NOVALESA IL 12 MARZO TORNA LA PROCESSIONE DI SANT’ELDRADO

Nel 50° anniversario del ritorno dei Monaci all’Abbazia

Novalesa torna la processione di Sant’Eldrado, bloccata dall’emergenza pandemica negli ultimi tre anni. Come indica il calendario, la festa del Santo si celebra lunedì 13 marzo, ma la processione con l’urna contenente le reliquie di Sant’Eldrado si svolgerà domenica 12 marzo alle 10,15partendo dalla chiesa parrocchiale del paese fino all’Abbazia, dove sarà celebrata la Messa.

La festa di Sant’Eldrado assume particolare rilevanza nel 50° anniversario del ritorno dei monaci nell’abbazia novalicense, acquistata nel 1972 dall’allora Provincia di Torino, oggi Città metropolitana.

Il calendario delle celebrazioni per Sant’Eldrado inizia sabato 4 marzo alle 18,30 nell’Abbazia con la recita dei Vespri e con l’accensione della lampada votiva davanti all’effigie del Santo.

Dal 5 al 12 marzo la novena sarà celebrata con i Vespri delle 18,30, mentre nella chiesa parrocchiale di Novalesa la novena sarà celebrata durante la Messa feriale delle 17.

Interno Cappella Sant’Eldrado a Novalesa

I monaci dell’Abbazia quest’anno vogliono anche incontrare gli abitanti di Novalesa: sabato 11 marzo alle 17 è in programma un incontro con il Priore, padre Michael David Semeraro. Infine, lunedì 13 marzo, la solennità di Sant’Eldrado sarà celebrata con una Messa alle 7,45 e con i Vespri alle 17.

Da sabato 18 marzo riprenderanno anche le visite guidate all’Abbazia, alle cappelle e al Museo archeologico, ancora con l’orario invernale: il sabato alle 10,30 e alle 11,30, la domenica alle 11,30. Il Museo è visitabile il sabato e la domenica dalle 11 alle 13. Per prenotare le visite occorre scrivere a  visite@abbazianovalesa.org

Interno Cappella Sant’Eldrado a Novalesa

 LA FIGURA DI SANT’ELDRADO

Per la popolazione della Val Cenischia e delle vicine valli la festa di Sant’Eldrado è una delle ricorrenze più sentite: si tramanda e si celebra senza soluzione di continuità da oltre 1000 anni, tra fede e tradizioni. Sant’Eldrado era provenzale di origine e di famiglia nobile.

 Fu abate dell’Abbazia dei Santi Pietro e Andrea di Novalesa nella prima metà del IX secolo, l’apogeo della storia novaliciense.

Di lui si sa che nacque nella antica Provincia Narbonensis, in una non meglio precisata località bagnata dal “Dederadus flumen”, l’odierna Durance, affluente di sinistra del Rodano. Non se ne conosce la data di nascita e poche sono le notizie giunte sino a noi sul periodo che precedette il suo arrivo a Novalesa. Le fonti storiografiche gli attribuiscono le virtù dell’austerità, della pazienza, della saggezza, della nobiltà d’animo e d’intenti, della magnanimità verso i poveri,i ai quali distribuì gran parte delle cospicue ricchezze ricevute in eredità.

Si narra che nel suo paese natale fece innalzare una chiesa dedicata a San Pietro e fece costruire alcune abitazioni e giardini per i pellegrini. Andò lui stesso in pellegrinaggio attraverso la Gallia, la Provenza, l’Aquitania e la Spagna, alla ricerca di una regola monacale, che trovò infine a Novalesa, ove soggiornò come semplice monaco per sette anni.

Dopo la morte dell’abate Ugo, che taluni indicano come figlio di Carlo Magno, divenne egli stesso abate, conservando la carica fino alla morte. Ebbe rapporti con i sovrani franchi, riuscendo a mantenere una posizione di forza nei confronti del potere temporale. Ottenne che il re e imperatore carolingio Lotario, con un diploma del 14 febbraio 825, concedesse all’Abbazia di Novalesa il monastero di Pagno, nel Saluzzese, come ricompensa dei beni che le erano stati sottratti da Ludovico il Pio in occasione della fondazione dell’ospizio di Santa Maria sul colle del Moncenisio.

Eldrado morì il 13 marzo, verosimilmente del 840.

Gli si attribuirono numerosi miracoli, in vita e post mortem, come ad esempio la liberazione della valle di Briançon dai serpenti che l’avevano infestata, in particolare nel villaggio oggi noto come Monêtier-les-Bains.

Alla sua intercessione si attribuisce il salvataggio da un naufragio di un gruppo di crociati che, travolti da un fortunale mentre tornavano dalla Terra Santa, avevano invocato l’aiuto suo e di San Nicola da Bari.

La cappella a lui dedicata nel complesso abbaziale novalicense risale, per la parte più antica, alla fine del IX secolo o all’inizio del X, mentre la parte più recente risale all’inizio dell’XI secolo. I suggestivi affreschi della seconda metà dell’XI secolo illustrano scene della vita del santo: Eldrado nel “locus Ambillis” mentre coltiva le terre di famiglia; il futuro Santo in veste di pellegrino con bastone e bisaccia, accolto da un sacerdos; Eldrado che giunge al monastero di Novalesa; Eldrado che si china per indossare l’abito monacale offertogli dall’abate Amblulfo; il miracolo dei serpenti; la sua morte, attorniato da due fratres contristati.

La fama di Eldrado è anche legata all’attività culturale da lui promossa durante gli anni in cui resse l’abbazia. Nel Chronicon Novaliciense si fa riferimento a quell’attività, che potrebbe riferirsi ad un incremento del patrimonio librario dell’Abbazia. Sempre nel Chronicon si legge che ad Eldrado furono attribuiti il bastone episcopale e le insegne proprie dei vescovi, per il suo zelo nella difesa dell’ortodossia.

Dopo la sua morte il corpo fu deposto “infra techam dignissimam”, la “cassa di Sant’Eldrado” in argento sbalzato a forma di sarcofago, conservata nella chiesa parrocchiale di Novalesa e portata in processione nel giorno della festa a lui dedicata. Il culto di Sant’Eldrado è sentito soprattutto nei luoghi in cui vennero segnalati i miracoli a lui attribuiti: a Novalesa e in tutta la Val Cenischia, nella zona del colle del Moncenisio, a Bardonecchia, a Torino, ad Asti e in Francia.

Per tradizione, alla solenne processione in onore del Santo partecipano varie confraternite, cittadini di Novalesa, Venaus e dell’intera Val Cenischia, fedeli provenienti dalla Maurienne, dal Delfinato e dalla Savoia, in un momento di simbolico raccordo tra le genti dei due versanti delle Alpi Occidentali.