PIEMONTE ARTE: TESSILE E MITO, TERRECOTTE, ARTE CAMBIANESE, NICK EDEL, ARTISSIMA, SEITZINGER, MODOTTI, ORRU’, NEWBY, SENATORE…

coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo

“IL TESSILE E IL MITO TRA LUCI E OMBRE INCISE”. MOSTRA DI ACQUEFORTI INCISIONI DI MAURIZIO SICCHIERO

Sala della “Porta del Tessile”, 12 novembre – 26 novembre 2022

Sabato 12 novembre, alle ore 17.00, si inaugura al Museo del Tessile di Chieri (sala della “Porta del Tessile”, in via Santa Chiara 10/A) la mostra di acqueforti di Maurizio Sicchiero, “Il tessile e il mito tra luci e ombre incise”, a cura di Giovanni Donato. Maurizio Sicchiero (Rovigo 1949) da molti anni anima la vita artistica chierese. Cimentatosi per tempo in varie esperienze del figurativo, ha presto individuato nell’incisione, e in particolare nella tecnica dell’acquaforte, il terreno più fertile ed efficace per l’espressione del proprio mondo interiore. E di espressione riuscita si tratta come confermano, oltre alla intima gratificazione personale, i progetti di collaborazione con istituti culturali e i riconoscimenti nazionali che hanno scandito la sua ricerca (tra questi il prestigioso Premio Suzzara 1994). Fedele all’idea che l’opera scaturisca da una fusione di creatività e abilità manuale più e più volte affinata, Maurizio Sicchiero propone in anteprima per il Museo del Tessile di Chieri tre opere di ispirazione classica, La zattera di Ulisse, Il filo di Arianna, Atena ammonisce Aracne giocate sul simbolismo della “tela” e stampate con maestria proprio su quel tipo di tessuto. L’occasione è propizia per abbinare una piccola ma sorvegliata antologia di opere sulla stessa falsariga, sottile e intrigante, di “trame e intrecci”, tra natura e cultura. Sono opere che appartengono a fasi diverse dell’attività dell’Autore, pescando in alcuni generi a lui cari come la veduta urbana, lo scorcio paesaggistico e la natura morta. Intercalano piacevolmente l’esposizione alcune immagini di Chieri, dove Sicchiero opera e partecipa attivamente alla vita sociale.

La mostra sarà aperta fino a sabato 26 novembre 2022 nelle giornate di venerdì, sabato e domenica (Orario 10-12/ 15-18).

Gradita la prenotazione:  prenotazioni@fmtessilchieri.org, tel.338/4710717. Ingresso con biglietto ridotto: 3 euro.

www.fmtessilchieri.org

 

CHIERI. RESTAURATA LA CROCE DI TERRECOTTE DECORATE

Sabato 12 novembre 2022 – ore 12.30. MAC – Comune di Chieri – via Palazzo di Città, 10

Presentazione dell’intervento di recupero e restauro della Croce in terrecotte decorate dell’ex Convento di San Francesco

 In occasione della 44° Fiera Nazionale di San Martino sarà presentata la restaurata Croce in terrecotte decorate, ora parte del nuovo allestimento della MAC–Mostra Archeologica di Chieri. L’inaugurazione avverrà sabato 12 novembre, alle ore 12,30, presso la sede della MAC (Palazzo comunale, via Palazzo di Città, 10), alla presenza del Sindaco Alessandro Sicchiero, dell’assessore alla Cultura Antonella Giordano, di Melania Semeraro, conservatore della MAC, e degli esperti di storia e arte chierese Laura Vaschetti e Giovanni Donato. L’importante reperto è quanto resta delle decorazioni in cotto della quattrocentesca chiesa di San Francesco, che sorgeva nell’attuale piazza Dante e che venne demolita dai Francesi agli inizi dell’Ottocento. Dalla distruzione si salvarono solo nove formelle, riccamente decorate con motivi a stampo geometrico-vegetali, che vennero murate, sotto forma di croce, sul muro di cinta esterno del convento francescano, ora sede del Comune di Chieri.  Lo stato di conservazione, fortemente peggiorato negli ultimi anni, con il rischio di comprometterne definitivamente la lettura, ha indotto la Città di Chieri, d’intesa con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino, a finanziare l’intervento di restauro, realizzato dal Consorzio San Luca, che ha permesso di salvare le preziose formelle, parte dell’eccezionale patrimonio culturale che fa di Chieri una delle capitali italiane della terracotta ornamentale medievale e rinascimentale. La Croce in terrecotte decorate trova ora la sua nuova e sicura sede tra le mura della MAC, mentre una riproduzione moderna è stata ricollocata su via San Raffaele.

 

 

CAMBIANO. CLAUDIO RABINO E LE SUE ALLIEVE

 

Mostra a Cambiano, presso la Sala conferenze della  Biblioteca civica, via Lagrange 1. Espone il maestro Claudio Rabino  con le sue allieve, Laura Galavotti e Mariangela Gemelli. La mostra sarà visitabile fino al 26 novembre, in orario apertura della Biblioteca. Inaugurazione sabato 12 novembre alle ore15,00 . E’ la decima, conclusiva mostra della rassegna anno 2022.

 

NICK EDEL E IL FASCINO DELLA NATURA

Nick Edel

La ricerca e l’esperienza di Nick Edel, scomparso domenica 6 novembre a Torino, fanno parte della cultura figurativa tra il secondo Novecento e il nuovo Millennio, all’insegna di una puntuale, meditata, vitale resa dei soggetti siano questi volpi, cervi, gufi o mufloni che sembrano affiorare da un personalissimo diario per immagini e ricordi. E sono emozioni, segni incisi, preziosi fogli di un luminoso acquerello, che concorrono a definire il suo linguaggio, l’energia di un lungo e interiore racconto, la persistenza dell’immagine all’interno di una stagione creativa quanto mai complessa e particolarissima tra astrazione, lavori concettuali e materiali innovativi. Per Nick Edel ogni segno o limpido acquerello, erano risultato di un’attenta indagine conoscitiva che lo portava a trasmettere il senso profondo delle quotidiane impressioni, del mondo che lo circondava, di una visione intimamente legata all’ambiente e a quelle montagna che amava ripercorrere nella luce del giorno che inonda prati, boschi e alte vette. Una visione straordinariamente unita alla sua formazione accademica. Perché Nick Edel, nato a Bordighera nel 1934, da una famiglia di artisti, aveva frequentato l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, ai corsi di Francesco Menzio e Italo Cremona approdando nel tempo a una controllata misura espressiva caratterizzata da una singolare lettura della natura: dalla fauna delle Alpi ai boschi dell’est europeo, sino alla Russia, l’Africa, gli Stati Uniti e la Groenlandia. Un lungo viaggio, quindi, all’interno di tradizioni e popolazioni diverse, che si identifica pienamente con il movimento Wildlife, fondato nel 1972, segnato da una narrazione dalle nitide atmosfere di un paesaggio poeticamente ripreso: “Nelle lunghe sere d’inverno/il mio pensiero esce di casa/e si unisce agli animali/e alla loro vita/scandita dai millenari/ritmi delle stagioni”. E nella sua stagione si scoprono lepri, marmotte, gabbiani, cervi,  camosci, che, di volta in volta, sono stati esposti nelle mostre al Castello di Saint Pierre e Tour Fromage ad Aosta, al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, Forte di Fenestrelle, Museo del Territorio Biellese e all’European Wildlife Art, Maison Européene de la nature a Bruxelles. Mentre degli ultimi anni si ricorda la rassegna “L’acquerello in Piemonte dall’Ottocento a oggi”, allestita alla Pinacoteca Albertina, e le esposizioni presso la torinese Galleria L’Estampe di Emanuele Cardellino con opere dalla suggestiva e realistica interpretazione dell’habitat naturalistico.

Angelo Mistrangelo

 

 

ARTISSIMA TRA AVANGUARDIA E SPERIMENTAZIONE

All’Oval Lingotto di Torino si è conclusa domenica 6 novembre, la 29esima edizione di Artissima, l’evento principale e più atteso dell’Art Week torinese alla quale hanno collaborato diverse istituzioni culturali. La manifestazione, che ha visto la presenza di 170 gallerie provenienti da 28 paesi diversi, si conferma come una delle fiere dedicate al contemporaneo più importanti d’Italia. Oltre a essere un luogo di promozione culturale contraddistinto da sperimentazione e avanguardia, è una piattaforma di mercato che attrae un ampio pubblico costituito da amanti dell’arte, professionisti del settore, curatori e sopratutto collezionisti.   I 20 mila metri quadrati di superficie espositiva sono divisi in tre sezioni. La prima, Disegni, presenta opere su carta realizzate nei più disparati stili (dall’astratto al figurativo) e tecniche (dall’acquerello, al collage, all’inchiostro, al pennarello). La seconda sezione, Present Future, è invece dedicata ai talenti emergenti le cui pratiche divergono nel medium e nello stile. Infine nella terza sezione, dal titolo Back to the Future, sono esposte opere di grandi artisti dell’arte moderna e contemporanea il cui lavori hanno lasciato un’impronta nella storia dell’arte. Ad Artissima è presente anche uno spazio di Intesa Sanpaolo con un’esposizione di sei fotografie realizzate dal fotografo statunitense Gregory Crewdson, in concomitanza con la mostra Eveningside presso le Gallerie d’Italia in piazza San Carlo, il progetto Artissima Junior (in collaborazione con la Juventus) dedicato ai giovani visitatori e uno stand immersivo dell’azienda automobilistica Jaguar che propone un’istallazione visiva e sonora dal titolo An Alchemic Experience.

Il mondo dellarte – ha spiegato Luigi Fassi, nuovo direttore di Artissima – nel suo insieme ha visto in questi ultimi anni cambiare le proprie regole, le modalità di scambio e di interazione informativa tra operatori e appassionati, navigando verso molteplici orizzonti di trasformazione. È tuttavia rimasta più che mai viva e bruciante lurgenza di incontro e di relazione immediata, dettata dalla volontà di conoscere e vivere in tempo reale lesperienza dellarte e di continuare ad apprendere quanto di nuovo sta emergendo sulla scena presente”.

Luigi Marsero

 

DOMODOSSOLA. SEITZINGER ALCHEMICA

La personale di Elisa Seitzinger a Domodossola, dal 12 novembre al 5 febbraio 2023

Elisa Seitzinger è uno dei nomi che più sta facendo parlare di sé nel panorama dell’arte contemporanea. Illustratrice curiosa ed eclettica ha saputo dare voce e potenza visiva a un immaginario straordinario. Il suo è un mondo inconfondibile e affascinante, scaturito da suggestioni composite e molteplici: la Seitzinger è folgorata e folgorante, attinge e dialoga con l’arte medievale sacra e cortese, rivisita bestiari, modella mosaici bizantini e icone ortodosse, ci introduce nel mondo dei tarocchi, guarda all’iconografia esoterica e a quella classica, si ispira agli ex-voto e alla pittura primitiva. Una ricerca profonda e precisa, mai dettata dal caso, sempre elegante e pregna di senso. Quella di Domodossola (Verbania, Piemonte) rappresenta la prima personale dell’artista in Italia settentrionale, tra i grandi centri di Milano e Torino, a pochi chilometri dal confine svizzero. Un vero e proprio ritorno alle origini, nelle valli alpine ossolane, dove la Seitzinger è nata e cresciuta. Da sabato 12 novembre a domenica 5 febbraio 2023 – un percorso immersivo tra sacro e profano che si snoda all’interno delle imponenti e solenni atmosfere dello storico Collegio Mellerio Rosmini, istituto dedicato ad Antonio Rosmini Serbati (1797-1855), sacerdote, autore di scritti di ascetica, teologia, filosofia, pedagogia, uno dei maggiori pensatori italiani dell’Ottocento. “Seitzinger Alchemica” ripercorre le tappe fondamentali della carriera dell’autrice, i progetti, la poetica, le ispirazioni, ma anche i dialoghi con importanti nomi dell’arte, della cultura, della musica e dell’editoria, come le collaborazioni con il cantautore Vinicio Capossela, il Salone del Libro di Torino, la scrittrice e conduttrice radiofonica Loredana Lipperini. Il percorso, suddiviso in sette sezioni, dialoga con gli ambienti storici del Collegio: la cappella, i corridoi, le vetrate, il refettorio, la biblioteca che custodisce oltre sessantamila volumi, il museo di scienze naturali con le collezioni ottocentesche di animali, insetti, erbari e minerali, reperti archeologici e paleontologici. Lo spettatore può muoversi, perdersi e ritrovarsi tra sollecitazioni non solo visive, ma anche uditive e olfattive. La mostra è a cura di Stefano Papetti, Elisa Mori, Giorgia Berardinelli, Filippo Sorcinelli, Paolo Lampugnani, prosegue e approfondisce il percorso espositivo presentato al Forte Malatesta di Ascoli Piceno la scorsa estate. A Domodossola l’allestimento – a cura di Tommaso Delmastro e Paolo Lampugnani, con la collaborazione e supervisione dell’artista stessa – è rinnovato e maggiore spazio dedicato alle grandi installazioni artistiche: esposti anche schizzi, tavole originali, stoffe e disegni di carattere scientifico. La sensibilità visiva e la manualità artigiana della Seitzinger partono dal disegno a china che, nella sua bidimensionalità mai statica, crea, come il serpente uroboro che si morde la coda dando vita all’affascinante fardello dell’eterno ritorno, una straordinaria carica simbolica. Il suo lavoro le ha valso importanti riconoscimenti nazionali e internazionali: è stata insignita della doppia medaglia d’oro nel 2021 (categoria illustrazione didattica e scientifica e illustrazione per design e pubblicità), medaglia di bronzo 2020 e 2021 (illustrazione di magazine) conferite dall’associazione Autori di Immagini, vincitrice del Premio Illustri 2018 (categoria design), nominata dall’omonimo festival nel 2019 – il più importante a livello nazionale dedicato al mondo dell’illustrazione – tra i dieci illustratori più influenti d’Italia, selezionata alla mostra della Society of Illustrators 2021 presso l’Illustration Museum di New York e tra i finalisti dei World Illustration Awards 2021. “Seitzinger Alchemica” nasce dalla collaborazione con l’Associazione Culturale Verticale d’Arte di Macerata e fa parte del progetto Interreg Italia-Svizzera “Di-Se – DiSegnare il territorio”, tre anni all’insegna del disegno e dell’arte a cura di Associazione Musei d’Ossola, Museumzentrum La Caverna di Naters e Associazione Asilo Bianco. Grazie al percorso Di-Se è possibile accedere gratuitamente alla mostra.

SEITZINGER ALCHEMICA

a cura di Stefano Papetti, Elisa Mori, Giorgia Berardinelli, Filippo Sorcinelli, Paolo Lampugnani – allestimento a cura di Tommaso Delmastro e Paolo Lampugnani

dal 12 novembre al 5 febbraio 2023 – Collegio Mellerio Rosmini, via Rosmini 22, Domodossola (VB) – ingresso libero

inaugurazione sabato 12 novembre ore 17, Cappella Mellerio, piazza Rovereto 4, Domodossola (segue visita al Collegio Rosmini)

aperture | venerdì 16-19 | sabato e domenica 10-13 | 15.30-18.30

giovedì 8 dicembre > aperto 10-13 | 15.30-18.30 | chiuso domenica 25 dicembre e domenica 1° gennaio 2023

per aperture straordinarie, scuole (giovedì e venerdì mattina, 10-13) e visite guidate scrivere una email a museiossola@libero.it

 

LE NUOVE ACQUISIZIONI DELLA FONDAZIONE PER L’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA CRT  AD ARTISSIMA 2022

Claudia Losi_Arazzo

Acquisite 10 opere d’arte di 7 artisti a favore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino

La Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT rinnova il proprio ventennale sostegno alla fiera internazionale Artissima 2022 acquistando 10 nuove opere realizzate da 7 artisti. Le opere   diverranno parte della collezione che la Fondazione da anni arricchisce, destinandola alla fruizione pubblica: importanti lavori di Klaus Rinke, Rossella Biscotti e Pietro Moretti confluiranno nella collezione permanente del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, mentre le 4 opere di Claudia Losi, Francesco Gennari, Simone Forti e Nicolò Cecchella saranno rese disponibili per le sale della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino. Da vent’anni la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, ente strumentale della Fondazione CRT, è assiduo partner della fiera internazionale di Artissima, sostenendola con azioni concrete imperniate in particolare su un esteso processo di acquisizioni; questo nella convinzione che Artissima rappresenti per la città di Torino un’opportunità straordinaria di confermare e consolidare il proprio ruolo sulla scena internazionale.

 

 

AOSTA. APRE AL CENTRO SAINT-BÉNIN LA MOSTRA TINA MODOTTI. LA GENESI DI UNO SGUARDO MODERNO

L’Assessorato Beni culturali, Turismo, Sport e Commercio della Regione autonoma Valle d’Aosta comunica che venerdì 11 novembre 2022, alle ore 18, sarà inaugurata presso il Centro Saint-Bénin di Aosta la mostra Tina Modotti. La genesi di uno sguardo moderno. L’esposizione, a cura di Dominique Lora e Héctor Manuel Orozco Velázquez, in collaborazione con Daria Jorioz, dirigente della Struttura Attività espositive e promozione identità culturale della Valle d’Aosta, è dedicata alla celebre fotografa Tina Modotti, che occupa un posto fondamentale nel panorama della fotografia internazionale. La curatrice così introduce la mostra: “Avventurosa, nomade e misteriosa, la personalità artistica di Tina Modotti è permeata da un talento ricco e plurale ma è soprattutto caratterizzata da uno sguardo acuto e lenticolare capace di raggiungere l’essenza dei singoli e delle cose. Donna e artista moderna ante-tempore, la Modotti ha esercitato un’influenza tangibile, decisiva e duratura sullo sviluppo dell’arte fotografica in Messico e a livello internazionale.” Al Centro Saint-Bénin di Aosta saranno esposti più di 100 scatti della fotografa provenienti dalla collezione dell’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH) e dalla Fototeca Nazionale di Città del Messico, con l’intento di ripercorrere le fasi salienti del suo percorso professionale. Nel percorso espositivo trovano posto i suoi studi sulle tradizioni popolari, sull’architettura urbana, i famosi reportage sulle classi lavoratrici e sui movimenti rivoluzionari che raccontano di uomini, donne e territori, i ritratti e i celebri studi sulle mani, mani che creano e che lavorano, strumenti di costruzione identitaria.  “Le foto che Tina Modotti realizza in Messico, concentrate in poco più di sei anni di intensa produzione – ricorda Héctor Orozco Velázquez, co-curatore – sono il chiaro contributo alla storia della fotografia come arte e come documento sociale. Opere che contribuirono alla formazione dell’identità nazionale di un Messico post rivoluzionario, creando un’immagine di modernità artistica alla quale aderirono alcuni dei fotografi più importanti di quegli anni, dai tedeschi Guillermo Kahlo e Hugo Brehme ai russi Sergei Eisenstein e Eduard Tisse oltre agli statunitensi Edward Weston e Paul Strand.” Tina Modotti dedicherà grande attenzione alla documentazione delle condizioni di vita delle popolazioni indigene, da lei fotografate sempre con grande dignità e spontaneità. In special modo sono le donne a riempire il suo universo visivo, valorizzate dalla sua sensibilità artistica e dall’uso della luce e del bianco e nero. Scrive Daria Jorioz in catalogo: “Quest’urgenza di cogliere la vita nell’attimo in cui avviene è forse il tratto saliente della personalità di Tina Modotti che è giunto intatto fino a noi (…) Le sue foto realizzate negli anni venti – in particolare quelle dei fiori e i ritratti delle donne tehuane – rinviano al codice dell’anima teorizzato da James Hillman e alla celebre affermazione di Dorothea Lange secondo cui ogni fotografia è l’autoritratto del fotografo. O perlomeno io lì vedo la natura luminosa e forse anche felice di Tina Modotti, una donna fotografa il cui talento e la cui sensibilità si smarriranno, fagocitati da una Storia più grande di lei e di cui sarà una delle tante vittime sacrificali. Mi piace invece immaginarla con la macchina fotografica che cammina veloce e silenziosa tra le stradine di Tehuantepec, alla ricerca di quell’istante unico e irripetibile che si sostanzia in una pellicola.”

L’esposizione è accompagnata da un catalogo bilingue (italiano, francese) edito da Sagep, con testi di Dominique Lora, Héctor Manuel Orozco Velázquez e Daria Jorioz, acquistabile in mostra al prezzo di 22 euro. La mostra, prodotta da Glocal Project Consulting di Roma, ha ottenuto il patrocinio dell’Ambasciata del Messico in Italia.

Nel corso dell’inaugurazione, alla quale sarà presente l’Ambasciatore del Messico in Italia, è previsto un intervento musicale di Sergio Pugnalin, in omaggio alla tradizione musicale messicana. Chitarrista, insegnante e mediatore musiculturale, Sergio Pugnalin si occupa di repertori tradizionali, dei rispettivi linguaggi musicali e dei loro contesti culturali. Insegna ad Aosta, dove ricopre la cattedra di Chitarra acustica/Plettri presso la SFOM. Divulga il proprio approccio alla chitarra, ai liuti tradizionali e ai linguaggi musicali con programmi a solo e in varie formazioni.

 

LE SCULTURE DI THEIMER E LE MOSTRE ALLA FONDAZIONE 107

Alla Galleria Berman, in via dell’Arcivescovado 9, giovedì 10 novembre, alle 19,30, lo scultore Ivan Theimer incontra il pubblico davanti alle sue simboliche e mitologiche opere che esprimono una ricerca che appartiene all’arte visiva tra Novecento e nuovo Millennio. Dopo la precedente esposizione al Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, con direttore Luca Mana, questo appuntamento nelle sale della Galleria di Barbara Beretta permette di ammirare un singolare “Bestiario” con le tipiche e amate tartarughe, i serpentelli i cavallini in bronzo, terracotta e limpidi acquerelli. Una personale accompagnata dal catalogo a cura di Olga Spanio di Spilimbergo, con testi di Fulvio dell’Agnese, visibile sino al 22 dicembre.

La Fondazione 107, in via Sansovino 234, presenta contemporaneamente, a cura di Federico Piccari, quattro mostre che, sino al 13 novembre, mettono in assoluta evidenza una serie di intense, complesse, profonde esperienze tra linguaggio e scrittura. E in questo dialogo tra subitanee intuizioni e materiali si coglie l’essenza delle ricerche di “Silvia Mei. Il gusto dei canidi”, “Turi Rapisarda. Geografica”, “Sergio Ragalzi Ombre Atomiche” e “Lucia Nazzaro. Lo sguardo nel mirino. Ai margini della regola”, che richiamano l’attenzione e si affermano per la straordinaria energia dei contenuti che sono documento, storia, innovazione.

 A.M.                                                                                                

 

COLLEGNO. ALLA SALA DELLE ARTI MITOLOGIA E SEGNI CONTEMPORANEI

Alla Sala delle Arti di Collegno si rinnova con la mostra “Il Mito delle Moire” l’incontro tra mitologia e cultura visiva contemporanea, che racchiude le opere degli artisti vincitori della VII° Edizione, 2021, del Concorso “I Vasi Officinali” e della III° Edizione, 2022, del Concorso “Gli Argonauti per l’Incisione”. Una vera e propria occasione per cogliere una serie di esperienze che esprimono i diversi aspetti delle attuali ricerche tecnico-espressive, scandite da un’attenta lettura e interpretazione del “Mito delle Moire”, che appartiene alla mitologia greca, da parte di chi ha aderito e partecipato ai due concorsi promossi e organizzati dall’Associazione “Gli Argonauti”, presieduta da Renato Migliari. E le tre Moire, figlie di Zeus e di Temi o, secondo un’altra versione, figlie della Notte, rappresentavano le tessitrici del destino di ogni persona che neppure gli dei potevano modificare. Tre figure, quindi, che decidevano le sorti dell’umanità: da Cloto, la filatrice, che tesseva i fili della tela dell’esistenza, a Lachesi, la misuratrice, che determinava la sorte assegnata ad ogni uomo, e Atropo, colei che non è possibile evitare, inesorabile nel porre fine al tempo della vita terrena: “Cloto e Lachesi e Atropo, che ai mortali/ quando son nati danno da avere il bene e il male,/ che di uomini e dei i delitti perseguono;/ né mai le dee cessano dalla terribile ira/ prima d’aver inflitto pena, a chiunque abbia peccato” (Teogonia di Esiodo, vv. 211-222). Le Moire sono, naturalmente, l’indiscutibile punto di riferimento degli autori vincitori del Concorso Triennale di Ceramica, che attraverso un plastico racconto hanno composto un singolare corpus di immagini. Renza Laura Sciutto, che realizza opere a colombino, ha modellato a mano le eleganti forme di “Cloto, Lachesi, Atropo”, arricchite da inserti di rame, per un’armoniosa e simbolica composizione d’insieme. Un risultato che rispecchia un impegno e un’impostazione evidenti inoltre nei lavori “Amanti”, “Africano” e “Raggi”. Il pannello “Le Moire”, in gres ceramico decorato con smalti e ossidi, di Guglielmo Marthyn con una raffigurazione essenziale, ludica e sottilmente poetica nel delineare l’identità delle singole Moire. Accanto si notano i contenitori in porcellana di una produzione, con superfici a bisquit, legata alle collezioni “Diamante”, “Cactus” e “Corto Raggio”. Il dialogo tra materia e forma si afferma, inoltre, con il vaso “Abscissione”, in terra vicentina bianca, di Gabriele Presta che al “Mito delle Moire” consegna la piacevole definizione di un vaso officinale con parti in rilievo. Sempre utilizzando la terra vicentina bianca l’artista propone “Ferite fasciate”, “Gli scalini della vita” e “Gli schizzi del fango”. Infine, Roberto Castellano presenta la composizione in gres smaltato e filo di acciaio, platino, “Il the delle Moire” che riporta il mito a una più domestica quotidianità attraverso i percorsi della vita. Percorsi scanditi dal “Vaso-ciotola”, dalla “Teiera”, con particolari in legno di noce Tanganica”, e il “Contenitore” in gres smaltato e legno di ciliegio. Con la ceramica, la rassegna propone una selezione di pagine incise che concorrono a definire il programma culturale dell’Associazione con la sezione “Gli Argonauti per l’Incisione”, che offre al pubblico e agli esperti del settore opere meditate, coinvolgenti e frutto di una ben precisa impostazione figurale. Elio Mazzarri affida ai suoi fogli il fascino di una ricerca che “Sul filo della memoria (Il Mito delle Moire)”, una metafisica acquatinta, rivela l’essenza di una figurazione che affiora dallo spazio atmosferico. Il filo della vita si snoda all’interno della struttura-strumento, fino al momento in cui Atropo deciderà di reciderlo. Mazzarri espone, tra le altre incisioni, le acquetinte “Antica pieve”, “Le prime gemme” e, ancora, “Sentiero in Tuscia”. Di Antonio Novello il “Mito delle Moire” è risolto con il preziosissimo segno della puntasecca che descrive la “Lotta per la vita” tra pensiero e una sofferta e complessa esistenza. Una ricerca, la sua, segnata dal lirico naturalismo dell’acquaforte e acquatinta “Aspettando la primavera”, “Inverno Val Sangone” e “Steli al vento”. Con Agnese Origlia si entra in contatto con l’acquaforte “Fato (il “Mito delle Moire”) che, con una linea dinamica, interpreta la ruota della fortuna e il corso degli avvenimenti durante la vita. Un segno che delinea anche “Voglia di…nido”, ricordo di “Bussana” e un intreccio di “Rami”. Per Paolo Lazzari la definizione de “Le Moire” è affidata alla luce che, fra arte e mitologia, esplora, percorre e trasforma il pensiero in un’immagine eseguita mediante ceramolle e tecnica mista su zinco. Una luce che scopre espressioni e i soggetti di “In studio”, “Deriva dei sentimenti” e volto di “Paola”. La rassegna si completa con i lavori eseguiti da “Gli Allievi vincitori dei Laboratori de Gli Argonauti”, che costituiscono una testimonianza dell’impegno dell’Associazione per costruire, diffondere, promuovere le forme dell’arte contemporanea. Premiati a pari merito, i tre allievi di questa edizione del concorso si sono misurati con “Il Mito delle Moire” raggiungendo una personale interpretazione del tema: dal dipinto ad olio “Cloto” di Fulvio Farago, con una piacevole figura femminile, all’incisione ad acquaforte e puntasecca “Il filo della vita” di Antonio Novello, sino all’installazione in ceramica “Le Moire e il filo della vita” di Giovanna Cannistraro.

Angelo Mistrangelo

Collegno, Sala delle Arti, in via Torino 7, orario:mercoledì-domenica 15-18,3o, sino al 27 novembre.

 

 

LA RICERCA DI DENISE ORRU’ Al CIRCOLO DEGLI ARTISTI

Da sofferti silenzi e interiori rivelazioni emerge la misura espressiva di Denise Orrù, che trasforma il segno in simboli, il colore in vibrante denuncia e i volti in sequenze di profonde e indelebili testimonianze, presentata al Circolo degli Artisti, la Giardiniera Reale, in corso San Maurizio 6 a Torino. E attraverso un controllato e rigoroso intervento “digitale” l’artista, formatasi all’Accademia Albertina di Belle Arti, manifesta una eloquente e dolorosa inquietudine dinanzi ai disastrosi effetti della guerra tra Russia e Ucraina, che emergono come una sorta di improvvisa apparizione di scuole sventrate, parchi abbandonati, ospedali “occupati” da civili e soldati mutilati. In questa apocalittica dimensione, Denise Orrù sottolinea, con le tavole di “La faccia di Putin” e “Autoritratti”, il clima di una società isterica, percorsa da interiori e interiorizzate angosce, scandita dalle pagine di una coinvolgente storia per immagini e memorie, nel continuo e inesausto alternarsi delle emozioni e la spirituale ricchezza dei silenzi. Per questo appuntamento espone un “corpus” di lavori che rievocano l’invasione dell’Ucraina, con i palazzi ridotti in macerie, la popolazione in fuga e vagoni ferroviari stracolmi di una umanità in cerca di un possibile riparo e salvezza dalle bombe che devastano interi quartieri e rifugi e teatri. E sopra i villaggi abbandonati, campeggia risoluto il volto di Vladimir Putin, la sua espressione incombente, lo sguardo agghiacciante senza concessioni e ripensamenti. L’artista ne avverte tutta la complessità, il prepotente strapotere, la ferma decisione di schiacciare la popolazione di Kiev e, possibilmente, annientare ogni resistenza. Il volto di Putin è ripetuto all’infinito, con pochissime e infinitesimali variazioni, mediante una innovativa, dinamica e singolare “tenica digitale”. Immagini, quindi, dalla sottile e insinuante energia, affiancate dal volto-teschio-vanitas di Putin, permeate dalla reale volontà di uno scontro mortale senza fine. Mentre affiora alla luce il viso di una giovane ragazza avvolto dalle fiamme: “occhi che mai vedrò di nuovo/ occhi di decisione…/ Sopravvivono gli occhi un tratto breve/ un tratto breve sopravvive il pianto” (Thomas Stearns Eliot). Accanto alla lettura degli attuali eventi bellici, s’incontra una serie di opere-documento che parlano delle persone con disturbi alimentari (bulimia), che Denise Orrù ha combattuto strenuamente sino a serbarne solo un lieve ricordo, una tenue traccia, una pensiero ormai deliberatamente accantonato. I suoi “Autoritratti” risolti con una minuziosa resa delle immagini, che sembrano antiche miniature e mosaici, uniscono volti e strutture geometriche che rinchiudono vicende, attese e dibattiti socio-esistenziali, che la mostra mette in evidenza con raffinata, preziosa e ferrea puntualità. Con l’impiego della digitalizzazione le composizioni diventano un momento di confronto e comunicazione, creando un dialogo con il pubblico e quanti individuano nella rappresentazione un’entità figurale fortemente connotata e straordinariamente vicina a questo nostro tempo.  Una visione lontana, la sua, da soluzioni artificiose o falsamente  intellettuali, ma capace di raggiungere e trasmettere il senso dei percorsi della vita attraverso impressioni, sentimenti e una raffigurazione che è descrizione, diario intimo, liberazione. Sino a prendere coscienza dell’affascinante universo della creatività, tra linguaggio e tensione emotiva.

                                       Angelo Mistrangelo        

 

XIX EDIZIONE DEL “PREMIO NAZIONALE DI ARTI LETTERARIE METROPOLI DI TORINO”

La manifestazione di premiazione si è svolta sabato 29 ottobre 2022 alle ore 16,00 nel  grande salone del  Palazzo della Luce una vera opera d’arte. Il Palazzo della Luce è una miscela tra il passato e il moderno, tra le eleganze della belle époque e le tecnologie contemporanee. Era presente la giuria composta da:

Sezione Romanzo: Bruna Bertolo, Mauro Minola, Pier Giorgio Tomatis;

Sezione poesia edita: Andrea Bolfi, Bruno Giovetti, Mario Parodi;

Sezione Racconti inediti: Claudio Calzoni, Davide Ghezzo, Imma Schiena;

Sezione Poesia singola: Piero Abrate, Angelo Mistrangelo, Danilo Torrito;

Sezione speciale Saggio: Massimo Centini, Danilo Tacchino, Ernesto Vidotto.

Presidente di giuria: Danilo Tacchino.

Sono stati premiati i seguenti scrittori e poeti:

SEZIONE PROSA EDITA

1° premio        Marcello Loprencipe da Sacrofano (RM) per l’opera, Olmo – Edizione Campi di Carta;

2° premio        Marina Rota da Torino per l’opera, Sotto le stelle di Fred – Casa Editrice Buendia Books;

3° premio        Claudio Rolando da Giaveno (TO)per l’opera, Peccato di Gola – Edizioni del Capricorno;

4° premio        Davide Rubini da Borgaro T.se (TO) per l’opera, Le chiare intenzioni – Ventura Edizioni;

5° premio        Erica Bonansea da Torino per l’opera, Grand Puy – Golem Edizioni.

Segnalazione di merito:

  • CLAMBAGIO da Bolzano per l’opera, Scandalo in Val Gardena – Giovane Holden Edizioni;
  • Angelo Simone Cannatà da Blera (VT) per l’opera, Volevo essere Mogol – Armando Curcio Editore;
  • Franca Rizzi Martini da Torino per l’opera, Oltremare – Neos Edizioni;
  • Francesca Sassano da Potenza per l’opera, Desideri liberati – Edizioni I libri di Pan.

SEZIONE PROSA INEDITA

1° premio        Paolo Casella da Sapri per opera, Febbre d’estate;

2° premio        Tina Caramanico da Abbiategrasso (MI) per l’opera, I tre giorni che sono stata madre;

3° premio        Lorenzo Oggero da Pisa per l’opera, Il caso della donna scomparsa;

4° premio        Ferdinando Romito da Diamante (CS) per opera, Ascolta il vento;

5° premio        Andrea Poggipollini da Bologna per opera, Mein Kampf – La mia battaglia.

Segnalazione di merito:

  • Ubaldo Busolin da Milano per Stop war; opera, Lettere d’amore ovvero Come rovinare la vita di un uomo;
  • Alberto S. Morra da Torino per opera, Lettere d’amore ovvero Come rovinare la vita di un uomo;
  • Caterina Perrone da Firenze per opera, Sharazàd. Un racconto mi ha salvato la vita;
  • Mario Trapletti da Roma per opera, L’inferno è l’assenza degli altri.

SEZIONE VOLUME DI POESIE

1° premio Stefano Vitale da Torino per l’opera, Si resta sempre altrove;

2° premio Raffaele Floris di Pontecurone (AL) per l’opera, La macchina del tempo

3° premio Vincenzo Di Giulio da Roma per l’opera, Anima mundi;

4° premio Matteo Casale da Camaiore (LU) per l’opera, STUDI OP 9;

5° premio Alfredo Rienzi da San Mauro T.se (TO) per l’opera, Sull’improvviso.

 

Segnalazione di merito:

  • Maria Grazia Bajoni da Monza (MB) per opera, Il giorno della Candelora;
  • Carmelo Consoli da Firenze per l’opera, Divino disincanto;
  • Raffaele Manduca da Catania per l’opera, Restò solo voce;
  • Dario Marelli da Seregno per l’opera, L’infinito dentro.

 

SEZIONE  POESIA INEDITA

1° premio                    Alessio Baroffio da Rescaldina (MI) per l’opera, Tramonto ad est:

2° premio                    Giancarmine Fiume da Rovellasca (CO) per l’opera, Se queste fossero le mie ultime                               parole;

3° premio                    Franco Fiorini da Veroli (FR) per l’opera, Odor di casa;

4° premio                    Franca Donà da Cigliano (VC) per l’opera, Kintsugi;

5° premio                    Lucia Lo Bianco da Palermo per l’opera, Non saranno lacrime di pioggia.

Segnalazione di merito

  • Pietro Catalano da Roma per l’opera, Il sogno di Danilo;
  • Grazia Dottore da Messina per l’opera, Al varco del sogno:
  • Dario Marelli da Seregno per l’opera, Le meccaniche dei fiori (Capo Caccia);
  • Francesco Mosconi da Ivrea (TO) per l’opera, Una giornata a Burma.

SEZIONE SPECIALE SAGGIO INEDITO/EDITO

Menzione d’onore

  • Maurizio Aragno da Torino per l’opera, Il confine italo-francese. Da Cavour a Macron;
  • Ariana Ceschin da San Pietro di Feletto (TV) per l’opera, Preferisco sbagliare tutto ma buttarmi a capofitto;
  • Franco Chiavegatti da Ostiglia (MN) per l’opera, I Monicelli. Storia dell’Italia del ‘900;
  • Francesco Sinigaglia da Bisceglie per l’opera, Il Metodo Stanislavskij dalle origini alle “azioni fisiche”.

Il comitato direttivo di Arte Città Amica oltre ai giudizi espressi dalla giuria competente, ha ritenuto di inserire le seguenti opere sull’antologia delle opere finaliste:

SEZIONE RACCONTO INEDITO

  • Gabriele Andreani da Pesaro, Che cosa mi rimane:
  • Silvia Aonzo da Milano, Il sigillo dei mondi;
  • Anna Bani da Gallarate (VA), Salon Kitty;
  • Francesco Battista da Londra, Il corsaro del XXII secolo;
  • Claudio Botteon    da Godega San Urbano (TV), La lunga marcia;
  • Mauro Caneparo     da San Nazzaro Sesia (NO), Il dizionario tascabile;
  • Emilio Chiave da Roma, Nonno Edoardo;
  • Giacomo Fantechi da Firenze, La scelta;
  • Fausto Paolo Filograna da Matino (LE), Prima di morire;
  • Maria Luisa Giustetto da San Mauro T.se (TO), Giovanni Pantoni;
  • Thea Moscatelli    da Rivoli (TO), Dillo a tutti;
  • Maurizio Rosi      da Torino, Delitto d’amore.

SEZIONE POESIA

  • Maria Accorinti da Nichelino (TO), Era mio padre;
  • Massimo Apicella da Cumiana (TO), Tutto in un respiro;
  • Paolo Barbagelata da Genova, Rivetti a dar forma all’ala;
  • Giuseppe Bianco da Casoria (NA), Milano binario 21;
  • Angelo Chiarelli da Padova, Funambolismi;
  • Anna Maria Conti da Collegno (TO), Pagine di Guerra;
  • Patrizia Cosenza da, Torino, L’addio di una madre;
  • Antonio Costantin da Cantalupa (TO), Colli Euganei;
  • Valeria D’amico da Foggia, Avremo;
  • Luca Di Gianfrancesco da Roma, Deserto;
  • Vittorio Di Ruocco da Pontecagnano Faiano (SA), Il bosco delle anime;
  • Sergio Donna da Torino, Madonna fiorentina;
  • Luciano Giovannini da Roma, Come Tex Willer;
  • Alessandro Izzi da, Gaeta (LT),           Kabul;
  • Daniela Lazzeri da Torino, E dirsi Addio;
  • Beatrice Lucchesi da Lucca, Noi due, poeti dannati;
  • Andrea Mauri da Roma, La dittatura dell’amnesia;
  • Pina Meloni da Nichelino (TO), Dite a Caino;
  • Antonella Padalino da Alpignano (TO), Quel che resta dell’eternità;
  • Roberta Pagotto da Pordenone, La casa dell’effimero;
  • Giuseppe Raineri da Bergamo; Al tramonto;
  • Fabio Rondano da Torino, Quando un uomo pensa un uomo;
  • Rodolfo Settimi da Roma, Di molti grigi;
  • Tristano Tamaro da Trieste, Nonna Olga.

Sito internet: http://www.artecittaamica.it

INFO: 0117768845 – 3387664025

E.mail info@artecittaamica.it

 

SALA PASTRONE. MOSTRA DI LETIZIA COLOMBATTO

Inaugurata la seconda mostra in programma nello “Spazio Cabiria”. Il foyer della Sala Pastrone. La mostra sarà poi visitabile durante gli orari di apertura del Cinema Pastrone.

Letizia Colombatto, 22 anni, studentessa di Comunicazione Interculturale presso l’Università di Torino. “Presento per la mia prima volta la mostra “IMAGO: ritratti e reinterpretazioni” dove la figura femminile padroneggia all’interno delle opere. Dopo un diploma in arti figurative e scultoree presso il Liceo Artistico B.Alfieri di Asti, ho proseguito coltivando la mia passione per l’arte, in particolare per la forma del ritratto, individualmente. Donne che mi hanno ispirato per personalità, carriera e bellezza, anche all’interno della mia stessa famiglia, riempiono per la maggior parte le mie tele e i miei fogli. La bellezza, in particolarmodo, è ciò che cerco ogni volta di catturare all’interno di un’opera essendo che è in primis “ciò che piace agli occhi” in tutte le sue forme.”

 

 

 

KATE NEWBY. CLOSE IS GOOD, 2022 XIII EDIZIONE PREMIO ETTORE E INES FICO

Artissima 2022

È Kate Newby, con l’opera in vetro Close is good, 2022, la vincitrice della tredicesima edizione del Premio Ettore e Ines Fico, il riconoscimento promosso da MEF – Museo Ettore Fico di Torino e volto a valorizzare il lavoro di giovani artisti attraverso un’acquisizione. Tra gli artisti presentati in fiera, la vincitrice è stata scelta perché si è distinta per poetica creativa e ricerca a livello internazionale. Kate Newby, nata a Auckland, Aotearoa, New Zealand nel 1979, lavora in Texas dove vive. L’artista è presentata dalla galleria Art: Concept – Parigi e l’opera Close is good, 2022 è stata prodotta in collaborazione con Ateliers Loire, Chartres, Francia. La vincitrice è stata selezionata da Renato Alpegiani, collezionista di Torino, Andrea Busto, presidente e direttore del MEF – Museo Ettore Fico di Torino, e da Valérie Da Costa, storica e critica d’arte e curatrice di Parigi, con questa motivazione: “I tre lavori esposti nello stand della galleria sono stati prodotti quest’anno con fabbriche francesi. Newby è un artista che crea le sue installazioni in base al sito e all’ambiente, spesso urbano, e in location dismesse. Utilizza materiali comuni come ciottoli, chiodi e corde, il suo lavoro esplora i dettagli della vita quotidiana. La forza e la potenza dei materiali stessi esaltati dalla semplicità minimale delle forme, spesso pure e geometriche, pongono la sua opera in una dimensione senza tempo in cui lo spettatore è chiamato ad interrogarsi sul senso e la poetica della vita.”

OPERA ACQUISITA

Kate Newby

Close is good, 2022

Vetro

201 x 94 x 3 cm

Prodotto in collaborazione con Ateliers Loire, Chartres, Francia

Galleria Art: Concept – Parigi

In questi anni il premio Ettore e Ines Fico è stato attribuito a: Mimosa Echard (Martina Simeti di Milano) e Namsal Siedlecki (Magazzino di Roma) nel 2021; Alessandro  Scarabello (The Gallery Apart di Roma nel 2020), Guglielmo Castelli (Francesca Antonini di Roma e Rolando Anselmi di Berlino/Roma nel 2019), Georgia Sagri (Anthony Reynolds di Londra nel 2018), David Douard (Chantal Crousel di Parigi nel 2017), Gian Maria Tosatti (Lia Rumma di Milano/Napoli nel 2016), Anne Imhof (Isabella Bortolozzi di Berlino nel 2015), Lili Reynaud-Dewar (Emanuel Layr di Vienna/Roma nel 2014), Petrit Halilaj (Chert di Berlino nel 2013), Luca Trevisani (Pinksummer di Genova nel 2012), Rä Di Martino (Monitor di Roma nel 2011) e Rossella Biscotti (Prometeo Gallery Ida Pisani di Milano nel 2010).

 

MARINELLA SENATORE Sculture di luce alla Venaria Reale

Dal 4 novembre 2022 alla Reggia e nella Città

Assembly, l’acclamata scultura di luce di Marinella Senatore, arriva a Venaria Reale nella piazza dell’Annunziata, fulcro del monumentale centro storico alle porte di Torino e cuore della vita della comunità cittadina. Negli ambienti aulici della Reggia, inoltre, su iniziativa del direttore Guido Curto e in collaborazione con la galleria Mazzoleni, saranno presentate sei sculture di luce sempre della stessa artista. Nella pratica della Senatore il tema della luce è componente fondamentale: si tratta infatti di uno dei linguaggi privilegiati dall’artista, utilizzato quale mezzo di narrazione e creazione poetica, così come di resistenza e coesione.

Tutte le opere di Marinella Senatore presenti a Venaria sono state concepite per garantire consumi energetici ridotti e sostenibili.

 

I 450 ANNI DELL’ORDINE DEI SANTI MAURIZIO E LAZZARO

Un’intera giornata a porte aperte con ingresso gratuito alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, a Sant’Antonio di Ranverso e all’Abbazia di Staffarda; la Celebrazione Eucaristica nella Chiesa della Visitazione di Maria Vergine alla presenza dell’arcivescovo di Torino Roberto Repole e il concerto nel Salone d’onore della Palazzina con i suonatori di corni da caccia dell’Equipaggio della Regia Venaria e Les Trompes de Bonne La Sacra Religione dei Santi Maurizio e Lazzaro (poi semplicemente Ordine Mauriziano) compie 450 anni e per festeggiarli, venerdì 11 novembre, attraverso la sua più recente emanazione, la FOM – Fondazione Ordine Mauriziano apre le porte dei suoi beni più preziosi: la Palazzina di Caccia di Stupinigi, il complesso della Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso e l’Abbazia di Staffarda. Alle 15 nella Chiesa parrocchiale della Visitazione di Maria Vergine è inoltre in programma la Celebrazione Eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Torino, Mons. Roberto Repole con l’accompagnamento musicale di organo, trombe e flauto a cura dell’Accademia di Sant’Uberto. A seguire, alle 16, Marche de Vènerie con i corni da caccia, dai parterres al Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi, dove è in programma il concerto dei suonatori di corni di caccia, a cura dell’Accademia di Sant’Uberto, riconosciuta Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’Unesco. Il programma proposto segue la storia del corno da caccia sotto il profilo cerimoniale, di carattere religioso e venatorio, nella sua evoluzione dal XVII-XVIII secolo fino ad oggi, caratterizzato da un nuovo repertorio di libere composizioni note come “fantaisies” per gruppi di suonatori e sviluppato a partire dalla prima metà del XIX secolo. I corni dell’Equipaggio della Regia Venaria e Les Trompes de Bonne si alternano con le trombe della Scuderia, formazione la cui denominazione ha origine nelle corti di epoca barocca, caratterizzando il cerimoniale di accompagnamento regio quali parate a cavallo, in carrozza, in barca e quindi anche le cacce, come attestano i dipinti di Vittorio Amedeo Cignaroli a Stupinigi. Nel XVII-XVIII secolo la caccia reale per antonomasia era la vènerie al cervo, pratica venatoria esercitata a cavallo con l’ausilio di muta di cani da seguito. Nella vènerie l’azione consisteva in una precisa sequenza di fasi, dette anche funzioni, che costituiva un vero e proprio “cerimoniale venatorio”. Le diverse situazioni che l’equipaggio di caccia avrebbe dovuto affrontare sul terreno nel corso dell’inseguimento, anche nel folto della foresta, erano comunicate a tutti i cavalieri per mezzo della tromba da caccia, che da allora segna il rapido evolversi dello strumento, anche in orchestra.