opere di artisti differenti e i lavori e il pensiero di Christo e Jeanne-Claude. La prima è dedicata al Nouveau réalisme, importante movimento parigino del decennio 1960/70, con opere di Klein, Spoerri, Rotella, Arman e Raysse, che rappresenta l’incontro diChristo con il mondo e il contesto parigino ed europeo dopo gli studi a Sofia, Praga e Vienna.

La seconda sezione pone in relazione i progetti di Christo e Jeanne-Claude, che hanno sempre rifiutato le etichette e le definizioni del loro lavoro, descrivendo la loro arte piuttosto come environmental art, con il vasto movimento internazionale della Land Art, corrente nata negli Stati Uniti, alla quale si sono affiancate, in ambito europeo e internazionale, molte “esperienze d’arte” che vedono come fulcro della loro riflessione e azione il rapporto dell’uomo con la natura e con il paesaggio: significative e storiche opere di Richard Long, Hamish Fulton, Andy Goldsworthy, Ólafur  Elíasson, Giuseppe Penone, Germano Olivotto, le fotografie originali di Gianfranco Gorgoni dei “lavori manifesto” della Land Art di Walter De Maria, Robert Smithson, Michael Heizer, Dennis Oppenheim e James Turrell. L’esposizione sarà accompagnata da un’inedita installazione sonora a cura del progetto Avant-dernière pensée che si svilupperà lungo il percorso espositivo. Nelle sale e nel Parco, parallelamente alla mostra, si articolerà, come di consueto, il progetto Da un metro in giù: un percorso didattico per i visitatori di tutte le età per imparare, con gli strumenti del gioco, a osservare le opere d’arte e la realtà che ci circonda.

 

CUNEO. “ARCHITETTURE E SACRALITÀ’.OMAGGIO A ROMANO REVIGLIO (CHERASCO 1928 – 2008)

Inaugurazione venerdì 30 settembre 2022 alle ore 18 presso la galleria ARTE+  in via Chiusa Pesio 6, Cuneo

L’evento, vuole presentare due temi cari all’artista cheraschese: le achitetture urbane (chiese, palazzi, strade cittadine) che hanno reso celebre e riconoscibile l’arte di Reviglio e i soggetti sacri che esprimono l’interiorità dell’animo del pittore. La pittura di Reviglio è una pittura di getto, decisa e “graffiata” senza ripensamenti. I colori utilizzati sono forti e rappresentano una realtà vista con gli occhi dell’animo. Innumerevoli sono le mostre realizzate da Reviglio sul territorio nazionale; l’esordio artistico risale al 1954 con la prima mostra a Cherasco. In esposizione saranno presentate al pubblico una quarantina di opere pittoriche realizzate a cavallo tra gli anni 1950/’60. La mostra ad ingresso libero verrà inaugurata venerdì 30 settembre alle ore 18,00 e sarà visitabile fino al 16 ottobre 2022 (nei giorni di venerdì, sabato e domenica) con orario 15,30 – 19,30.

 

 

GIULIO PAOLINI VINCITORE DEL PREMIO IMPERIALE 2022 PER LA PITTURA

Giulio Paolini ha vinto il Praemium Imperiale 2022 per la pittura. Il prestigioso riconoscimento gli sarà conferito a Tokyo il 19 ottobre dal Principe Hitachi, Patrono onorario della Japan Art Associaton, insieme agli altri vincitori: Ai Weiwei (Cina) per la scultura, Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa dello studio SANAA (Giappone) per l’architettura, Krystian Zimerman (Polonia/Svizzera) per la musica e Wim Wenders (Germania) per il teatro/cinema. Gli artisti sono premiati per i risultati conseguiti, per l’influenza da essi esercitata sul mondo dell’arte a livello internazionale e per il contributo dato alla comunità mondiale con la loro attività. Tra gli artisti internazionali già insigniti del Premio Imperiale per l’importanza e l’originalità del loro contributo si ricordano Louise Bourgeois, Daniel Buren, Christo, Jasper Johns, Ilya e Emilia Kabakov, Anish Kapoor, William Kentridge, Anselm Kiefer, Bruce Nauman, Sigmar Polke, Robert Rauschenberg, Gerhard Richter, George Segal, Richard Serra, Antoni Tàpies, Cy Twombly e Bill Viola. Tra gli artisti italiani che l’hanno conseguito in passato: Enrico Castellani, Mario Merz, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto e Arnaldo Pomodoro.

Il Praemium Imperiale è il più importante e prestigioso premio d’arte esistente e viene assegnato in cinque discipline: pittura, scultura, architettura, musica, teatro/cinema.

Giunto alla 33a edizione, è cresciuto fino ad acquisire una indiscussa rilevanza nel mondo dell’arte. Esso conferisce un riconoscimento internazionale in campo artistico analogo a quello dei Premi Nobel per le scienze e la letteratura.

Nella foto: Giulio Paolini nel suo studio, Torino, 2022, ph. archivio Paola Ghirotti

 

ACCADEMIA ALBERTINA: MAQUIAMELO

Maquiamelo, artista colombiano con frequentazioni ed esperienze internazionali, soprattutto statunitensi, con le sue opere, irriverenti ed ironiche, in grado di far riflettere sulla storia e sul presente di un continente, quello sudamericano, e di uno dei suoi paesi pi. rappresentativi, la Colombia, con un linguaggio in grado di essere compreso in uno scenario globale, ma al tempo stesso fortemente intriso del “genius loci” della sua terra. […] Nelle opere di Maquiamelo si possono rinvenire gli elementi salienti della storia del continente e della sua nazione, la Colombia, che ha vissuto in pieno tutte le vicende storiche da me sinteticamente descritte. Infatti, possiamo notare, come meglio descrivere, sia il richiamo alla storia delle antiche civiltà precolombiane che le contraddizioni del presente, sotto la cappa talvolta soffocante della cultura americana. Maquiamelo, nato nel 1972, generazionalmente un protagonista a tutti gli effetti della stagione postmoderna e, come tale, il suo linguaggio si sviluppa in una dimensione eclettica, dove passato e presente convivono per dare corpo ad una prospettiva futura.

Il suo stile conduce verso un rinnovamento della pratica concettuale della scultura e dell’installazione della seconda metà del Novecento, con una originale poetica del reperto e dell’oggetto. Parte prioritaria di questa mostra sono le “Teste”, opere che hanno dato all’artista una riconoscibilità. ed una visibilità. internazionali.

MAQUIAMELO

dal 24 settembre al 6 novembre 2022

La mostra sarà visitabile il sabato e la domenica, dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso alle 17.30)

Ingresso 5 euro biglietto intero / 3 euro biglietto ridotto / gratis con l’Abbonamento Musei Torino Piemonte

 

MONCALIERI. MOSTRA: FUKUSHI ITO. NULLA PIÙ CHE SCRIVERE

Sabato 1 ottobre – ore 17.00 – Castello di Moncalieri

Piazza Baden Baden – Moncalieri (TO)

Inaugurazione

Tutta l’opera di Fukushi Ito ruota intorno al tema del recupero della propria identità, in un dialogo costante tra cultura orientale e occidentale, per trovarne i punti d’unione e di forza. Nulla più che scrivere è un omaggio a due autrici giapponesi, Murasaki Shikibu, la prima autrice donna e Higuchi Ichiyo, prima scrittrice della modernità. L’omaggio a queste due fondamentali figure della letteratura è reso, come nel precedente lavoro su Mishima, attraverso medium contemporanei: siamo di fronte a un racconto che parte dal passato per arrivare ad oggi, attraverso un lavoro di recupero della manualità calligrafica con mezzi tecnologici. L’opera di Ito è anche un omaggio alle donne e per questo viene inserita all’interno del Castello di Moncalieri, residenza ultima di Maria Letizia Bonaparte, donna illuminata e reale amata dai cittadini, a cui è dedicato l’allestimento permanente del Castello. Fukushi Ito è nata a Nagoya nel 1952. Nel 1980 si trasferisce in Italia, dove tuttora vive e lavora. L’appartenenza a due culture così diverse la porta a sviluppare un concetto particolare di “patria”: nelle sue opere Oriente e Occidente dialogano attraverso l’unione di materiali antichi e contemporanei, alla ricerca della perfetta sintesi artistica tra i due mondi. La mostra sarà visitabile dal 1 ottobre al 6 novembre 2022, con visite accompagnate in gruppo a cura del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude.

Prenotazione obbligatoria su www.lavenaria.it.  Per orari e informazioni tel. 011 4992333

 

 

PINO TORINESE. MOSTRA DI  ALDO CASTANO

Quest’anno ricorre il centenario della nascita di un importante pittore e incisore pinese, Aldo Castano. Maestro nella nostra scuola elementare, era anche Maestro nell’arte, pinese per scelta di cuore e di anagrafe. Verrà ricordato e celebrato con una mostra epocale, destinata a segnare il nostro tempo artistico con 147 opere messe a disposizione dai proprietari di una straordinaria collezione, i coniugi Ciuffardi – Cosentino.  Fino al 15 ottobre 2022, dal lunedì al mercoledì ore 14-18,30 – dal giovedì al sabato ore 9-12 / 14-18,30. Biblioteca civica, via Folis 9, Pino Torinese. Le opere esposte sono in vendita con una particolarità: tutti i pinesi con un solo euro (non un centesimo in più) hanno l’occasione di acquisire in comproprietà una delle opere (la copa, in piemontese-incisione in bianco e nero su carta speciale con poesia in tema di Nino Costa) che sarà esposta in Sala Consiglio con i nomi dei donatori. La sottoscrizione, che deve raggiungere la cifra di 400 euro, è aperta alle scuole, ai gruppi associativi, al mondo sportivo, a tutte le aggregazioni sociali di Pino.

Aldo Castano (1922 Novara – 1980 Pino Torinese), appassionato di ogni forma d’arte, dalla pittura su tela, su cartone, su masonite alle incisioni in bianco-nero, ha vissuto lo slancio educativo a favore dei bambini pinesi, di cui è stato maestro, e la passione divorante per l’arte, in ogni forma possibile, con esiti di alta qualità e riconoscimenti di validissimi ed esigenti critici come Marziano Bernardi. Decine di maestre pinesi (tra loro anche la compianta De Lorenzo Rogna), ai tempi della Direzione Didattica di Celestina Costa, hanno seguito i suoi corsi di tempera. È accaduto anche ad Anna Maria Ciuffardi, figlia di quell’eccezionale Maresciallo Maggiore dei Carabinieri, già Comandante della stazione di Pino e poi della Tenenza di Chieri, scomparso quasi centenario dopo una vita spesa – dopo il lavoro – nel mondo dell’arte e degli artisti. Sodale di Felice, Daphne e Francesco Casorati, di Aldo Castano, di Nino Costa e dei suoi figli. Questa mostra è una storia di amicizia che vive oltre le generazioni, nel ricordo di Nello Ciuffardi, un maresciallo insolito, che organizzava mostre d’arte per gli amici, che procurava loro le tavole di legno di pero da usare come matrici per le xilografie, che rifiutava ogni compenso in denaro e che raccoglieva, con grande rispetto e ammirazione, incisioni e dipinti. Il tutto in un periodo felice e ricco e artistico anche per Pino Torinese, tra gli anni ‘50 e la conclusione degli anni ‘70. Il paese accoglieva il Centro psico-medico-sociale del dott. Augusto Regis (medico condotto) e dell’amatissima dott. Cecilia Papi e lo slancio culturale dei fratelli Rogna, figli del molto considerato farmacista, dott. Luigi. Anni importanti per il paese, ormai non soltanto sede di villeggiatura estiva e di salvezza dalle pandemie cittadine di Sette e Ottocento (peste e colera), ma focolaio di produzioni artistiche, pittoriche e architettoniche (abbiamo un edificio scolastico realizzato da Fulco Pratesi, architetto forse più noto come fondatore del WWF e difensore dell’ambiente vegetale e animale): si affollano sulla penna (meglio sul computer) i nomi dei Giani, dei Cuzzi e di altri meno famosi, ma ugualmente vocati a soluzioni d’arte di grande livello. Torniamo al maestro Castano, tale non solo – lo ripetiamo – per vocazione pedagogica, ma anche nell’ambito, riservato a pochi, del segno artistico di valore. Alcune delle sue xilografie rivelano comune unità di sentire con le emozioni di Ottone Rosai nella sua S. Leonardo, altre invece, come le dedicate ai “fiori secchi”, ricordano la fragilità della natura e dell’uomo, fino a concordare con il biblico Quoelet: ”Tutto è vanità”. Deperibile e annullabile in un soffio di tempo. Raccontata per sommi capi la grandiosità dell’evento e lo spessore culturale dell’artista che ne è al centro, sono ancora due i compiti della narrazione: il dovuto ringraziamento con entusiasmo e cuore nei confronti dei coniugi Ciuffardi Cosentino (hanno reso possibile la mostra offrendo numerose incisioni e dipinti, in tutto 147 opere di Aldo Castano e una di Daphne Maugham, in eccellente stato di conservazione e oggi a disposizione della comunità con atto di generosa sostenibilità, anche a favore delle future generazioni) e la rivelazione di una particolarità davvero insolita dell’evento che si inserisce nelle Giornate Europee del Patrimonio Locale. Infatti una delle opere di Castano, La copa, grande incisione trasferita su carta speciale, accompagnata dai versi di Nino Costa, sarà disponibile per i pinesi che potranno acquistarla a 1 euro (non un centesimo di più) e renderla patrimonio della comunità, esposto in Sala Consiglio con i nomi di tutti i donatori.

 

GALLERIA BENAPPI: ENCOUNTER NARRATIVES

29 settembre/ 12 novembre 2022

La Galleria Umberto Benappi di Torino ospita nei sui spazi Encounter Narratives, a cura di Lóránd Hegyi, primo appuntamento della rassegna Promenade. Promenade è un progetto espositivo, composto da tre mostre, il cui intento è quello di concentrarsi sulla rivisitazione delle visioni estetiche ed artistiche di una specifica generazione di artisti, la cui carriera e il cui destino sono stati profondamente legati agli anni ‘80. Promenade mette il pubblico a confronto con l’opera pittorica di alcune figure rappresentative di questo periodo di transizione caratterizzato da fondamentali cambiamenti concettuali riguardanti la storia, la mitologia, l’arte e le metafore culturali. La maggior parte delle opere presentate sono opere contemporanee che rivelano l’attuale orientamento dei loro creatori pur evocando contesti specifici degli anni ‘80, momento in cui nuove ed inedite connessioni culturali tra i diversi campi delle esperienze e delle proiezioni umane sono entrati a far parte della prassi artistica. La mostra Encounter Narratives presenta una selezione complessa e multistrato di opere di tre artisti provenienti da Italia, Austria ed Ungheria. Tre pittori della stessa generazione i cui esordi sembrano inseparabili se si considerano i profondi e fondamentali cambiamenti del paradigma dell’arte tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80. Questo periodo turbolento ha visto, da un lato la delegittimazione lentamente affermata di alcune strategie tardo-moderne, la perdita di credibilità di qualsiasi formalismo elitario e di sistemi tautologici riduttivi, e la revisione dell’ottimismo espansionistico dell’Avantgarde, dall’altro una svolta appassionata ed eloquente verso il soggettivismo, l’eclettismo e le narrazioni personali, introverse, o meglio indirizzate verso l’appropriazione soggettiva di certe metafore culturali mitologiche e archetipiche. Riferimenti storici e modelli psicoanalitici e antropologici sono stati inseriti in vocabolari visivi di nuova elaborazione, basandosi su citazioni libere e fluide, su citazioni di linguaggi eterogenei dell’intera storia dell’arte, così come su segnali di “bassa” cultura, su sistemi segnici sub-culturali urbani e persino su modelli etnografici. Possiamo osservare un’apertura radicale anche verso soggetti letterari e mitologici, così come l’eliminazione di alcuni tabù modernisti come l’evitare la resa mimetica del mondo visibile e la confessione della necessaria evoluzione verso la purezza e l’astrazione. Al suo posto si ripropone anche la ricerca di identità personali e micro-comunitarie, la ridefinizione della concretezza e dei sistemi di valori pluralistici. Come chiaramente formulato da Arthur C. Danto: “la concretezza dei sé concreti nelle loro società immediate” è diventata il vero soggetto di un universo visivo eclettico sofisticatamente elaborato. Esempi reinterpretati e attualizzati del Manierismo, del Barocco, del Romanticismo, del Simbolismo o della Pittura Metafisica sono stati integrati, o meglio fusi, in nuove organizzazioni linguistiche di segnali e modelli di diversa origine e l’auto-interrogazione del ruolo dell’artista è diventata una delle questioni centrali del pensiero artistico postmoderno. La voce di Gianni Dessì riflette l’immagine dell’artista intellettuale, l’artista inteso come pensatore, il cui oggetto di studio è l’intera storia culturale, a partire dall’eredità dei grandi Maestri, dalla biblioteca della memoria e dalla raccolta di esempi del passato. Il suo atteggiamento si basa sulla rivisitazione del Manierismo e del Romanticismo; il suo lavoro si ispira a modelli di riferimento e di reinterpretazione della storia dell’arte. Esamina i sistemi visivi della rappresentazione di alcune realtà intelligibili e di modelli che mettono in discussione la posizione dell’artista e dell’opera d’arte nell’orientamento universale. Così facendo, il lavoro di Dessì propone una lettura parallela: da un lato la ricerca drammatica, profondamente personale e interrogativa, di definizioni del destino individuale, nonché del percorso dell’artista, e dall’altro l’aspetto intellettuale e ontologico della localizzazione universale della rappresentazione artistica dell’insieme. Alois Mosbacher ha elaborato un enorme arsenale di oggetti enigmatici, non definiti, figurazioni strane e inesplicabili, che rappresentano elementi della natura e oggetti combinati artificialmente. Nel fascino della sua pittura spazi misteriosi, confusi, labirintici, foreste e campi con alberi, fiori e piante, e l’intera ricchezza vegetativa, si trasforma permanentemente in un mondo di oscurità caotico, irrazionale e irritante. L’universo pittorico di Alois Mosbacher offre una metafora visiva della nostra realtà come un palcoscenico oscuro, irrazionale e un po’ teatrale, privo di una struttura interna chiara, che manca di coerenza e logica e sembra funzionare sotto la direzione di regole invisibili, inesplicabili e irrazionali. L’approccio di László Fehér, alla memoria e alle esperienze storiche collettive, o meglio al doloroso processo di irreversibile perdita di questa memoria, alla lenta scomparsa di precedenti vite e destini, riempie di emotività il suo universo pittorico e provoca, attraverso le sue immagini, una immediata partecipazione, o meglio una autoidentificazione catartica. L’opera di Fehér testimonia l’orientamento intellettuale per eccellenza della sua generazione, che ha iniziato l’attività artistica a metà degli anni ‘70 e l’ha consolidata negli anni ‘80 e ‘90. Al centro del suo lavoro artistico ci sono il ripensamento e la rivalutazione delle capacità narrative della pittura contemporanea, la creazione di una narrazione complessa e referenziale, che riflette diversi livelli e aspetti del nostro orientamento estetico ed etico basato sulla molteplicità anche di sistemi linguistici visivi e sulle loro connotazioni referenziali, nonché sulla molteplicità delle identità e sulla contestualizzazione culturale.

Galleria Umberto Benappi

Via Andrea Doria 10 – 10123 Torino – Mar. – Sab. 10-13 / 15-19

 

 

BENE VAGIENNA. MOSTRA “ASPETTI DEL CONTEMPORANEO TRA TRADIZIONE E RICERCA

 

BIELLA. ENTRA NELLE COLLEZIONI DEL MUSEO DEL TERRITORIO BIELLESE “LA LAPIDAZIONE DI SANTO STEFANO” DELLA BOTTEGA DI BERNARDINO LANINO

Una nuova opera entra a far parte delle collezioni del Museo del Territorio Biellese: dal 30 settembre, grazie al deposito voluto da Banca Patrimoni Sella & C., sarà possibile ammirare “La lapidazione di Santo Stefano” della Bottega di Bernardino Lanino che sarà allestita nella sezione permanente storico-artistica, accanto alle altre opere del Cinquecento già presenti in collezione. Proprio venerdì 30 settembre alle 17.30, per celebrare questo nuovo inserimento, è stata organizzata una conferenza con visita guidata dal titolo “Sulle tracce di Bernardino Lanino. Un originale perduto e un inedito ritrovato”. Evento che idealmente chiude la mostra “I 250 anni della Diocesi di Biella”, presente in Museo dal 2 giugno scorso. Dopo un saluto introduttivo delle autorità, interverranno Daniela Magnetti, direttrice artistica di Banca Patrimoni Sella & C., Simone Riccardi e Filippo Timo, storici dell’arte, coordinati da Alessandra Montanera, conservatore storico-artistico del Museo del Territorio Biellese. “La Lapidazione di Santo Stefano”, recentemente riscoperta in collezione privata e acquisita da Banca Patrimoni Sella & C., è la copia di un archetipo di Bernardino Lanino, oggi disperso. Si tratta dell’esemplare più vicino, fra quelli noti, all’originale perduto. L’opera originaria da attribuirsi a Bernardino Lanino (Mortara 1512 – Vercelli 1583), era un dipinto su tavola, conservato presso la Chiesa di San Sebastiano a Biella fino al 1816. Il ritrovamento della tela qui esposta consente un importante approfondimento di studio. In seguito al restauro e ai risultati della diagnostica scientifica effettuata, è da collocarsi intorno agli ultimi anni del Cinquecento. Dunque, vicinissima all’originale e creata all’interno della bottega del Lanino stesso. Un fatto di grande interesse per la ricostruzione di una pagina perduta della storia dell’arte piemontese del secondo Cinquecento.

 

CONVEGNO SUL QUARTO CENTENARIO DEI PADRI CARMELITANI A TORINO

 

MOSTRA  GABRIELE GARBOLINO RU’, UGO GILETTA, LUIGI STOISA

Inaugurazione sabato 1 ottobre 2022 ore 16,30 – Piazza Suardi – Piscina (TO)

Durata mostra: 1 ottobre2022 – 9 ottobre 2022. Orari  Sabato15,30‐18, Domenica 10‐12       15,30‐18. Visite guidate gratuite al museo all’aperto il sabato e la domenica ore 16

Sono passati trent’anni dalla fondazione di Piscina Arte Aperta, ora diventato Museo Civico di Arte contemporanea, all’aperto che annovera sui muri della cittadina circa settanta opere, espressione delle molteplici personalità della scena artistica torinese e piemontese di fine millennio. Per continuare l’iniziativa, l’Amministrazione Comunale, dopo l’intervento di restauro su alcune opere presenti in Museo, acquisisce tre nuove opere di Garbolino – Giletta – Stoisa , realizzate appositamente per il Museo. Con l’occasione, dedica ai tre artisti una piccola mostra per meglio delineare la loro ricerca ed il loro peso culturale in ambito piemontese e non solo. Un saggio critico di Edoardo di Mauro accompagnerà la mostra in catalogo. Con l’evento del 2022 l’Amministrazione comunale ed il Comitato di Gestione del Museo, intendono riavviare l’appuntamento autunnale del progetto che, dal 1991, per un decennio, anno dopo anno, ha visto arricchire la collezione urbana di arte contemporanea.

Informazioni: Museo d’Arte Contempornea PISCINA ARTE APERTA Piazza Buniva 5, Piscina (TO)                                                 

www.piscinaarteaperta.it     info@piscinaarteaperta.it     cell. 389 0716057

 

AOSTA. MOSTRA PIERRE AYMONOD. VOYAGE AUTOUR DE MA BOÎTE

Venerdì 30 settembre 2022, alle ore 18, sarà inaugurata la mostra Pierre Aymonod. Voyage autour de ma boîte alla Chiesa di San Lorenzo di Aosta. L’esposizione, realizzata dalla Struttura Attività espositive e promozione identità culturale e curata da Marco Jaccond, Daria Jorioz e Luciano Seghesio propone una sintesi della vasta produzione di Pierre Aymonod, scelta con l’intento di portare alla luce le opere di uno tra i più fecondi artisti valdostani, ancora poco conosciuto dal grande pubblico. La mostra si compone di una ricca selezione di carte a tecnica mista che, oltre a documentare il percorso creativo di un autore sensibile e dalla notevole cultura letteraria, denota un interesse profondo per le avanguardie artistiche del primo Novecento e in particolare per il Surrealismo. Scrive Marco Jaccond in catalogo: “Memore della grande tradizione delle avanguardie novecentesche, nel corso degli anni, Pierre Aymonod ha dato forma ad una singolare quadreria composta in larga parte da opere di piccola dimensione, realizzate su supporti cartacei, spesso occasionali, reinventati con una perizia grafica d’impronta surreale. Il suo microcosmo pittorico (inchiostri, pastelli, frottage, gouache, tecniche miste) è costituito da un corpus organico di delicati ma perturbanti collage, di rielaborati objets trouvés fatti di forme, di segni e di frammenti materici, i quali hanno dato vita a una teoria di racconti lirici che svelano un intimo intento poetico dal quale traspare una vena di humour sapiente.” Il progetto espositivo è arricchito da un catalogo bilingue italiano-francese edito dalla Tipografia valdostana con i testi di Alexis Bétemps, Marco Jaccond e Daria Jorioz e i contributi di Lucio Bulgarelli, Daniele Gorret ed Enrico Martinet, in vendita in mostra al prezzo di 20 euro.

Durante l’inaugurazione della mostra il quintetto di ottoni Baltea Brass eseguirà un intermezzo musicale con brani di Jacques Brel, Leo Ferré e Charles Trenet. In mostra sarà inoltre presente un video sulla vita dell’artista prodotto da L’Eubage.

 

CASTELLO DI AGLIE’ – CICLO DI CONFERENZE “UN’ORA DI STORIA”

Al Castello di Agliè, tra i luoghi della cultura gestiti dalla Direzione regionale Musei Piemonte del Ministero della cultura, riparte il ciclo di conferenze Un’ora di storia, iniziativa che, da oltre dieci anni, propone approfondimenti su temi di arte, storia e architettura legati alla residenza alladiese. La sessione autunnale è a cura della direttrice della residenza Alessandra Gallo Orsi e di Monica Naretto, docente di Restauro presso il Politecnico di Torino – Dipartimento di Architettura e Design (DAD). Dal 29 settembre al 27 ottobre, ogni giovedì alle ore 18.00, sono in programma 5 appuntamenti, dedicati a progetti, metodi e prospettive per la conservazione e la valorizzazione del complesso monumentale del Castello di Agliè, con la sua imponente struttura architettonica e la magnifica cornice verde che si articola tra le aree di stratificazione storica del giardino e del parco. Un’occasione, dunque, per focalizzare l’attenzione su interessanti tematiche interdisciplinari e sollecitare confronti e riflessioni sul sistema che l’edificio compone rispetto al contesto ambientale e agli utenti e fruitori, nonché sull’impiantistica, sull’illuminotecnica, sulla scienza e tecnologia dei materiali, anche nella prospettiva di affrontare le criticità poste dall’importanza di conservarne il valore storico e intervenire sulle componenti giunte fino ai nostri giorni. Apre la rassegna, giovedì 29 settembre 2022 alle ore 18, la conferenza Il Castello di Agliè come Atelier di Restauro: progetti interdisciplinari del Politecnico di Torino 2019-2022 di Emanuele Morezzi, docente di Restauro presso il Politecnico di Torino – Dipartimento di Architettura e Design, insieme a Monica Naretto.

Al termine di ogni incontro seguono visita guidata e dibattito sui temi trattati.

Le conferenze si svolgono presso il Castello di Agliè, piazza Castello, 1 – Agliè (TO).

Ingresso gratuito su prenotazione fino ad esaurimento posti: info e prenotazioni 0124 330102, drm-pie.aglie.prenotazioni@cultura.gov.it

 

GOVONE. MOSTRA DI FRANCESCO PAULA PALUMBO

Terminata il 4 settembre scorso la Mostra al Castello degli Acaja di Fossano, ecco che il prossimo primo ottobre al Castello Reale di Govone inizierà un’altra esposizione delle opere pittoriche di Francesco Paula Palumbo. L’artista manifesta un’attenzione tutta particolare ai sapienti intrecci che la natura crea e dissemina nel mondo e nel quotidiano; le immagini dell’occhio e della mente sono restituite alla tela con maestria formale, ordinata e geometrica, poiché anche la complessità di un germoglio o di un groviglio di petali è il risultato di un processo preciso, creativo e intimo. Una pittura straordinaria che affascina da vicino e da lontano, perché accompagna costantemente l’osservatore in un percorso artistico e simbolico senza fine. La Mostra, allestita al piano terra del Castello di Govone, verrà inaugurata alle ore 16:30 di sabato 1 ottobre e si protrarrà fino a domenica 13 novembre. Sarà visitabile venerdì, sabato e domenica con orario 10-12 e 15-18. Ingresso gratuito.