PIEMONTE ARTE: CHIERI/LA MADONNA RITROVATA, AIME, CARMAGNOLA, DE-COLL’, GUALA, GALLINA E PIFFER, CERNADAS, GHIOTTI…

Coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo

CHIERI. LA MADONNA RITROVATA

“PENSIERI DI NEVE”, TINO AIME A SUSA: L’INVERNO DIPINGE L’INCANTO DELLA PACE

“Pensieri di neve”: il silenzio della montagna imbiancata, l’incanto silenzioso della pace. A grande richiesta, dall’8 dicembre l’opera pittorica di Tino Aime torna al Castello di Adelaide dopo la storica mostra del 2018, allestita un anno dopo la scomparsa del maestro. «Tino Aime non cessa di parlare al cuore profondo delle cose: per questo – dicono i curatori – abbiamo sentito il bisogno di riproporre al pubblico i suoi capolavori, ambientati nel paradiso invernale delle montagne valsusine». Artista attualissimo, Tino Aime ha saputo rendere universale il linguaggio delle emozioni che vive nei silenzi della montagna più intima, quella degli antenati. Un tratto elegante, scabro e raffinato: la “voce” di un narratore sempre autorevole, mai retorico, intensamente poetico. Per questo, era amatissimo da scrittori come Mario Rigoni Stern, Nuto Revelli, Davide Laiolo, Nico Orengo. La montagna di Tino Aime, con i suoi notturni innevati, è diventata patrimonio di tutti.

La mostra di Susa offre un’esemplare antologia dell’opera di Aime: dipinti, acquerelli e grafica. Sarà visitabile al Castello di Adelaide dall’8 dicembre fino al 7 gennaio 2024. Sarà aperta nei fine settimana: il venerdì pomeriggio (ore 14.00-18.00) e tutti i sabati e le domeniche anche al mattino (ore 8.00-13.00 e 14.00-18.00). Aperture straordinarie: 26 dicembre (tutto il giorno),

1 e 5 gennaio (pomeriggio), 6 e 7 gennaio (tutto il giorno). La biglietteria chiude 30 minuti prima.

 

CARMAGNOLA: MOSTRA FOTOGRAFICA “L’ARTE DELLA CURA”

MOSTRA PERSONALE DEL CHIERESE DE-COLL’ A OLIVETO COSTE

ALESSANDRIA. PIETRO FRANCESCO GUALA. LA GALLERIA DEGLI SCARAMPI AL CASTELLO DI CAMINO. L’ARTE DEL RITRATTO

Dall’8 dicembre 2023 ingresso gratuito al Broletto e visite guidate

 

Il 7 dicembre 2023 si inaugura ad Alessandria a Palatium Vetus la mostra Pietro Francesco Guala (1698-1757). La galleria degli Scarampi al castello di Camino. L’arte del ritratto.

La rassegna è allestita negli spazi riservati alle mostre temporanee all’interno del Broletto e presenta, per la prima volta in assoluto, il ciclo di ritratti della famiglia Scarampi che furono commissionati a Pietro Francesco Guala per il salone principale del castello di Camino, in provincia di Alessandria.

Gli Scarampi sono stati per oltre 500 anni uno dei gruppi famigliari protagonisti della storia del Monferrato: presenti dai primi anni del Trecento, hanno progressivamente ampliato il castello di cui hanno fatto la propria dimora, intervenendo con importanti arricchimenti di tipo architettonico e artistico, in particolare tra Sette e Ottocento.

Il ciclo di ventitré ritratti commissionati al Guala è certamente di grande valore intrinseco (negli anni scorsi ne era stata progettata un’esposizione a Palazzo Reale a Milano, poi non realizzata), ma è anche un bene culturale di grande interesse perché di fatto rimasto riservato ai proprietari del castello e mai reso fruibile al grande pubblico.

Gli enti promotori dell’evento sono: la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo, la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, la Consulta per la valorizzazione dei beni artistici dell’Alessandrino. La realizzazione operativa è a cura di Palazzo del Governatore Srl.

La mostra è curata da Claudio Bertolotto, Mariateresa Cairo, Roberto Livraghi e Liliana Rey Varela.

La mostra sarà aperta al pubblico dall’8 dicembre 2023 al 29 settembre 2024 con ingresso e visite guidate gratuite su prenotazione.

È già possibile prenotare le visite guidate nei giorni da venerdì 8 dicembre a domenica 10 dicembre 2023 e nei weekend successivi.

SESTRIERE . MOSTRA D’ARTE: LA PITTURA INCONTRA LA SCULTURA

PIERFLAVIO GALLINA-CARLO PIFFER

Sala Pro Loco -Via Louset

dal 23 dicembre 2023 al 7 gennaio 2024

Orario: tutti i giorni 10,00-13,00 / 14,00-19,00

 

ONCE UPON A TIME. C’ERA UNA VOLTA. MOSTRA PERSONALE DI MARCELA CERNADAS

PALAZZO CARIGNANO, 7 DICEMBRE 2023 – 6 GENNAIO 2024

Da giovedì 7 dicembre a sabato 6 gennaio gli spazi ipogei delle cucine storiche di Palazzo Carignano ospitano Once upon a time. C’era una volta, la prima mostra personale a Torino dell’artista argentina Marcela Cernadas. Ideata appositamente per questi ambienti, l’esposizione si sviluppa in stretta connessione con la sfera narrativa del racconto, all’insegna del titolo ‘C’era una volta’, incipit per antonomasia di storie che si dipanano nel tempo in scansione diacronica.

La poetica di Cernadas si disvela infatti per gradi, segnando corrispondenze, importanti e per nulla casuali, con le stratificazioni storiche e architettoniche della residenza dei principi di Carignano, costruita a partire dal 1679 su progetto di Guarino Guarini per volontà di Emanuele Filiberto, principe di Savoia-Carignano. Attraverso la scala elicoidale, detta di ‘mezzanotte’, si giunge nei locali seminterrati delle cucine storiche dell’edificio barocco, in cui le opere di Cernadas si pongono in dialogo con la peculiare articolazione dell’architettura guariniana. Il percorso espositivo propone 11 opere, dalle risografie della serie Tears a installazioni video e sonore, sino a interventi site-specific che configurano una dimensione concettuale ed emotiva, nell’aura di una sospensione metafisica che mira anche alla rivelazione inattesa. L’esigenza di una stretta interconnessione con i locali espositivi tocca il culmine nello spazio ellittico del seminterrato, giocato su quell’alternanza tra superfici concave e convesse che in tutto l’edificio caratterizza la ricerca delle volumetrie guariniane, a partire dal celebre prospetto curvilineo su piazza Carignano. Al centro dello spazio ellittico, fulcro dell’intero ambiente, trova collocazione Once upon a time, video installazione che proietta sulla volta l’immagine dinamica di una vegetazione, nell’intento di schiudere nell’oculo centrale un varco verso il cielo.

La riflessione sulla natura e sull’uomo quale parte integrante di essa, presente nell’intero nucleo di opere esposte, resta di fatto elemento sostanziale nella rielaborazione estetica di Cernadas, in cui la natura è accostata al concetto di effimero, inteso nell’accezione positiva di campo privilegiato di indagine in cui sussiste la possibilità di molteplici e infiniti inizi.

Costante, nell’opera di Cernadas, è il riferimento alla scrittura quale strumento di riflessione semantica: il titolo favolistico della mostra e i manifesti presentati in due installazioni inedite focalizzano l’interazione uomo-natura ponendo lo spettatore di fronte al compito fondamentale di definire formule di armonica convivenza. Tale compito è continuo: l’artista concepisce questa mostra come un percorso che idealmente aspira a propagarsi oltre la scala elicoidale di risalita, tracciando una via possibile verso la riscoperta di una temporalità naturale e soggettiva.

Venerdì 15 dicembre alle ore 11.00 l’artista incontra il pubblico per il talk Once upon a time, che, dopo l’introduzione di Elena De Filippis, Direttrice regionale Musei Piemonte, e Angela Maria Rita Farruggia, Direttrice di Palazzo Carignano, vede Marcela Cernadas in dialogo con Chiara Massini, curatrice della mostra, e Silvio Ferrero, presidente del Comitato Arte alle corti.

 

LA SCULTURA DI MASSIMO GHIOTTI “ESPRIT DE GEOMETRIE”

Ripercorrere l’impegno e l’attività di Massimo Ghiotti, a pochi giorni dalla scomparsa, rappresenta un momento del tutto particolare per rinnovare l’attenzione intorno al suo cammino artistico, per ricomporre, in estrema sintesi, le tappe di una ricerca che appartiene alla cultura visiva tra il secondo Novecento e il nuovo Millennio.

Nato a Torino nel 1938, ha affidato a una scultura possente e monumentale, intensa e pulsante, il senso della “geometria e l’epica del metallo”, come ha scritto Maurizio Calvesi nel saggio pubblicato da Allemandi nel 2007. E nel panorama della scultura italiana, l’esperienza di Ghiotti rivela una singolare misura espressiva nell’assegnare alle forme “macchinistiche” i risvolti di interiori e profonde riflessioni, di un complesso e vibrante dialogo con i suoi assemblaggi e macchinari che esprimono una realtà reinterpretata attraverso la “visione ascetica della metallurgia”, secondo il commento di Pierre Restany.

Ghiotti ha, quindi, consegnato al tempo le testimonianze che fanno parte delle trasformazioni del linguaggio dell’arte, improntate da un “assoluto, ideale nitore”, dalla capacità di legare in un corpo unico putrelle, molloni, robusti cilindri e lastre metalliche, che diventano forme e strutture che occupano lo spazio atmosferico animandolo.

E la materia assume il valore indiscusso di una visione scandita dalla sequenza di opere estremamente rigorose ed essenziali, in cui si avverte “La logica sensoriale, la repressa forza titanica di questi monumenti macchinistici esibiti come tali, senza complessi, senza ambiguità di “understatement”, appartengono all’ordine classico” (Marco Rosci).

Un ordine legato a composizioni come “Le ruote torinesi del carro di Fetonte” o “Triade dialettica” o, ancora, “Signum” che delineano un itinerario che, dopo una fase fortemente espressionista, stabilisce connessioni con i segni indelebili di una stagione vissuta intensamente, con l’alternarsi di congegni, ruote dentate e di un’accentuata verticalità.

Formatosi ai corsi dell’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino, dove ha conseguito il diploma di Pittura con Francesco Menzio e quello di Scultura con Sandro Cherchi, è stato titolare della cattedra di Figura e Ornato Modellato al 1°Liceo Artistico Statale di Torino e, successivamente, gli è stata assegnata la cattedra di pittura all’Accademia Albertina, che conserva nelle sue collezioni la scultura “Exacta” realizzata nel 1995. Mentre “Attica”, eseguita due anni dopo, è in permanenza nelle raccolte della GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. Un lungo cammino, quello di Ghiotti, segnato dalle mostre d’esordio allestite presso la Galleria Viotti, con presentazione di Albino Galvano, “Arte Giovane: Forme e Volumi” da Arte Centro Quaglino, allo spazio “Approdo” di Arturo Bottello e “LP 220” di Franz Paludetto. Per poi esporre alle “sociali” della Promotrice al Valentino e a Palazzo Cisterna di Torino, accompagnato dalla monografia “Ghiotti-Ascetismo meccanico”, corredata da un testo di Pierre Restany. E i suoi lavori hanno raggiunto, di volta in volta, gli spazi espositivi del Museo dell’Arte Moderna di Mosca, della Fortezza dei Santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo e del Parco Europeo della Scultura di Vilnius, dove sono collocate otto grandi sculture. Con la personale al Museo Bonnat di Bayonne e la mostra nell’antico complesso di San Maurizio, a Santo Stefano Belbo, insieme all’artista e pittore Roberto Demarchi, si ricorda la Biennale Internazionale di Scultura Racconigi 2013, a cura di Claudio Cerritelli, promossa dalla Regione Piemonte e organizzata dall’Associazione Piemontese Arte presieduta da Riccardo Cordero, e le sculture monumentali “Esprit de Géométrie” e “Tristan und…” installate nel cortile d’onore del Rettorato dell’Università di Torino. Quest’ultima esposizione concorre a definire gli aspetti di un’esperienza sviluppata nella sua città, caratterizzata dalle tre sculture monumentali in ferro colorato visibili in piazza Monfalcone, che, insieme ad altre opere di arte urbana, creano un itinerario cittadino che si snoda dalla Circoscrizione 7 al Giardino dell’Istituto Avogadro, dal Primo Liceo Statale al parco Schiapparelli. Opere che, come tutte quelle inserite nei parchi e giardini pubblici, sono certamente un significativo patrimonio sociale e culturale da mantenere e conservare.

                                              Angelo Mistrangelo

 

RIVOLI. BAM . “ANNI DIECI : QUANDO ARRIVA GODOT?”.

La BAM Biennale d’Arte Contemporanea del Piemonte, giunta alla decima edizione, a cui vanne sommate le altre dieci della BAM ON TOUR,   prosegue nelle sue periodiche rivisitazioni dei recenti decenni dell’arte piemontese, fedele specchio della situazione nazionale.

Queste rassegne analizzano le vicende dell’arte sullo sfondo dei mutamenti sociopolitici, con spirito anticonformista, giungendo ad essere l’unico momento, ormai da anni, di autentico dibattito e confronto culturale su questi temi.

Dopo: “Gli Anni Ottanta a Torino ed in Piemonte: tra voglia di moderno e sintomi di crisi”, “Anni ’90: il decennio delle illusioni”, “Anni Zero: il decennio liquido”, è la volta di “Anni Dieci : quando arriva Godot?”.

Il titolo, parafrasando la celebre opera teatrale di Samuel Beckett, indica come, anche negli Anni Dieci, nonostante una maggiore vivacità di proposte e di pluralismo di offerta, peraltro iniziate a partire dagli anni Duemila, con la diffusione del web e dei social, che quanto meno hanno cancellato in gran parte la censura su progetti ed artisti, la situazione continui a manifestarsi come statica, senza che molti dei protagonisti facciano davvero qualcosa di concreto per cambiarla.

La selezione degli artisti verte su un doppio binario: da un lato proposte giovani od emergenti, dall’altro artisti maturi ed affermati, in piena sintonia con la ricerca di cui la mostra è testimonianza, il cui lavoro non è apparso nelle precedenti edizioni della BAM. Completano l’offerta una installazione site-specific ed una sezione dedicata al Fashion.

Artisti anni Dieci: Eric Pasino, Giuseppe Gallace, MBAG (Margherita Bobini & Andrea Gritti), Lorenzo Gnata, Mirko Andreoli, Nice and The Fox (Francesca Nigra), GEC, Hanieh Eshtehardi, Viola Barovero, Chantal Garolini, Pablo Mesa Capella, Akira Zakamoto, Elena Radovix.

Artisti mid-career: Gabriele Garbolino Ru, Ugo Giletta, Maria Crocco, Sabrina Milazzo, Massimo Romani, Roland Victor Kastelic, Grazia Gallo.

Installazione: Michelangelo Rossino

Fashion: Giulia Amprino, MALAIKA(Barbara Ebbli), Monica Pasta,SCHE'(Chiara Schembari), Olesea Suharenco.

Sede: Casa del Conte Verde, via Piol 8 Rivoli.

Durata: fino a domenica 7 gennaio 2024

Orari: da mercoledì a venerdì 16.00-19.00, sabato e domenica 10.00-13.00 16.00-19.00 ingresso libero

 

CASTELLO DI RIVOLI. FABIO MAURI. ESPERIMENTI NELLA VERIFICA DEL MALE

A cura di Carolyn Christov-Bakargiev, Sara Codutti e Marianna Vecellio

In collaborazione con Studio Fabio Mauri

16 dicembre 2023 – 24 marzo 2024

In occasione della donazione al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea della grande installazione I numeri malefici, 1978, realizzata da Fabio Mauri (Roma, 1926–2009) per la XXXVIII Biennale di Venezia, il Museo presenta la mostra Fabio Mauri. Esperimenti nella verifica del Male.

Artista e intellettuale, Fabio Mauri nasce a Roma nel 1926 e inizia a pubblicare i suoi primi disegni e articoli quando aveva solo sedici anni sulla rivista “Il Setaccio” che aveva fondato insieme a Pier Paolo Pasolini a Bologna nel 1942. Ben presto il secondo conflitto mondiale investe violentemente la vita di Mauri: un trauma che lo porta successivamente a creare forme d’arte che attraversano la performance, l’installazione, il disegno, la scrittura, il tutto riferendosi alla pittura come simbolo dell’arte in generale.

La pratica artistica è per Mauri fin dall’inizio un campo di sperimentazione entro cui verificare diversi pensieri e teorie: nei suoi collage a fumetti, negli schermi, nelle proiezioni e performance, usando grafite, pigmenti, carte, oggetti, pellicole, corpi e suoni, l’artista ha costantemente cercato di comprendere la natura cifrata del mondo restituendola in precipitati di senso in forma di opere d’arte.

Attraverso oltre cento opere su carta e una collezione inedita di diari e libri provenienti dall’archivio dell’artista, questa mostra vuole mettere in luce alcuni tratti salienti del suo grande “Esperimento del mondo”.

Cresciuto in un’Italia segnata dalla Seconda guerra mondiale, Mauri, che ha vissuto in ambienti intellettuali in dialogo con autori tra cui Umberto Eco, Italo Calvino e Pier Paolo Pasolini, ha un’intuizione: lo schermo è diventato la principale “forma simbolica” del mondo, il segno della nuova civiltà mediatica. Nel 1957-58 con la serie degli Schermi inizia quindi ad analizzare il modo in cui cinema e televisione diventano parte della vita quotidiana, modificando l’esperienza della memoria e l’idea di finzione. Attraverso l’investigazione dello Schermo, Mauri esplora il tema del Male che sembra contraddire ogni logica di un cosmo ordinato dell’universo.

Oltre a presentare alcune immagini storiche dell’artista tra le quali, Ebrea, 1971, Vomitare sulla Grecia, 1972, Linguaggio è Guerra, 1975, e opere più recenti come Convincimi della morte degli altri capisco solo la mia, 2005, la mostra si focalizza su un’ampia selezione di quaderni e opere su carta.

 La mostra, allestita al terzo piano del Museo, è dedicata ad Achille Mauri (Rimini, 1934 – Rosario, 2023) già Presidente dello Studio Fabio Mauri Associazione per l’Arte L’Esperimento del Mondo, che l’ha fortemente voluta.

 

NOVARA. SOFFI DI MARMO. LE OPERE DI VALERIO TEDESCHI IN DIALOGO CON LA GALLERIA GIANNONI

3 dicembre 2023 – 18 febbraio 2024

Galleria Giannoni, Novara

Posta nel complesso del Broletto, nel cuore del centro storico di Novara, la Galleria Giannoni si pone come nuovo centro di arte e cultura. Nel 2021, il Comune di Novara vi ha inaugurato un nuovo percorso espositivo, più moderno e in linea con una visione contemporanea, e in quest’ottica si inserisce Soffi di Marmo.

La mostra è una personale dello scultore Valerio Tedeschi, a cura di Lorella Giudici e Ilaria Macchi, e va a inaugurare una collaborazione fra Asilo Bianco, Galleria Giannoni, Comune di Novara e Museo del Paesaggio di Verbania. Si pone inoltre come prosecuzione e ampliamento della mostra L’altra pelle, curata da Ilaria Macchi, che si è svolta a Villa Nigra (Miasino, NO) dal 23 settembre al 29 ottobre, e approderà in primavera al Museo del Paesaggio di Verbania.

Valerio Tedeschi, scultore, risiede e lavora a Mergozzo (VB) sul lago Maggiore. Occupa una posizione di rilievo nella complessa vicenda della scultura italiana contemporanea grazie a un’originale ricerca sulla materia marmorea. “Valerio Tedeschi ha accolto la sfida e ha deciso di intraprendere un intenso dialogo con le opere della Galleria Giannoni di Novara e con quelle del Museo del Paesaggio di Verbania, spezzando le catene del tempo e ritrovando una sorprendente sintonia con quel passato che, checché se ne dica, resta sempre un importante punto di riferimento”, afferma Lorella Giudici riguardo la mostra. Il marmo delle sue sculture si rivela per eccellenza materiale in grado di creare una connessione fra arte classica e contemporanea, essendo, con le parole di Ilaria Macchi: “Una materia ricca di memoria, infinitamente più longeva di umani, animali, vegetali, ma percorsa da un’energia palpabile che solo il contatto è in grado di trasmettere: un’energia con cui lo scultore entra in vibrazione e scambio per dare vita a ciò che vitale non appare. Un contatto tra pelle e pelle, inteso come contatto tra confini che uniscono, tra umano e altro dall’umano.”

Una materia che, plasmata dalle mani e dalla mente dell’artista, prende forma dalla storia da cui proviene, per entrarci nuovamente in contatto fra le opere ottocentesche della galleria. Le sculture che nella prima mostra evidenziavano il punto di contatto fra mondo esteriore e interiore, consentono ora di aprire un collegamento fra passato e presente, arte e materia, opera e dono, portando il pubblico a riflettere sul flusso eterno di energia.

Completa la mostra un’importante pubblicazione che ripercorre l’intera carriera artistica di Valerio Tedeschi, curata da Lorella Giudici e Ilaria Macchi, con testi di tutti gli enti che prendono parte al progetto. Il catalogo sarà disponibile dal giorno dell’inaugurazione e verrà presentato ufficialmente sabato 16 dicembre  alle 17.00 nell’orangerie di Villa Nigra (Miasino, NO).

L’esposizione è visitabile dal 3 dicembre al 18 febbraio 2024, dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 19.00.