Quando Handiyscap circola per le strade di Chieri cercando di “stare all’occhio”

Tempo di elezioni: Sono un vecchio del mestiere, porto la diversa abilità (l’handicap!) da tanto tempo e chiamare in causa quanto fatto per le barriere architettoniche è una prassi per ogni legislatura comunale.

Per quanto riguarda quest’ultima, il Comune di Chieri ha spesso manifestato buone intenzioni nei confronti delle barriere architettoniche, ma ascoltato poco chi ne sa. Tra gli stalli per disabili eliminati a causa dei lavori al parcheggio Tabasso e quelli sempre oltre la barriera (e solo fino ad una certa ora), per chi volesse far sosta in zona, ce n’è uno solo, a fianco del Caffè Letterario. In forte pendenza è spesso bloccato dalle auto in sosta. Ma questi sono solo particolari ormai di secondaria importanza. Abbiamo imparato a parcheggiare più lontano.

Quel che risulta difficile risolvere è un semplice problema civico. Dopo aver segnalato tempo fa il malcostume di certi padroni che lasciano a terra gli attorcigliati regalini dei loro amici a quattro zampe, il Comune aveva assicurato una task force di “segugi” in borghese, addestrati per cogliere sul fatto gli inadempienti privi di sacchetto e di paletta, ma soprattutto di senso dell’appartenenza a una comunità.

Ebbene: ogni volta che esco in carrozzina, le cacche sono sempre in agguato e se in teoria, pestarle porta fortuna, appiccicarne una alle ruote è una vera porcheria. Danno fastidio anche solo a chi cammina, a una mamma che spinge il passeggino, a un ragazzino con la bici che passa di là. Se a Carmagnola hanno istituito una troppo costosa banca del DNA canino, a Chieri non si potrebbe mettere una taglia sugli zozzoni, da riscuotere con una fotografia?

E già che si parla di queste ed altre cose, ricordando i tempi della giunta Martano, quando ho fatto parte di un efficiente “gruppo per le barriere architettoniche” rimpiango quando con poco si faceva molto più di niente.

A quell’epoca si tenevano incontri regolari, si informavano studenti di Architettura con sopralluoghi ed esempi pratici, si valutavano i problemi e le migliori soluzioni a costi sostenibili. Da lì era scaturita l’idea di dare in comodato d’uso ai commercianti dei pratici scivoli pieghevoli, con la prospettiva di poter superare ogni gradino fino a 20 cm. Soluzione semplice ed economica. Pare ne fosse stata acquistata una partita, ma delle pedane sembra si sia persa traccia. Quando chiedo notizie le risposte sono evasive, peccato.

Invece ora, dopo essermi proposto come guida per spiegare il concetto di “scorrevolezza” allo staff di giovani architetti che si dovevano occupare del problema, ho imparato a dribblare il buco.

Tramite qualche foto scattata, lascio all’occhio del lettore valutare come riuscire a “doppiare” la strettoia del Murè sia un percorso di guerra dove è imperativo non sbagliare di 1 cm poiché si ruzzola nella strada, ma non solo. Una volta sulla direttiva di strada Valle Pasano, in direzione studi medici, sono stati impiantati nuovi paletti metallici per delimitare il passaggio dei pedoni… Prima c’era qualche centimetro in più, ma non importa, ho imparato a passare lo stesso.

Che altro dire? Solo chi ha il problema sa la verità. Ho provato a offrire un po’ di competenza, ma sarà perché sono della generazione boomer, ormai figura obsoleta, ultimamente ho raccolto poco credito. Anche qui, ho imparato a farmi da parte.

A suo tempo avevo mostrato all’assessore Rainato quanto i dossi facessero ciondolare i visceri privi di addominali, le giunture doloranti e i corpi privi di muscolatura dei paralitici a spasso nel furgone. E non solo loro. Non importa, viaggio lo stesso. Ci si ferma quasi, si sale, si scende, si bestemmia soltanto un po’ più spesso.

Quanti ne hanno aggiunti lo sappiamo. Ma adesso che l’inadeguato assessore ha annunciato il rientro in campo, arriveremo a 100?

Ultimi strascichi d’un invalido perdente, che depone le armi alle tante parole di un fugace, democratico potere poco attento a piccole cose, cacche comprese; molto alle poltrone. Tanto, tutti si vive e poi si muore lo stesso.

Carlo Mariano Sartoris

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