PIEMONTE ARTE: MANZU’ A VERCELLI, CLOTILDE CERIANA MAYNERI, LAURICELLA, REBECA ROMERO, LA PALA DI BIANZE’, CAVALLERIZZA, BERTOLINO, PALUMBO…

Coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo

GRANDE MOSTRA DI GIACOMO MANZU’ A VERCELLI

Giulia e Mileto in carrozza

La Città di Vercelli ospita dal 10 marzo al 21 maggio una grande mostra retrospettiva delle opere di Giacomo Manzù dal titolo “La scultura è un raggio

Giulia Manzù in mostra

di luna” presso il Polo Espositivo Arca (piazza San Marco 1) e la ex Chiesa di San Vittore. L’iniziativa è stata realizzata oltre che dalla Città di Vercelli, dalla sua Arcidiocesi e dallo Studio Copernico in collaborazione con la Fondazione Manzù. L’apertura al pubblico è stata preceduta da una presentazione alla stampa, che, dopo il saluto e la presentazione del Sindaco Andrea Corsaro e gli interventi dei curatori della mostra Marta Concina, Daniele De Luca e Alberto Fiz (proprio quest’ultimo ha voluto richiamare nel titolo della rassegna una celebre citazione di Cesare Brandi “La scultura è un raggio di luna”), ha fruito anche della interessante guida all’esposizione di Giulia Manzù, figlia dell’artista, che compare tra l’altro nella grande scultura in bronzo del 1974 “Giulia e Mileto in carrozza”, con una carrozza arcaica dominata da una grande ruota (nella foto). La grande scultura apre il percorso di visita, all’entrata della ex chiesa di san Marco, che contiene la splendida Arca, ormai prestigioso contenitore di importanti rassegne, collocato nella navata centrale della chiesa. Seguendo l’itinerario espositivo incontriamo poi l’eccezionale scultura in ebano dal titolo “Donna che guarda”, un’opera monumentale datata 1983 di 252 centimetri d’altezza (nella foto); seguono una serie di realizzazioni che hanno come loro soggetto principale la donna, facendoci così apprezzare molti ritratti femminili (molti di questi hanno avuto come modella Inge, moglie dell’artista e sua musa ispiratrice). Altre realizzazioni sono invece dedicate ad un altro tema tipico della sua produzione: la Sedia da ciabattino che vuole certamente

Donna che guarda

ricordare la figura di suo padre, un calzolaio che arrotondava le magre entrate facendo anche il sagrestano. Sopra queste Sedie realizzate in diversi materiali, soprattutto bronzi, sono collocate svariate nature morte sapientemente realizzate (nella foto la figlia Giulia vicino alla bellissima Sedia in ceramica con natura morta).

Lungo l’itinerario, che propone numerose figure colte in diversi atteggiamenti (nella foto uno scorcio della mostra), si incontrano poi i suoi famosi “Cardinali”, forse la sua serie più famosa iniziata negli anni Trenta del secolo scorso.

La rassegna riunisce oltre trenta scultura, alcune monumentali, messe a disposizione dalla Fondazione Manzù, dallo Studio Copernico e da importanti collezionisti privati. L’esposizione evidenzia l’attualità di un grande maestro dell’arte plastica, seguendo le differenti tematiche che ne hanno caratterizzato l’opera. Quello dell’artista è un figurativismo assolutamente personale, perché egli ha saputo coniugare la dimensione classica con quella naturalistica e fenomenologica trovando, sin dagli anni Trenta, una propria autonoma forza espressiva.

Giacomo Manzù, pseudonimo di Giacomo Manzoni, è certamente uno dei maggiori scultori del Novecento. Egli nasce a Bergamo il 22 dicembre 1908, dodicesimo di quattordici fratelli. La famiglia non ha possibilità economiche e Giacomo può frequentare la scuola solo fino alla seconda elementare. Impara a scolpire e dorare il legno nelle botteghe degli artigiani, dove prende anche confidenza con altri materiali, come la pietra e l’argilla, ma frequenta anche i corsi di plastica decorativa presso la Scuola Fantoni di Bergamo. Dopo un breve soggiorno a Parigi, nel 1930 si stabilisce a Milano. Realizza le sue prime opere in

Scorcio della mostra

bronzo, si dedica al disegno, all’incisione, all’illustrazione e alla pittura. Manzù comincia a modellare teste in cera e bronzo, guardando a Medardo Rosso. Nel 1936 si reca a Parigi con l’amico Sassu, quindi aderisce al movimento di Corrente. Nel 1941 ottiene la cattedra di scultura all’Accademia di Brera, dove insegna fino al 1954, quando si dimette per dissensi sul programma di studio. Tra i molti riconoscimenti il suo nudo “Francesca Blanc” vince il Gran premio di scultura alla Quadriennale di Roma del 1942, mentre alla Biennale di Venezia del 1948 vince la medaglia d’oro per la serie dei “Cardinali”. Nel 1954 prosegue l’attività d’insegnamento alla Sommerakademie di Salisburgo fino al 1960. Proprio quando insegna all’Accademia di Salisburgo, nel 1954, conosce la moglie Inge Schabel (1936-2018), che da allora diviene la sua musa, una costante della sua ritrattistica. Dall’unione con Inge sono nati i due figli Giulia e Mileto, che sono diventati l’occasione per realizzare una serie di sculture sul tema del gioco, come appunto la già citata grande scultura “Giulia e Mileto in carrozza”, di cui è proposto in mostra anche un bozzetto in bronzo del 1967.

Nel 1977 realizza a Bergamo il “Monumento al partigiano” e nel 1979 dona la sua intera collezione allo Stato italiano. Del 1989 è la sua ultima grande opera, una scultura in bronzo alta sei metri posta di fronte alla sede dell’ONU a New York. Giacomo Manzù muore a Roma il 17 gennaio 1991.

Certamente, come ha ricordato in più occasioni il Sindaco, questa importante mostra ha anche l’obiettivo di accrescere la conoscenza delle realtà locali, in particolare le istituzioni museali, l’Università e le chiese, diventando occasione per far conoscere la ricchezza del patrimonio storico e artistico della Città di Vercelli.

Enzo De Paoli

 

IL TEMPO E LA CULTURA VISIVA DI CLOTILDE CERIANA MAYNERI

Clotilde Ceriana Mayneri

Torinese, Diplomata in Scultura all’Accademia Albertina di Belle Arti e insegnante di Discipline Plastiche al 1° Liceo Artistico, Clotilde Ceriana Mayneri è scomparsa in questi primi giorni del mese di marzo lasciando il ricordo di un misurato, meditato e personalissimo impegno artistico, tra ricerca e interiorizzato racconto espressivo. Le sue opere sono un diario attraverso il tempo, gli incontri e le lunghe ore nello studio a comporre un universo di immagini che uniscono segno e scrittura, ambiente e atmosfere astratte. Un segno che puntualmente ritroviamo nelle pagine incise, nei fogli che esprimono sensazioni ed emozioni, nelle composizioni con paesaggi della memoria, impronte, sinopie definite con quella purezza che ha fatto dire a Mirella Bandini di una “corrispondenza spirituale con i giardini “zen” giapponesi”. Osservando i suoi lavori si avverte l’essenza di una continua e approfondita sperimentazione e, in sintesi, del dialogo che intercorre tra l’artista e quei reperti in cui é “scritta la storia della sua maturazione, della liberazione della fantasia, della ricerca di modulazioni sempre più sottili e musicali di una purezza quasi “ionica” di stile”, si legge nella motivazione di Renzo Guasco, in occasione della segnalazione sul Catalogo Bolaffi Scultura del 1986.

Del 2005 è la mostra al Circolo degli Artisti, con un intervento di Dario Reteuna per la sezione dedicata alle fotografie del nonno Michel Ceriana Mayneri, che si lega alle esposizioni parigine e alle personali allestite negli spazi della Galleria Triade, Studio Laboratorio di Anna Virando e al Palazzo della Regione.

E sono numerose le sue presenze a rassegne come la Biennale Europea presso la “Promotrice” al Valentino, Art Expo di New York, Art 14 ‘83 Basilea, Premio Biella, Museo Internazionale della Grafica di Rivoli, “Sculture nel Parco” a Perosa Agentina e al “1° Premio Nazionale di Scultura” casa natale di Cesare Pavese a Santo Stefano Belbo. Mentre ha fatto parte dell’APA Associazione Piemontese Arte, presieduta da Riccardo Cordero, e partecipato alle esposizioni internazionali itineranti di libri d’artista. Sculture e incisioni che appartengono alla cultura visiva torinese, e non solo, a un’esperienza estremamente equilibrata e permeata da un senso di intima e sensibile poesia.

Angelo Mistrangelo

 

 

VERCELLI. MUSEO FRANCESCO BORGOGNA. NUOVE OPERE PER NUOVE NARRAZIONI: LA PALA DI BIANZE’

Nel corso del 2022 la rete dei partner, costituita da Soprintendenza di Novara, Comune di Bianzè, Lions Club, Museo Borgogna, ha stipulato una convenzione nel mese di settembre, per concorrere alla valorizzazione di un importante dipinto su tavola proveniente da Bianzè. Si tratta della pala attribuita a Giuseppe Giovenone il Giovane (Vercelli, 1524-1608 ca.), discendente dal noto capostipite Gerolamo e tra gli esponenti più fecondi dell’importante stagione del Rinascimento piemontese. Il dipinto raffigura la Madonna con Bambino, San Bernardino da Siena, San Francesco d’Assisi e un donatore, databile al settimo decennio del XVI secolo (cm 215×165 ca. senza cornice). L’opera, appartenente al Comune di Bianzè e proveniente, dopo il trasferimento in antico dalla chiesa parrocchiale di Sant’Eusebio, dalla chiesa cimiteriale di Santa Maria dei Tabbi a Bianzè, è sottoposta a tutela ai sensi degli artt. 10-12 del D.Lgs. 42/2004 e s.m.i. (Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio). La tavola non è stata più visibile al pubblico poiché fu trafugata nel 1980. Nel 1985 venne ritrovata dalla squadra mobile della Polizia di Alessandria che la depositò presso il Laboratorio di restauro presente nel Palazzo Carignano di Torino, allora della Soprintendenza per i Beni Storico Artistici del Piemonte e oggi afferente alla Direzione regionale Musei Piemonte. Qui venne sottoposta a un delicato e complesso intervento di restauro, a spese dello Stato, realizzato dalle funzionarie restauratrici Roberta Bianchi ed Emanuela Ozino Caligaris sotto la direzione della dott.ssa Paola Astrua. Grazie alla concertazione e alla strategia di collaborazione messa in atto tra i partner, il progetto si avvale di una convenzione specifica sottoscritta con il Ministero della cultura – Soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio- Ossola e Vercelli (Convenzione n° 1 del 31/1/2022) con il Lions Club International, distretto 108Ia1. Attraverso un service ormai consolidato dal titolo “Missione Agenti Pulenti”, dedicato nello specifico alla realizzazione di iniziative congiunte di conoscenza e valorizzazione del patrimonio culturale della comunità territoriale, il Lions ha adottato il progetto con il supporto del locale Lions Club di Vercelli. Nell’ambito di questa proficua collaborazione la soprintendente, dott.ssa Michela Palazzo, ha proposto ai vertici del Lions Club di supportare economicamente l’iniziativa che avrebbe finalmente restituito questa importante opera alla fruizione pubblica. L’opera lascia così il Laboratorio di restauro di Palazzo Carignano, dove è stata custodita per 38 anni, e a causa della fragilità del bene e per motivi di sicurezza, è stato deciso di non riposizionarla nella chiesa dei Tabbi di Bianzè ma di depositarla in comodato presso il Museo Borgogna, dove torna visibile al pubblico.

 

ATTILIO LAURICELLA TRA COLORI E FORME NELLO SPAZIO

A un anno dalla scomparsa (Raddusa-Catania 1953 – Torino 2022), il Circolo degli Artisti, presieduto da Luigi Tartaglino, gli dedica una retrospettiva che rinnova l’incontro con il pubblico e ricompone una personale storia umana e artistica, tra pittura e scultura, che si apre sabato 18 marzo, dalle 18 alle 20, nella sede di corso San Maurizio 6. Un racconto, quindi per immagini e materiali che unisce il vivace cromatismo, espresso in “Segmenti di un pensiero organico”, al linguaggio della scultura “Bivalve” e al fluire di linee geometriche che delineano e racchiudono, all’interno di singolari forme, l’interpretazione di interiori esperienze, dalla realtà rivisitata alle pagine astratte. Un impegno, quello di Lauricella, che, dopo la formazione al Liceo Artistico torinese, si è sviluppato attraverso studi, bozzetti e composizioni esposte alle “sociali” della “Promotrice” al Valentino, dove nel 2020 ha proposto l’acrilico su tela “Anima dello spazio”, o al “Piemonte Artistico e Culturale” o, ancora, presso l’Associazione “It.ART” (era tra i fondatori) e la Collezione di Arte Pubblica nella Biblioteca Civica “A. Arduino” di Moncalieri. Un percorso che ha trovato, di volta in volta, punti di riferimento con le sculture ambientate nelle vetrine della Galleria Accademia, propio dinanzi all’Accademia Albertina di Belle Arti, e, in particolare, con le partecipazioni a Paratissima, Salone del Libro e al Teatro Stabile nella mostra “Storie di quadri”. Negli ultimi anni, Lauricella si è dedicato sempre più alla scultura, alla definizione plastica di asteoridi e meteoriti e alla creazione di strutture sferiche, con pieni e vuoti, con “forme contrapposte, apparentemente bronzee”, come sottolinea Gian Giorgio Massara. Mentre nello scorso mese di febbraio, l’opera “Senza titolo” era visibile a Palazzo Birago di Borgaro (sede della Camera di Commercio di Torino), in occasione della “160° Mostra Sociale del Circolo degli Artisti”, alla presenza del presidente Luigi Tartaglino, vicepresidente Stefano Mossino e del direttore Davide Mabellini, accompagnata dal catalogo curato da Angela Betta Casale. Ora, il “corpus” di lavori a La Giardiniera Reale, segna un ulteriore momento per approfondire la conoscenza di una ricerca presentata, nel tempo, a diverse iniziative e rassegne del mondo dell’arte, alle quali interveniva con passione e l’ indiscusso interesse per la cultura visiva contemporanea.

Angelo Mistrangelo 

 Circolo degli Artisti, La Giardiniera Reale, in Corso San Maurizio 6, orario: lunedì-sabato 15,30-19,30, sino al 7 aprile.

 

OGR AWARD. LA VINCITRICE E’ REBECA ROMERO

Rebeca Romero, della galleria Copperfield di Londra, con il progetto Semilla SAGRADA, è la vincitrice della quinta edizione dell’OGR Award promosso da Artissima e dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, in sinergia con OGR Torino. L’OGR Award nasce come riconoscimento all’artista che meglio restituisce il complesso e sofisticato rapporto tra arte, tecnologia e innovazione, con particolare rilievo agli sviluppi digitali. Il premio è stato conferito da una giuria internazionale composta da Amira Gad, curatrice e scrittrice, Rotterdam, Lars Henrik Gass, direttore del Festival Internationale Kurzfilmtage Oberhausen, Samuele Piazza, senior curator OGR Torino, e Domenico Quaranta, critico d’arte, curatore e docente specializzato in media art, Milano.

 

 

IL MESTIERE DELLE ARTI IN ITALIA. CAPOLAVORI DA PALAZZO MADAMA A ZARA

Museo Nazionale di Zara. Fino al 21 maggio 2023

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino presenta, dal 2 marzo al 21 maggio 2023, al Narodni Muzej Zadar, il Museo Nazionale di Zara, la mostra Il mestiere delle arti in Italia. Capolavori da Palazzo Madama. L’esposizione, promossa dall’Istituto Italiano di Cultura Zagabria, con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Zagabria, è dedicata all’eccellenza dello stile italiano, unanimemente ammirato nel mondo, e al suo affondare le proprie radici in secoli di affinamento di ideazione e tecniche in ogni campo delle arti suntuarie, al servizio delle corti e in funzione dei commerci. La mostra, appositamente progettata per gli spazi e in dialogo con le collezioni del Museo Nazionale di Zara, presenta un centinaio di opere dei Musei Civici di Torino, prevalentemente conservate a Palazzo Madama, espressione delle botteghe e manifatture di tutta Italia dal tardo Medioevo al Settecento, a testimoniarne estesamente la maestria e genialità. Nello specifico sono documentati i vetri di Murano, i rami smaltati veneziani, i bronzetti rinascimentali di area veneta, i ferri cesellati di produzione lombarda, la maiolica centro-italiana, la porcellana di Doccia, Vezzi, Cozzi e Napoli, i tessuti e i merletti, l’ebanisteria, il microintaglio in legno e avorio, le legature decorate. Palazzo Madama, nato come museo di arti applicate all’industria e inaugurato il 4 giugno 1863, conserva una delle collezioni di arti decorative più importanti d’Europa, concepita in un periodo di forti mutamenti, quando l’esigenza primaria era di raccogliere e di tutelare le memorie patrie e i ritrovamenti archeologici che si andavano susseguendo sul territorio cittadino in costante espansione. Al contempo si sviluppò rapidamente una sezione particolare, quella della Storia del lavoro, che, sull’esempio di un grande museo come il South Kensington di Londra (ora Victoria and Albert Museum), intendeva illustrare la storia delle arti applicate a beneficio degli artisti e degli artigiani che erano invitati a ispirarsi ai manufatti del passato. La presenza a Torino del Regio Museo Industriale Italiano, fondato nel 1862, che assolveva al compito di documentare la storia dell’industria e forniva non solo approfondimenti su materie prime e macchinari, ma disponeva anche di laboratori e aule didattiche, fece sì che il Museo Civico potesse configurare le sue raccolte in senso marcatamente storico-artistico. Queste caratteristiche si accentuarono man mano che si andavano precisando gli ambiti delle collezioni: le sezioni archeologica e preistorica furono via via dismesse, cedute ad altre istituzioni cittadine in cambio di opere di arte decorativa più pertinenti al carattere del museo. È questa la cornice in cui si è elaborata la scelta di opere da proporre a Zara, secondando precipuamente quanto compiuto per il Museo Civico di Torino da Emanuele Taparelli d’Azeglio (1879-1890), figlio di Roberto, primo direttore della Pinacoteca Sabauda e nipote del più celebre Massimo, pittore, scrittore e politico. D’Azeglio aveva svolto la carriera diplomatica nelle grandi capitali europee (Monaco, Vienna, l’Aja, Bruxelles, San Pietroburgo) e si era poi trasferito a Londra nel 1848. Qui era stato testimone della prima Esposizione universale allestita al Crystal Palace nel 1851 e della nascita della National Gallery e del Victoria and Albert Museum. È nel contesto internazionale del mercato d’arte londinese che aveva preso forma la sua passione collezionistica, di particolare rilevanza per la collezione di maioliche e porcellane italiane e per quella dei vetri dorati e dipinti, la prima donata al museo nel 1874, la seconda depositata nel 1877 e donata poi per lascito testamentario nel 1890.  Rientrato a Torino ed eletto direttore, promosse la crescita delle raccolte di arte decorativa sull’esempio dei grandi musei inglesi, con particolare attenzione alle ceramiche e ai tessuti. Da qui si è principiato per individuare i nuclei storici e narrativi da predisporre nell’allestimento al museo di Zara, concepito in sale che illustrino ciascuna un materiale e le sue declinazioni artistiche, così da offrire un compiuto quadro dell’abilità e intelligenza di artigiani e artisti italiani, offrendo al pubblico la possibilità di comprendere appieno l’avvio della stagione rinascimentale dagli esiti medievali e la deflagrazione del barocco a livello europeo. Dal primo ambiente che tratta la storia dell’avorio – dalle rotte commerciali, usi e tecniche nel Medioevo ai centri di produzione, dunque gli avori romanici in Italia meridionale per giungere alla bottega degli Embriachi a Venezia fino agli avori torniti del Rinascimento e al virtuosismo asimmetrico barocco – si affrontano poi i temi della tarsia, della microscultura e dei mobili intarsiati accompagnati dalle vicende inerenti gemme, cammei e paste vitree tra Medioevo e Neoclassicismo. Il medesimo asse temporale con cui si presentano le legature e si va ad approfondire la storia delle maioliche. A partire dalla “protomaiolica” delle regioni meridionali e la “maiolica arcaica” di quelle centro-settentrionali si giunge a esemplificare quanto compiuto nel Quattrocento nei centri della Toscana, dell’Emilia-Romagna, delle Marche e dell’Umbria, quando i ceramisti italiani innovarono la tradizione islamica facendo uso di motivi decorativi ispirati al repertorio gotico e rinascimentale e altri derivanti dalle porcellane cinesi, e ampliando la tavolozza dei colori. Per poi sottolineare la novità della nascita dell’istoriato, ovvero la colorata pittura di storie sopra la superficie bianca della ceramica. Da qui si passa alla porcellana, narrando le vicende della fabbrica Vezzi di Venezia e Ginori di Doccia, trattando infine il grande tema del ricamo e dei tessuti, a sottolineare quanto nel Medioevo in Europa il ricamo fosse considerato tra le arti più preziose e illustrando tra Quattro e Cinquecento la specializzazione nel ricamo in seta e oro delle maestranze insediate a Venezia, nella Milano degli Sforza, a Genova, Roma, Napoli, Palermo, ove le corti signorili e prelatizie e la ricca aristocrazia commerciale favorirono con la propria committenza la produzione artistica e suntuaria. L’esposizione si conclude con la presentazione di alcuni tessuti scelti dalle raccolte di velluti, che coprono sette secoli di storia, di cui un significativo e splendido nucleo fu già alla Esposizione di Tessuti e Merletti organizzata a Roma nel 1887.

La mostra e il catalogo sono a cura della direzione e conservatoria di Palazzo Madama; l’organizzazione è di Glocal Project Consulting, il progetto allestitivo di Emilio Alberti e Mauro Zocchetta.

 

CAVALLERIZZA. MOSTRE “PARATISSIMA” E “LA NOTTE S’AVVICINA”

Paratissima e Cavallerizza danno il via a un nuovo anno ricco di mostre, eventi ed appuntamenti. Due i progetti espositivi che inaugurano il nuovo corso, “LaNotteS’Avvicina” di Fabrizio Cicero ospitato nella Manica del Mosca della Cavallerizza e “Paratissima Talents” con i 15 artisti emergenti premiati nella passata edizione di Paratissima Circus 2022 e in esposizione nelle Scuderie. Le due mostre sono ad accesso libero.(Piazzetta Accademia Militare, 3.)  LaNotteS’Avvicina di Fabrizio Cicero è un’installazione immersiva, una poetica mise en scène di stelle comete, che illuminerà la Manica del Mosca della Cavallerizza. Per l’occasione, lo spazio espositivo resterà buio, irradiato esclusivamente dalla luce delle lampadine a incandescenza delle 9 luminarie originali del 1980, cui l’artista ha dato nuova vita nelLa mostra è a cura di Francesca Canfora e Laura Tota, prodotta da H501. Quest’anno i prestigiosi spazi delle Scuderie della Cavallerizza Reale ospitano Paratissima Talents, la mostra collettiva di 15 artisti premiati nella passata edizione di Paratissima CircusParatissima Talents si configura così, come una sinergia di opere e visioni selezionate durante iniziative ed eventi differenti, accomunate dal riconoscimento per la loro originalità e per il loro valore. I talenti emergenti esposti accompagnano il pubblico alla scoperta del meglio della passata edizione di Paratissima, ponendosi come la sintesi di un lavoro e di una ricerca non limitata alla manifestazione autunnale, ma in continuo divenire. È in quest’ottica che Paratissima Talents inaugura un 2023 ricco di nuove iniziative e progettualità, sempre orientate alla promozione e valorizzazione dell’arte emergente.

Gli artisti in mostra:

Alessandro Armetta | Federica Balconi | Caos | Walter Dell’Amico | Karen Fabbro | Benita

Gikaitė | Ilze Godlevskis | Christelle Lacombe | Simone Massafra | Giorgia Pastorelli | Sophia

Ruffini | Sonia Scaccabarozzi | Beatrice Speranza | Giuliana Storino | Marco Vigneti

 

LA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA COMMEMORA UMBERTO II

La Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, fondata 300 anni fa da Vittorio Amedeo II di Savoia, custode della biblioteca della Regina Margherita, è la sede appropriata per commemorare l’ultimo Re d’Italia, Umberto II, nipote della Regina Margherita, nel 40° della morte. Un ricordo dell’anniversario attraverso alcune testimonianze appartenenti alla Biblioteca Nazionale, al Centro Studi Piemontesi e a un archivio privato. Il minuto e significativo insieme, formato da libri, giornali e oggetti suggestivi che evocano momenti di vita pubblica e intima del sovrano, è visitabile dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 16 dal 17 marzo al 30 aprile. Saranno organizzate visite guidate alla Biblioteca della Regina Margherita e all’esposizione dedicata a Umberto II il 17 marzo alle 11.00 e alle 13.00. Gradita la prenotazione a bu-to.eventi@cultura.gov.it

Umberto II, l’ultimo Re sabaudo, si spense quarant’anni fa, dopo una lunga malattia. Erano alle 15.35 del 18 marzo 1983. Le sue ultime parole furono rivolte all’Italia. Con ogni residua forza desiderava baciarne il suolo prima di morire. Il presidente Pertini, desiderava porre fine all’esilio: in attesa che un complesso iter burocratico si compisse, avrebbe almeno voluto consentire al Re di chiudere gli occhi nel paese che immensamente amava. Una deliziosa vignetta di Forattini mostrerà il Presidente, su “La Stampa” del 19 marzo, con braccia e mani legate in forma di nodo sabaudo, a simboleggiare la sua impossibilità di superare gli ostacoli che si frapponevano al rientro. La morte di Umberto fu commemorata dovunque, non solo in Italia. Luciano Curino, parlando su “La Stampa” del 24 marzo 1982 del rito funebre ad Altacomba, letteralmente invasa, come tutti i paesi circostanti, dagli italiani, riferisce di avere appreso che molte messe funebri già erano state celebrate o si stavano celebrando in mezzo mondo, in genere promosse dagli emigrati italiani, ma non solo; tra queste ne può menzionare, affollate, in «Buenos Aires, San Paolo del Brasile, Caracas, New York, Toronto e altre città americane». Si trattava solo di alcuni esempi tra tante cerimonie e commemorazioni che si svolgevano in quei giorni.

 

ANGOLI MAGICI DI AVIGLIANA E DINTORNI. MOSTRA DI INES DANIELA BERTOLINO

Galleria “Arte per Voi”- Piazza Conte Rosso, 3 – 10051 Avigliana (To)

Organizzazione: Associazione culturale “Arte per Voi” – Avigliana (To)

Inaugurazione: sabato 18 marzo 2023 ore 16:00. Da sabato 18 marzo a domenica 23 aprile 2023. Orario di apertura: sabato        e domenica 15:00-19:00

Fine disegnatrice e interprete sensibile della pittura di paesaggio, Ines Daniela Bertolino sa sfruttare magistralmente le potenzialità dell’acquerello, una tecnica difficile che va di pari passo con la sua versatilità ed immediatezza. Acqua e colore si fondono sulla bianca carta per dar vita ad un gioco meraviglioso e continuo di emozioni. Nelle opere di questa artista è sempre presente uno dei colori primari, il ”blu”, in tutte le sue sfumature, quelle intense e quelle più diluite. Impossibile rimanere indifferenti alla sua poetica, dove ogni elemento viene riportato con una straordinaria resa pittorica, come tra il colore del cielo e il verde della natura che paiono compenetrarsi in un magico idillio coloristico. Anche l’antica strada che conduce alla famosa piazza del Conte Rosso è inondata da un torrente blu che scende impetuoso fino a lambire il nostro sguardo. Oltre ai bellissimi acquerelli sono presenti in mostra vecchie e antiche lenzuola che l’artista ha preparato come supporto su cui utilizzare il colore acrilico diluito al massimo  quasi fosse un’opera su carta. È il caso de “Il Lago”, baciato dalla luce lunare e da una miriade di stelle che pare evocare una poesia scritta da John Keats, il più grande poeta del Romanticismo inglese. Nella poetica di Keats il lato luminoso e quello oscuro esistono in un rapporto di stretta dipendenza, allo stesso modo accade quasi per magia nel bel dipinto di Ines Daniela Bertolino.

Donatella Avanzo

archeologa e storica dell’arte

 

MUSEO DIOCESANO ASTI. INAUGURAZIONE MOSTRA “IL RUMORE DELLE LACRIME”

Presso il Museo Diocesano San Giovanni di Asti, via Natta 36, è aperta la mostra “IL RUMORE DELLE LACRIME. Opere di Massimo Greco e Giulio Lucente”, nell’ambito degli eventi celebrativi per il sessantesimo anniversario della pubblicazione dell’enciclica “Pacem in terris” di san Giovanni XXIII.  Il percorso espositivo, realizzato in collaborazione con la Biblioteca del Seminario Vescovile di Asti, la Gazzetta d’Asti, la Pastorale Sociale e del Lavoro, Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato della Diocesi di Asti, ACLI Asti e Associazione Ethica, è curato da Clizia Orlando. La mostra sarà aperta al fino al 30 aprile 2023 con il seguente orario: fino al 2 aprile, venerdì 15-18, sabato e domenica 9.30-13 e 15-18; dal 3 aprile, venerdì 16-19, sabato e domenica 9.30-13 e 16-19, nei restanti giorni della settimana su prenotazione all’indirizzo museo@sicdat.it oppure al 351.707.7031. Possibilità di visite guidate su prenotazione.

 

 

 

 

 

FRANCESCO PAULA PALUMBO RITORNA A TORINO CON IL “SUO CANAVESE”

Era dal 1986 che le opere pittoriche di Francesco Paula Palumbo non venivano più esposte a Torino, la città in cui visse fin dal 1921, quando all’età di quattro anni si trasferì con la famiglia per motivi artistici e lavorativi, poiché i suoi tre fratelli erano cultori delle arti e dei mestieri. Ed è un ritorno di prestigio, essendo riconosciuto dai patrocini del Consiglio Regionale del Piemonte e della Città metropolitana di Torino. Si tratta inoltre della quindicesima esposizione in meno di quattro anni, una sorta di “Grand Tour” piemontese iniziato a Cuneo a maggio 2019. Questa mostra, allestita nella sede della Città Metropolitana di Torino (Corso Inghilterra, 7), è la quarta esposizione dedicata alle “opere canavesane” dell’artista, dopo quelle di Rivarolo (2009 e 2021-2022) e di Rivara (2022). Oltre a riscoprire e a far conoscere al vasto pubblico un fecondo passato di iniziative artistiche presenti nel territorio canavesano, queste esposizioni hanno consentito il ritrovamento di altre opere di Palumbo, appartenenti a collezioni private, che si ispirano per esempio alla zona di Rivara e dintorni e che vengono qui in parte esposte.

Francesco Paula Palumbo e il suo Canavese

Città metropolitana Torino Spazio mostre, 1° piano Corso Inghilterra, 7

Fino al 24 marzo 2023. ORARIO: da lunedì a venerdì dalle ore 8:00 alle 19:00, sabato e domenica chiuso.

INGRESSO GRATUITO

 

TORINO. “MODA PANDEMICA”, MOSTRA FOTOGRAFICA DI MARTA SCAVONE

Il 21 marzo si inaugura a Torino la mostra fotografica “Moda Pandemica”. Un progetto fotografico molto articolato di Marta Scavone una giovane ragazza uscita dallo IED poco tempo fa.  Ha naturalmente un contenuto e uno stile fotografico diverso rispetto alla mostra di Paolo Siccardi su Sarajevo che ho precedentemente curato. Ho trovato il lavoro di questa neo diplomata molto curato e articolato realizzato in un momento complicato e difficile per gli studenti.

Moda Pandemica nasce “dall’impatto del Coronavirus sul mercato italiano” come progetto artistico di autoritratto che indaga e illustra – attraverso una fusione multidisciplinare di fotografia, moda e performance – il modo in cui il Coronavirus ha influito sulla domanda di mercato in Italia durante la prima quarantena, con una particolare attenzione verso il tema della sostenibilità.

Inaugurazione: martedì 21 marzo 2023 dalle ore 18.00 alle ore 21.00

Studio Gianni Oliva, piazza Statuto 13, Torino    

 21 marzo – 18 aprile 2023 Su appuntamento       Per informazioni   tel.: 348 8605091